Forum dei pellegrini - Libreria Editrice Urso
OLTRE IL CAMMINO... => Poesie => Topic aperto da: davideadesso - 07 Novembre 2013, 11:40
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Non lasciamo che il cammino diventi solo una tacca sul nostro bordone,
È nella natura dell'uomo e del suo ego darsi un nome con : ho fatto.
Non "abbiamo Fatto il cammino" lo stiamo ancora percorrendo .
Dal ritorno da Santiago, Gerusalemme, o Roma abbiamo affrontato altre tappe e ne stiamo percorrendo altre. Siamo consapevoli di questo? Ora le difficoltà sono un pochino mutate, magari non si leniscono con l'arnica ma necessitano di due buone parole o un buon libro.
Ora la fuente de agua è sempre a portata e la difficoltà sta nel continuare ad essere consapevole della sua ricchezza , della sua enorme importanza e della sua straordinarietà come della nostra.
Sono difficoltà più impegnative più subdole perché ci portano senza far rumore al quieto vivere .
Solo la Morte , nostra amica sincera, ogni tanto ci smuove dal torpore.
Non lasciamo che il cammino sia un ricordo perché é passato , coltiviamolo ancora ed ancora perché é presente . Affrontiamo le difficoltà delle nuove tappe come la paura di essere monotoni.
Una tappa nelle mesetas sotto il sole possiamo considerarla monotona?
Non lasciamo che il nostro cammino diventi una tacca sul nostro bordone,
Non lo é.
Proviamo a togliere " ho fatto" quando parliamo del nostro cammino e sostituirlo con " sto facendo"
Proviamo ad immaginare , per chi si accinge a percorrere quei sentieri, di non andare a incamerare in un comparto stagno un esperienza fine a se stessa, ma di iniziare ad incamerare nel cuore la vita stessa.
Il cammino é uno strumento , non una tacca.
Il cammino é amore, non ha una fine.
Il cammino non giudica.
Quando si parte sforziamoci di capire il cammino e non leggere ciò che visivamente é corrotto dall'essere diventato "famoso", un esperienza da fare, come il farsi una canna.
Quando ripartiamo facciamo lo stesso.
Quando ci accorgiamo di essere ancora e fortunatamente ancora lungo il tracciato della vita, sforziamoci ancora perché il quieto vivere é sempre in agguato.
Il quieto vivere è capace di teletrasportarci a finisterre in un attimo e senza il godere delle difficoltà , dei sassi, della polvere , delle compagnie , del donare, del condividere del piangere e asciugarsi le lacrime, del vedere e del comprendere ciò che la presenza può concedere.
Tanto amore
Davideadesso
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... non concediamo troppo spazio a ciò che può far soffrire,
impariamo da esso e ringraziamolo, lasciandolo andare.
non lasciamo che il cammino assuma forme diverse ora che siamo tornati dove è meno comprensibile sorridere e stare fermi a far "nulla"contemplando la bellezza.
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Davide, una domanda:
Ma ciò che scrivi in queste pagine, sono tuoi scritti, tue poesie?
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Si, ciò che vivo.
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Tanto di cappello...
Allora grazie per le parole che ci regali
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Uh, grazie a te.
È sempre il cammino ispiratore, il forum convogliatore, il cuore che pulsa che ha merito.
Un abbraccio
Ultreya
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Il cammino ....
la scoperta di una nuova traccia da seguire
una curva oltre la quale avevo paura di affacciarmi
la consapevolezza che si può invertire la rotta
la gioia di poter, ogni giorno, iniziare una nuova tappa
guardare oltre il proprio zaino
e soprattutto non restare immobile e crogiolarsi nelle proprie sicurezze.
...... un passo dopo l'altro, anche se talvolta uscire dai binari costa rinunce.