OLTRE IL CAMMINO... > Testimonianze dei pellegrini - Diari

Firenze – Madrid – Sarria – Santiago, di Alice Maruelli

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Francesco Urso:

Firenze – Madrid – Sarria – Santiago
Dal 29 luglio al 5 agosto 2013
“Ci siamo! È arrivata la data... non ho chiuso occhio, tra la zanzara che mi ronzava nell’orecchio e l’ansia di fare tardi. Beh, c’era da aspettarselo. Paolo e Gloria mi hanno scortata fino all’imbarco alle 4 del mattino! Ovviamente è suonato l’allarme e ho dovuto togliere le scarpe. Le mie paure per le dimensioni dello zaino tutte inutili! E poi il volo.
Vivo ancora in uno stato surreale. Sono qui, ora, sola, al baretto della stazione di Madrid a bere caffè e mangiare tostada? Direi di sì, ma ancora non ci credo. Non sono ancora riuscita a parlare con i miei cuccioli, come mi mancano. Ora mi aspettano sei ore di treno e poi un certo Fernando verrà a prendermi alla stazione di Sarria. Ci capiremo?
Arrivano i messaggi dei miei amici. Non sono sola: tanti credono in me e nel mio Camino.”
Questa è la prima pagina del diario che ho tenuto per i dieci giorni che ho trascorso tra Sarria e Santiago de Compostela. È stato il mio primo viaggio da sola, alla bella età di trentasette anni. Il tarlo di questo pellegrinaggio dell’anima mi si era installato nella mente già due anni prima, quando – dopo il grande fallimento della mia vita matrimoniale – il dolore profondo mi aveva costretta a ricentrarmi, a ritrovarmi. Avevo bisogno di qualcosa di significativo, avevo voglia e paura di partire da sola.
Fino all’ultimo ho chiesto compagnia ad amici, ma un po’ per caso o forse per il destino che già ci guida, la sera del 26 giugno 2013 in meno di un’ora prenoto voli, treno e due ostelli, alla partenza e all’arrivo. Il giorno dopo sono andata da Decathlon con un’amica per prendere zaino, scarponcini, cappello, mantellina, pantaloni... insomma tutto. Non avevo mai fatto Cammini, non mi ero allenata, non avevo rispettato le regole che per mesi avevo letto sui siti internet. Però ero già entrata nello spirito del Camino; sul sito dei pellegrini di Belluno avevo già contatti con persone meravigliose che, gratuitamente e con affetto, mi avevano convinta a lasciare andare le paure e partire. Ricordo ancora una poesia bellissima scritta da Davide sulla solitudine: quanto ho pianto leggendola.
Tutti quelli che partono per Santiago de Compostela sono in cerca di qualcosa, è vero. Chi ha fede, fa il pellegrinaggio religioso. Alcuni, pochi, solo per battere dei record personali di chilometri percorsi in un giorno. Molti usano il Cammino per la ricerca di sé, per cambiare qualcosa nella propria vita, per capire chi sono. Io facevo e faccio ancora parte di quest’ultima categoria.
Dovevo dimostrare a me stessa di non aver paura della solitudine; dovevo ritrovare fiducia nella vita. Da quando sono nata ho sempre pensato al bene degli altri, a mediare i conflitti, a sorridere davanti alla rabbia. Sono stata la classica brava bambina, bisognosa di immenso amore..
Ma torniamo alla sincronicità. Di incontri non casuali e di eventi speciali ne sono accaduti molti, ogni momento. Ecco i più significativi.
Portmarin è stata la mia prima tappa dopo Sarria. Ci sono arrivata insieme a due spagnoli, padre e figlio, dopo 25 chilometri di cammino con uno zaino troppo pesante per me. Avevo già il ginocchio gonfio. Mi fermo per la notte all’Albergue Ultreia (bellissimo) e incontro Catia, veneta, che avevo già visto a Sarria, ma che non potevo seguire, perché praticamente volava! Ha la febbre, è costretta a fermarsi. D’istinto le chiedo se ha bisogno di qualcosa per la cena e, dopo poco, le porto un riso in bianco e il paracetamolo da vera infermiera. Viene a trovarla Grazia, un’amica incontrata sul Cammino. Ci salutiamo, lei è della provincia di Livorno e mi sento meglio nel sentire l’accento da me amato!
Il giorno dopo saluto Catia, che mi ringrazia, e m’incammino sola nella nebbia del bosco in salita. Le gambe sono paralizzate (lo so, sono una schiappa). Mi fermo a un bar e, come un miraggio, vedo un pulmino che, mi spiegano, trasporta gli zaini! Penso a un vero miracolo e ringrazio San Giacomo per la prima volta. La signora del bar, super gentile, mi aiuta e lo zaino viene spedito alla tappa successiva. Mi sento molto persa, quel peso costante mi dava l’idea di casa per assurdo... così barcollando avanzo sotto il sole. Mi suona il cellulare e una voce spagnola squillante cerca di dirmi qualcosa che non capisco! Era Carlos, il padre che fa il pellegrinaggio con il figlio adolescente per creare un rapporto con lui. Non capisco ma spero in qualcosa. Poco dopo vedo un signore che muove le braccia indicandomi e mi dice di raggiungerlo. Una vera oasi! Un bar sotto gli alberi, Carlos e Javer che avevano pranzato lì e che mi avevano già pagato un pranzo eccezionale con coca cola fresca: sto vivendo un’allucinazione? No, voglio credere che San Giacomo mi stia aspettando davvero!
Ritrovo le forze, parto e incontro di nuovo un gruppo di scout incontrato a Portmarin. Benedetta, Silvia, ragazze giovanissime, con una fede forte, a cui avevo raccontato la mia vita tormentata. Felici proseguiamo insieme. Una di loro ha le piaghe sotto i piedi, così scopriamo il metodo dell’“assorbente”, che messo sotto il piede attutisce i colpi. Siamo a Palas de Reis. Mi ricordo che Grazia sarebbe arrivata lì e vedendo il suo zaino vicino a un letto dell’ostello le lascio un bigliettino di cercarmi per cena. Lei non arriva così mi siedo con una signora del Colorado e il suo compagno francese. Sono felice per l’assurdità degli incontri: mi trovo a parlare della mia vita nel mio inglese basic, mentre essi mi narrano dei loro viaggi!
Finalmente arriva Grazia. Usciamo nella piazza e con Carlos, Javer, Ersilia (una signora di Firenze simpaticissima) e altri beviamo sangria e brindiamo alla vita, parliamo del senso del Cammino, della gente che abbiamo incontrato e di quelli che abbiamo lasciato... Conveniamo che la vita a volte è davvero dura, ma poi rende sempre la felicità! Mi addormento con il sorriso, il primo vero sorriso dopo diversi anni di pianti... e dormo, dormo profondamente, nonostante la camera contenga venti persone, nonostante la coperta pungente, nonostante la minaccia delle pulci... Non sogno: sono troppo stanca e satura di emozioni.
Con Grazia mi ritrovo ad Azua.
Ci incamminiamo sotto la pioggia con super mantelle e lei è gentilissima perché mi presta i suoi bastoncini. E così scopriamo perché ci siamo incontrate. Lei fa il Cammino per ritrovare pace: ha perso il marito, che amava tantissimo, per un grave tumore. Io lavoro come psicologa in oncologia e “ho perso” mio marito. Ci troviamo subito in armonia, età diverse, vite diverse, eppure una grande volontà di credere ancora nella vita, di superare la paura dello stare da sole. Grazia, l’anno seguente, farà il cammino da Canterbury fino in Francia!
Dopo un po’ un ragazzo con passo spedito ci saluta, io capisco che è italiano, si chiama Federico. Scatta di nuovo la sincronicità degli eventi: scopro che aveva insegnato poco tempo prima a Romano di Lombardia (vi assicuro che è un posto sconosciuto al mondo intero) e l’insegnante che era con lui era di Covo, paese accanto, dove è nata mia mamma! Non solo, aveva insegnato catechismo nella provincia di Milano a una mia amica cara... Federico è molto simpatico ma non sembra voler camminare con due lumache come noi. “Sono sicura che ci rivedremo a Santiago”, gli dico. Lui mi guarda perplesso... “Alla messa delle 12, perché voglio vedere il botafumeiro”.
L’ultima notte è a Pedrouzo. Io e Grazia ormai siamo esperte di cene in ostelli e siamo super organizzate. Peccato però che il mio “sacro” blackberry si rompa appena arrivata... Prima mi dispero, poi accolgo il messaggio di San Giacomo: “Sei arrivata, ora concentrati sull’ultima tappa, chi ti ama sta bene, lascia andare il resto..” Così trascorro una notte e un giorno senza cellulare all’entrata di Santiago.
È l’alba quando, nella foschia, c’incammi-niamo.
Prima del Monte Gozo c’è una chiesina e fuori troviamo Suor Pia, che ci dice di conservare la forza del Cammino dentro di noi anche quando torneremo a casa. Ci invita a entrare e a scrivere un desiderio su un foglio che lei avrebbe messo vicino a San Giacomo. Senza indugio scrivo “PACE INTERIORE”. Ci regala una spilla e poi arrivederci a Santiago!
Magicamente o per miracolo, o perché in fondo la vita è così, nella maestosa e unica piazza di Santiago de Compostela incontriamo Federico, le ragazze scout e Carlos con Javer. Prima di entrare in chiesa per assistere alla cerimonia più intensa della mia vita, andiamo a prendere la nostra credenziale e ridiamo di gusto nel vedere i nostri nomi stravolti dal latino: io sono Alexiam. Anche San Giacomo, che ho abbracciato forte, quasi sorride. Il botafumeiro dondola sulle nostre teste e il cuore è di nuovo in pace, fiducioso che la vita possa rinascere ogni volta!
   Buon Cammino a tutti!


****************Questa scrittura si trova contenuta da pag. 92 a pag. 99 del volume:
AUTORI VARI
(Forum dei pellegrini)
Quando il cammino trascende
Sincronicità vissute da Camminanti e Pellegrini
(A cura di Fiorenzo Zerbetto)
Libreria Editrice Urso, Collana "Cammini" n. 10
ISBN 978-88-6954-110-0
2016, 16°, 2016, € 12,00  Il Progetto del Forum dei pellegrini, che sembrava un sogno al Convegno di pellegrini e poeti di Chivasso di dicembre del 2015, dopo un anno è diventato realtà. Sono in tutto ventotto le testimonianze incredibili raccontate per la prima volta tutte assieme con la meraviglia, la sorpresa di persone il più delle volte non allineate ortodossamente con la fede tradizionale, o che hanno fatto fatica – non solo ad accettare l’eccezionalità di ciascuna di queste esperienze, ma anche a parlarne –, e che tuttavia hanno sentito l’urgenza di doverlo fare, non appena sono venuti a conoscenza della nostra iniziativa.

28 testimonianze di situazioni vissute da Camminanti e Pellegrini. Pur con caratteristiche diverse, esse si collocano al di fuori di ogni logica probabilistica e aprono riflessioni su dimensioni, stati d’animo e accadimenti oltre l’ordinario.
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