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OLTRE IL CAMMINO... => Announcements - Annunci - Avisos => Topic aperto da: Francesco Urso - 18 Gennaio 2014, 09:37

Titolo: A Modica (Rg) si lavora per il recupero della Chiesa di san Giacomo
Inserito da: Francesco Urso - 18 Gennaio 2014, 09:37
(http://www.ilgiornalediragusa.it/plugins/content/multithumb/thumbs/c.200.150.16777215.0..articoli.2013_09.san_Giacomo_chiesetta.JPG)
San Giacomo fuori le mura da recuperare.
Si lavora per l’affidamento al Comune
   
San Giacomo fuori le mura, la piccola chiesetta di Via Fiumara adagiata sotto il Ponte Guerrieri, potrebbe essere affidata al Comune.
Venerdì 17 gennaio alle ore 11,30 se ne parlerà, ai piedi del prezioso tempio del XIV secolo, alla presenza del Sindaco, Ignazio Abbate, dei rappresentanti della Curia che è proprietaria del manufatto.
L’affidamento consentirebbe una manutenzione ordinaria fuori e all’interno della chiesetta.

Il centro sociale di Modica centro, che ha sostenuto l’affidamento all’Ente, ha realizzato, grazie alla sensibilità dell’assistente sociale Carlo Giunta che ha saputo coinvolgere gli anziani, delle opere di bonifica ripulendo i muri della Chiesa e liberandoli da dannosi rampicanti che ne avrebbero minacciato la staticità.

L’obiettivo del recupero e della fruizione ha un valore ben preciso.
All’interno di San Giacomo fuori le mura, infatti, si custodisce una Deposizione di buona fattura.
L’affresco, che andrebbe al più presto restaurato, si trova nell’abside. Il dipinto potrebbe essere del XV secolo.
“ Plaudo all’iniziativa del centro anziani di Modica e di chi ha reso possibile, commenta il Sindaco Abbate, questa attenzione su una chiesetta che a pieno titolo potremmo inserire, una volta affidata, nell’itinerario medioevale della Città con altri prestigiosi monumenti”.

da “Il Giornale di Ragusa (http://www.ilgiornalediragusa.it/notizie/attualita/51324-san-giacomo-fuori-le-mura-da-recuperare-si-lavora-per-laffidamento-al-comune.html)”
   
Mercoledì 15 Gennaio 2014 - 21:50

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(https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/t1/970578_524221777615405_479842727_n.jpg)
Nella foto di Italo Benedetti (maggio 2013)
la pellegrina Elisabetta Ventura di Donnalucata (Scicli-Rg)



SAN GIACOMO, UNA CHIESA TEMPLARE A MODICA (RG)
di Gaetano Celestre
Una delle più interessanti “scampagnate fuori porta” cui sono stato presente nel corso di questi ultimi anni, ho avuto modo di condividerla con l’illustre compaesano Guglielmo Ferro, il notaio, mai compianto abbastanza! L’occasione fu data dalla lettura di un brevissimo passo del “Sicilia Templare” di Salvatore Spoto:
“A Modica, in provincia di Ragusa, la trecentesca chiesa di San Giacomo, per secoli sarà centro di culto per questo santo.”
Lo Spoto ne parlava in relazione alla presenza sul nostro territorio dell’Ordine di San Giacomo (Sant’Iago) della Spada.

Il culto jacopeo era molto sentito in gran parte dell’Europa medievale, per cui far rilevare la presenza di un affresco riguardante il martirio del Santo, all’interno della chiesa rupestre di San Nicolò Inferiore, sempre a Modica, potrebbe essere annotazione ridondante. Mentre non è inutile ricordare che, fino a qualche anno fa, esisteva ancora l’usanza di procedere in pellegrinaggio notturno, dalla città sino alla sponda del fiume Modica-Scicli, sin lì dove oggi poggia uno dei piloni del famoso ponte Gurrieri. In quelle vicinanze si rintana la chiesetta in questione. Una processione luminosa che ricordava poeticamente una lattiginosa visione stellare, in questa accezione preferiva parlarne Franco Antonio Belgiorno, se non ricordo male. La Via Lattea, utilizzata come guida da quei Pellegrini in viaggio, da Saint Jean Pied De Port a Finisterre.
Assodata la generalizzazione di questa larga venerazione di un Santo con la Spada – abbastanza ovvia in periodi di armi, amori e audaci imprese – non è altrettanto poco significativo appuntare la persistenza in tempi a noi recenti dello stesso Ordine a Ragusa.
Nella veste di Matamoros campeggia sul frontone della chiesa omonima – all’interno dei Giardini di Ragusa Ibla – un San Giacomo dalle sembianze sangiorgesche (sarebbe interessante indagare, per capire quanta coscienza ci sia stata nella confusione).
Ed è piacevolmente annichilente il sentirsi oppresso dal famoso simbolo della spada crociata, effigiato un po’ ovunque all’interno della chiesa stessa.
Tornando alla chiesa modicana, uno degli elementi più sorprendenti, a mio avviso, è la croce a quattro triangoli convergenti.
Ancora ben osservabile, malgrado le intemperie si siano messe a smussarne i toni. Questo – ed altro – mi condussero a porre la questione di un eventuale percorso viario, diciamo così, ad interesse gerosolimitano. Un percorso che ipotizzavo principiare da Marsa Shiklah (sino a oltre metà settecento, lì era situato il caricatore dei Cavalieri di Malta), per poi passare da Scicli (accenno solamente ai legami con la Terra Santa da parte dei Francescani del Convento della Croce e alla illuminante Croce di Malta che si innalza sul campanile del Calvario), Modica (San Giacomo) e infine Ragusa.
Vale la pena di dilungarsi brevemente su Ragusa, ove esplicativa è la Chiesa di Santa Maria dell’Itria, ovvero “Maria protettrice del buon cammino (Odigitria). Una Maria soccorritrice, a tutela del pellegrino. Quale pellegrino? Quello che ovviamente veniva accolto nell’antico Hospitale annesso alla chiesa stessa. In realtà, sino al 1629 – anno di ricostruzione della chiesa ad opera dell’Ordine dei Cavalieri di Malta – l’edificio sacro era intitolato a San Giuliano. Ma questa non è altro che l’ennesima conferma di una massiccia presenza nel territorio ibleo di ordini succedanei a quello Templare.
Il notaio Ferro era sin troppo ironico per sbilanciarsi in pareri e suffragare queste teorie, con la mia stessa faciloneria. Eppure qualcosa di fondato c’era, tanto che lo stesso mi consigliò di approfondire su un testo di a cura di Massimo Oldoni (Tra Roma e Gerusalemme nel Medioevo. Paesaggi umani ed ambientali del pellegrinaggio meridionale). Come dicevo, un’ironia che diventava quasi conferma. Lo scritto era uno studio sulla via Francigena di Sicilia. Ossia una strada che a varie tappe collegava i maggiori centri siciliani, per condurre più agevolmente al porto di Messina, coloro i quali avevano deciso di intraprendere il pellegrinaggio verso uno dei luoghi sacri della cristianità (Roma, Gerusalemme, Santiago).
Mi sembra ovvio pensare che dovettero esistere delle strade di collegamento a tale via francigena siciliana (percorsi di collegamento alla via di collegamento). S’immagini il viandante in arrivo al porto di Scicli, e si ragioni sull’esigenza di questo ad un ristoro cadenzato lungo il suo cammino. Ecco come il percorso da me immaginato diventa oltremodo possibile.
Queste furono le discussioni intraprese dalla comitiva, negli istanti immediatamente precedenti l’ingresso nella chiesetta di San Giacomo. Pensieri, ipotesi e fantasie che ebbero il tempo del viaggio in auto lungo la fiumara. Dopo, la particolarità degli archi gotici, la magnificenza di quell’abside a “mandorla”, gli affreschi e ciò che resta del Cristo Pantocratore, non lasciarono più spazio ad altre idee. Solo un “che peccato!” che di tanto in tanto baluginava negli occhi. Non occorre un genio per capire che la chiesetta di San Giacomo a Modica, è un raro gioiello di inestimabile valore. E forse occorrerebbe prestarvi maggiori attenzioni. Dunque, caro lettore, transitando lungo la ciumara (Modica-Scicli), stai attento a quando ti troverai nelle vicinanze di Modica. Oltre un vago ponticello, sulla destra – venendo da Scicli – non lontano da i piloni del ponte Gurrieri, nascosta in mezzo ad un rigoglioso verde, c’è una chiesetta con la croce templare sul breve campanile che punta verso il cielo. Lascia stare Dan Brown, non c’è bisogno di complottismi per capire che si tratta di una sorprendente ed eccezionale rarità.