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 giovedì, 9 giugno 2011 07:43
Il poeta
Solo a me, il solitario,
splendono della notte le infinite stelle,
mormora la fonte di pietra un canto malioso,
solo a me, il solitario,
traggono le ombre colorate
delle nuvole vaganti sogni fin sopra i campi.
Non mi fu data casa nè terra, non bosco,
nè bandita, nè mestiere, mio è soltanto
ciò che a nessuno appartiene,
mio è il rivo gorgogliante nel velo dei boschi,
mio è il mare spaventoso,
mio è il cinguettare dei giochi infantili,
lacrime e canti di amanti solitari nella sera.
Miei sono anche i templi degli dei,
mio il boschetto sacro del passato.
E non meno la celeste arcata del futuro
è la mia patria limpida:
spesso alata di nostalgia l'anima mia s’innalza
a scrutare il futuro di un’umanità beata,
amore, trionfante sulla legge,
amore da popolo a popolo.
Tutti io ritrovo nobilmente trasmutati:
contadini, re, mercanti e solerti marinai,
pastori e giardinieri ed essi tutti
festeggian grati la festa universale del futuro.
Solo il poeta manca,
lui, il contemplatore solitario,
lui, epiforo dell'umana nostalgia e smorta icona
di cui non il futuro, non il mondo
per il suo compimento ha più bisogno.
Appassiscono molte ghirlande sulla tomba,
ma il ricordo di lui si è già dissolto.
Hermann Hesse
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