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carlo |
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 venerdì, 4 maggio 2012 15:41
Lo ricordo adesso che ti sei messa
Questa preghiera straniera sulla bocca
Che una vertebra ti scuote l’azzurro degli occhi
Aprendo la pupille all’eterno secondo in cui sei
divenuta
La carezza nell’ora della mia nascita
L’odore di ogni mia stagione che sento fuggire nel sangue
Le ginocchia a cui tendevo da orfano per piangere
Quando il cielo era rosso
E il giardino vuoto.
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