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CAMMINI IN SARDEGNA => Riflessioni, esperienze, consigli, itinerari... sui cammini in Sardegna => Topic aperto da: Francesco Urso - 12 Settembre 2013, 10:02

Titolo: UN CAMMINO SOCIETALE, di Flavio Barabba
Inserito da: Francesco Urso - 12 Settembre 2013, 10:02
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UN CAMMINO SOCIETALE

Ora che il progetto della rete dei cammini di Santiago in Sardegna è pronto per essere finalizzato, mi sia concesso, dopo tre anni di duro lavoro preparatorio, di spendere due parole per spiegare perché ci siamo imbarcati in questo progetto "pazzesco" di rendere possibile a della gente "normale" di camminare in questa isola così rude per certi versi, ma così bella per le sue caratteristiche.
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Non pensavo certo che sarebbe stato così difficile e non lo pensavano neppure gli amici del cammino che mi hanno aiutato. Non sapevamo che avremmo scatenato appetiti diversi e discordie varie, né che si sarebbe passati per un parto doloroso che avrebbe selezionato persone che non avevano motivazioni "reali" e "positive", ma solo bassi istinti di predominio e manutengoli.
La risultante è stata che tutto il lavoro volontario è ricaduto sulle spalle di chi davvero condivideva il nostro sogno, non a chiacchiere, ma davvero! sudando, pagando di persona, rinunciando ad altro per venire a verificare e tracciare questo cammino che da sogno ora è diventato realtà!
Realtà percorribile senza grossi problemi, anche se duro per le difficoltà orografiche e per un percorso che non può essere diverso dal carattere dei sardi in genere, cioè tosto, caparbio, franco, che si deve conquistare con la propria "valentia", che non concede nulla alla facilità troppo "facile", ma che poi, una volta scoperto, ti dà immensa gioia e rispetto, aprendosi alla conoscenza dell'altro.
Già, perché bisogna spiegare e capire perché da una decina d'anni, delle persone di tutte le classi sociali, religioni, sesso, nazionalità, età, fisicamente a posto e non, a piedi, a cavallo, in bici, in sedia a rotella etc etc si siano messe in cammino e continuino a camminare su quelli che impropriamente si chiamano "cammini di Santiago".... ed ogni anno il loro numero aumenta.
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LA RELIGIONE? sì certo! per qualche strato di popolazione dei paesi "cattolici" si vede l'obiettivo, la finalizzazione al sepolcro di san Giacomo il maggiore "ad limina sancti jacobi"...
LO SPORT? anche! in fondo è un bel percorso con mille difficoltà e per alcuni è davvero un calvario per il clima o la mancata preparazione fisica o errori di materiali.
IL TURISMO? pure! si vedono posti e cose diverse, ci si "spaesizza", ci si "estrania", si perdono i propri riferimenti normali e si deve cercare per trovarne di nuovi...
L'ACCHIAPPO? ma ssì! è chiaro che esiste come fenomeno estivo con i giovani sul cammino per la settimana o le due settimane nel pezzo finale, ma non sottovalutiamo la vicinanza per giorni e notti di uomini e donne negli stessi luoghi che finisce per aprire spazi di conoscenza... anche ai più anziani!
LA NEW AGE? boh! ha perso un po' del suo smalto col tempo, ma conserva sempre i suoi fans che sul cammino cercano i punti di energia ed i pozzi di luce...
L'EROISMO? davvero! pare che per alcuni sia un atto eroico e pensandoci bene, per i malati o quelli in sovrappeso o gli handicappati, lo è davvero...
IL MARTIRIO? ohibò ! avere la lapide o il cippo ad memoriam per alcuni suicidari è diventata un'ossessione che ci troviamo a combattere, anche se la follia talvolta ha ragioni profonde che non si possono contraddire a parole...
L'ESTASI? ohhhh!! l'aver compiuto, forse, l'unica vera impresa della propria vita produce in molti una sorta di estasi di trasfigurazione che diventa schizofrenia monomaniacale al cospetto di una conchiglia o di una freccia gialla...
LA SINDROME DA REDUCE? eh sì, anche questa! per chi non ha fatto il militare o il collegio, non è facile capire come mai un mese insieme permetta di superare anche le differenze politiche o footballistiche più accese e di diventare amici per sempre...
Potrei continuare per ore, tanto grande è la casistica... Ogni persona è diversa come lo sono le motivazioni che la mettono in cammino.
Allora perché?
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Nel mio piccolo, e forte di un'esperienza decennale di accoglienza sui cammini, vedo la contraddizione tra "l'uomo animale sociale" e la società moderna in cui viviamo. Questa contraddizione è ancora più forte perché i modelli sociali costrittivi ed imitativi di comportamento, proposti dalle varie istituzioni e dai massmedia, sono fortemente individualisti e competitivi: mors tua vita mea! homo homini lupus! elogio delle bugie e della parola menzognera!
Il modello comportamentale fin dall'infanzia è la mercificazione di tutto, la sua monetizzazione, il successo di chi schiaccia gli altri per avere il potere, la ricchezza, gli onori... La politica del malaffare al servizio di interessi particolari e privati in disprezzo della cosa pubblica, dei bisogni della comunità, quella reale, non quella evidenziata dai modelli televisivi di bassa lega e volgari.
Allora il carattere sociale dell'uomo, carattere ancestrale innato che ha permesso alla specie umana di sopravvivere e di evolversi, si scontra con il particolarismo societale.
La contraddizione è flagrante e produce alienazione e nevrosi di vari tipi. La vita non è eterna, la bellezza, il lavoro, gli affetti, la ricchezza e la salute neppure... Soprattutto in questa società di disoccupazione industriale e di falsi miti di fortuna cieca da gratta e vinci...
Cosa fare per salvarsi la vita? Alcuni ricorrono a maghi, astrologi, lotterie, professioni facili e lucrative, droghe ed illusioni, medicine alternative e stregoni, guru e santoni...
Gli umani hanno bisogno di tempo per riflettere, per chiarirsi le cose, senza subire i condizionamenti della vita "normale" di tutti i giorni con i suoi ritmi accelerati... fuori dalla cerchia degli "affetti" e dei doveri familiari... fuori dai problemi e dai carichi...
Dove trovare questi spazi per sé, per la propria riflessione, per chiarirsi tempi e metodi?
In cammino! ma non il camminare una settimana o dieci giorni, in cui non hai neanche il tempo di "chiamarti fuori", di cambiare il metabolismo, ma solo di avere male ai piedi...
In cammino per almeno 500 km, il minimo che ti permetta poco a poco di estraniarti, di far risalire dal profondo del tuo intimo le cose e di vederle sotto una luce diversa, che non sia quella dell'urgenza o dell'imposizione, ma quella della sublimazione degli aspetti del problema, a cui forse non si troverà soluzione, ma che verrà messo in evidenza sotto un'angolazione differente.
È questo è già un primo passo! Il resto verrà da sé, tornando a casa o ritornando sui cammini per ripensare scelte e comportamenti... Non è la panacea di tutti i mali societali, ma un tempo di pensamento, di scambio, di riflessione indotta dalla marcia a piedi e dagli incontri con altri umani.
Poi il resto dipenderà dalla combinazione di rapporti di forza e di causa e caso.
In ogni caso, con questo cammino sardo, anche noi avremo offerto uno spazio umano di socializzazione e di riflessione agli umani. Grazie di averci aiutato!