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Fulvio Maiello  |
Città: Trento |
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 mercoledì, 6 gennaio 2010 14:39
Lampedusa
Dal finestrino dell’aereo in lenta discesa
appare una macchia sulla superficie luccicante del mare,
sembra una nuvola bassa ma, ben presto,
si rivela come un’isola: ecco Lampedusa.
Non cè tempo per osservare i particolari,
siamo già a terra, accolti da vampate di calore,
e ci ritroviamo in un piccolo borgo
di case, tutte pulite e piene di colori.
L’albergo è a conduzione familiare,
come tutto il resto a Lampedusa.
La gente, sorridente e amichevole, tratta
turisti e immigrati allo stesso modo.
Non importa se la terra è avara,
se sull’isola non crescono gli alberi,
in compenso ci sono calette da sogno
e un mare di cristallo dai mille colori.
Ho percorso i campi sassosi
disseminati di grossi bulbi che sembrano pietre,
ho respirato la salsedine e il vento,
a volte impetuoso ma sempre amico.
In una caletta riparata
ho visto, tra il tremolio dell’aria infuocata,
una nave con lunghi remi all’ancora.
Ho pensato che fosse la nave di Ulisse.
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