SORRIDO IN TE
E tu mi chiedi di cantare una canzone
mentre sono distesa sulla battigia
lambita dal mistero,
nell’ora in cui guardo l’arancia solata
farsi spicchio all’orizzonte.
Mi chiedi anche un grido che schiuda
le gemme del pesco,
foriere di amori nuovi a primavera
perché non trapassino già
nel nascere, in foglie gialle, in balia
dai venti vorticosi dei miei pensieri
che io a fatica fermo
con il palmo della mano
che mi tocca la fronte.
Al silenzio, si disseta l’insondabile.
Ed è muta l’emozione
sul volto distante
segnato da una voce di nebbia
con indelebile carezza.
All’ignoto che irrompe invece io chiedo,
per questo mio sorriso,
che abbia l’eternità dei colori
del rosso del sole al tramonto e
del rosa di gemma a primavera.
Chiedo che una melodia
silente l’accompagni
con passi di danzatrice
Lieve e velata.
E te ne avrei fatto dono io stessa di questo sorriso
fatto di meraviglia e di vago stupore,
se tu non ne avessi già
respirato
la sua visione.