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Titolo: SANTIAGO E LA SICILIA PELLEGRINI, CAVALIERI, CONFRATI, di Giuseppe Arlotta
Inserito da: Francesco Urso - 17 Maggio 2013, 19:00
SANTIAGO E LA SICILIA
PELLEGRINI, CAVALIERI, CONFRATI
(http://www.libreriaeditriceurso.com/images/Siciliamedievale.jpg)
[...]Messina era, dunque, il punto di convergenza del sistema viario siciliano, e il suo porto era il centro di smistamento dei pellegrini provenienti da ogni parte della Sicilia e diretti a Gerusalemme, a Roma e a Santiago. Il pellegrino, infatti, poteva attraversare lo Stretto e continuare il percorso terrestre sulle strade della Calabria, oppure poteva essere accolto sulle navi che approdavano sulle sponde peloritane e che spesso trasportavano pellegrini provenienti da tutt’Europa e diretti a Gerusalemme. Nel percorso inverso, invece, tornando dalla Terrasanta, le navi approdavano nel porto di Messina e risalivano lungo le coste italiane toccando i porti tirrenici e liguri. Da qui i pellegrini proseguivano sulle strade che conducevano a Roma e a Santiago di Compostella. Altri pellegrini giungevano nel porto di Barcellona, come si deduce dai registri del’”Almoina reial” della città catalana. In essi sono elencati 23 pellegrini siciliani, in gran parte diretti a Santiago o già di ritorno, i quali avevano ricevuto l’elemosina tra il 1378 e il 1385. Altri nomi di pellegrini siciliani si stanno rintracciando, a poco a poco, attraverso uno studio più attento di documenti editi e inediti. Nell’ottobre del 1253 la messinese Calofina de Apothecis aveva già compiuto un pellegrinaggio in Terrasanta ed era in procinto di partire per Santiago. In un documento databile attorno al 1334 si legge che una donna si era messa in cammino dalla Sicilia alla volta di Santiago per invocare la salvezza dell’anima del suo unico figlio. I nomi di alcuni Siciliani diretti a Santiago si rintracciano, tra il 1399 e il 1420, nei libri contabili dell’Opera di S. Iacopo di Pistoia in cui sono registrate le elemosine fatte ai pellegrini in transito: «Piero da Palermo con due compagni» nel 1399, «Andrea di Cicilia» nel 1401, «Giovanni di Cicilia» nel 1403, il ragusano «frate Paulo di Iohanni da Raugia» nel 1420 e, infine, «frate Francesco da Raugia» nel 1440, anche se, per quest’ultimo, non è specificato che si trattasse di un pellegrino. Un altro pellegrinaggio a Santiago compiuto dal messinese Filippo Viperano, funzionario del regno di Sicilia, è attestato nel 1414.
Giunti in prossimità del santuario di Santiago, così come avveniva e avviene ancora oggi attorno a tutti i santuari, i pellegrini erano avvicinati da venditori ambulanti che proponevano loro l’acquisto di souvenirs devozionali di vario genere.
A questo commercio fa riferimento il sermone Veneranda dies del Liber Sancti Jacobi che esorta gli ignari pellegrini a diffidare di questi commercianti. Tra gli oggetti devozionali che si vendevano attorno ai santuari, c’erano anche ampullae metalliche che erano utilizzate come contenitori di acqua santa o di olio benedetto. In Sicilia sono state ritrovate due ampullae di piombo di «epoca medioevale» sulle quali è raffigurata una conchiglia che «sembra ricondurre veramente al Santuario di Santiago di Compostela»...

GIUSEPPE ARLOTTA
in "VIE FRANCIGENE, HOSPITALIA E TOPONIMI CAROLINGI NELLA SICILIA MEDIEVALE", Centro Italiano di Studi Compostellani di Perugia