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PER LA RINASCITA DI NOTONoto

P R E S E N T A Z I O N E

Nella vita delle città che hanno lasciato una traccia luminosa troviamo occasioni straordinarie e avvenimenti che hanno posto fine a periodi di decadenza, di grigia sopravvivenza e di torpore, e che sono succeduti a tempi in cui non poche tristi convergenze, continuando, avrebbero portato dal calo del numero degli abitanti, dalla dissoluzione delle attività produttive, dalla perdita di prestigio e dalle relative amarezze, al dissesto e alla fine; troviamo grandiose occasioni di rinascita che appassionano il fiore delle intelligenze, e avvenimenti che in terra di Sicilia hanno fatto superare più di una volta lo scetticismo etnico e il fatalismo che vi grondano dal tempo antico.

Nel mitico 1997 ho liberamente parlato e ho scritto e ho agito per la salvezza e per il moderno riuso di quella superba e raffinata espressione della civiltà e della genialità mediterranea ch'è la città di Noto. Ci rifiutavamo di pensare che una così pura gemma della storia, la nostra città settecentesca laica e sacra (che ha i pregi di una villa imperiale e di un santuario dell'età romana) diventasse luogo di spente consistenze museali e di romantiche suggestioni per i visitatori. L'intellettualità di Noto, impeccabile e fiammeggiante, continuava per noi a far teatro, a rappresentare nel suo coerente contesto di piazze, di vie, e di chiese palazzi e case, le più alte sintesi, le intuizioni, le scoperte e le meditazioni, le anticipazioni della scienza, una sua musicalità vigorosa, non confondibile, e la sua poesia di tanti secoli.

Posso dire oggi, in assoluta libertà e non senza gioia, che l'odierna proposta di legge dell'Onorevole Bono risponde, quanto in questi anni nessun'altra iniziativa, alla necessità che Noto, città unica, ha di ritrovarsi intera; di ridestarsi vitale con le sue mille espressioni, col suo dominante barocco settecentesco (spazia per tutto il Val di Noto) il cui pensiero per aver sicurezza la collega nell'universo ai lucenti corpi del cielo sul favoloso angolo della Sicilia Orientale, dove arde in cima il faro di Capo Pàssero e respirano il Mar Ionio e il Mar d'Africa. Risponde, anche, alla necessità che la città di Noto ha di confermarsi materna nella sua dolcissima essenza antisismica, alla necessità che Noto ha d'interrogarsi e di assicurare la migliore comprensione e interpretazione di se stessa alla luce delle nuove arti e delle nuove scienze. Noto

A chi conosce le cause degli splendori e delle infelicità di una realtà siciliana così prediletta dalla fortuna non sfuggirà la concretezza del volerne salvare come valori inseparabili la struttura urbanistica e l'intero accordo, di consonanze e dissonanze, delle costruzioni. Per noi hoc erat in votis. Che ciò, prima o poi, possa compiutamente trovarsi anche nei voti di molti altri, e non senza passione, si può dedurre da quel ch'è avvenuto a seguito di una delle conseguenze della grave fragilità attuale, a seguito di un episodio clamoroso e tuttavia circoscritto, il crollo che ha meravigliato chi non sapeva e ha reso necessaria a furor di popolo la ricostruzione dell'interno della Cattedrale con la sua cupola. Tutto considerato, in questo avvenimento particolare abbiamo visto affiorare da più parti il desiderio, per noi confortevole, di giovare a Noto con interventi tempestivi e non ordinari.

E mi arriva felicemente senza diaframmi la notizia che l'Onorevole Michele Accardo lavora a un progetto di legge speciale per Noto analogo a quello dell'Onorevole Bono, e che lo presenterà quanto prima all'Assemblea Regionale Siciliana per le sue competenze territoriali. Chi non sa che le burocrazie sono lo scudo degl'incapaci o di chi non vuole? Un'aggiornata cultura, valide argomentazioni, grandezza di nuovi sentimenti, di nuove concezioni e di nuovi propositi, sono cose indispensabili, lo abbiamo già detto, sono cose non surrogabili per salvare la città di Noto e quel che Noto potrà essere nella civiltà del Mediterraneo e del mondo. Ciò è dovuto al fatto che né la nostra Isola, né il nostro Paese, e tanto meno altre regioni e altri Paesi dell'Europa e del mondo, rivolgerebbero un'attenzione assolutamente straordinaria alle espressioni, siano pure altissime, di una civiltà che ormai si limiti, come tante altre nelle vastità della Terra, alla contemplazione di se stessa. Far convergere sul dinamismo di nuove premesse cittadine un rinnovato interesse storico e civile, da noi e nel mondo, è questa l'impresa da compiere. Inequivocabilmente necessaria.

Infiorata NotoNella gigantesca operazione che comincia a profilarsi, la comunità degli intenti e la collaborazione al di sopra delle parti potranno far nascere con la fiducia la speranza di trar fuori il meglio dagli ambienti che dovranno e potranno intervenire. La grande attività desiderata e le personalità e le autorità di cui si prevede il coinvolgimento appartengono a una realtà che nella storia di Noto ancora una volta è chiamata a dar conto di se stessa.

Non c'è altro tempo da perdere. Divenuta legge, la proposta presentata dall'Onorevole Bono al Parlamento Italiano contribuirà ad assicurare al mondo, dopo l'eclisse, uno dei suoi valori viventi ed espressivi. Non sfuggirà la sagacia delle precauzioni studiate affinché l'indifferenza ch'è propria degli anni di cenere e il diffuso e irresponsabile après moi le déluge non sciupino questa occasione magnifica.

Conviene agire. Conviene rinvigorire e ristrutturare la città dal profondo, per ottenere l'incolumità e i vantaggi e i servizi più nuovi. Conviene mettere in salvo, reintegrare, rifare, al di là degli anni di polvere, perfino le vaste e le minute coperture di tegole spianate dalla mano dell'uomo. Non mi riferisco soltanto a realtà visibili come quelle vestite del sensitivo colore di cera e miele che le pietre di Noto hanno ricevuto dalla maestria preveggente di Angelo Italia, dagli occhi del Gagliardi, e dalla vicenda delle ore e delle stagioni. Conviene ridare a Noto perfino il suono vero delle campane. E si lavori in modo che le bellezze consolidate e le nuove utilità che deriveranno dal riuso del centro storico passino felicemente dalle nostre menti e dalle nostre mani a quelle delle generazioni future.

Noto potrà dar corso a una serie straordinaria di novità, prevedibili e non prevedibili, com'è nella sua stupenda natura. Non ci è accaduto di poter ascoltare le voci e le parole di coloro che dopo l'immensa rovina del 1693 e nel secolo dei lumi, di Bach, di Vivaldi, e di Mozart, l'hanno fatta rinascere. Ma non dovevano differir molto da alcune di quelle attuali. E una legge come questa può ben esser considerata da ogni parte politica il proprio fiore all'occhiello, come alcune alte e assennate e lungimiranti conclusioni di allora.

Gaetano Gangi

PER LA RINASCITA DI NOTO

Nell'Aula Magna del Seminario di Noto, la sera del 4 novembre 2000.

Sarò molto breve. Anche perché una mia presentazione della proposta di legge per Noto, dell'Onorevole Bono, che è fra i lavori del Parlamento Italiano, con un accenno alla proposta di legge che l'Onorevole Accardo ha presentato all'Assemblea Regionale Siciliana, è stampata nella pubblicazione che oggi dà luogo a questa conferenza-dibattito. E il mio compito di moderatore o, se si vuole, promotore del dibattito viene quindi a prevalere.

Le proposte di legge vanno incontro a un iter di esami discussioni emendamenti votazioni quasi mai breve (a meno che non vi abbiamo posto mano e cielo e terra), dai risultati favorevoli o contrari. E una doppietta di leggi per Noto farà certamente convergere sulla nostra Città una nuova attenzione. E' questo il minimo che si possa dire.

Perché siamo qui? Spetta a noi fare in modo che non si tratti di un'attenzione priva di conseguenze, o priva delle conseguenze positive che tutti, in un campo o in un altro, desideriamo. Siamo qui, così diversi l'uno dall'altro, da uomini liberi, per l'iniziativa culturale dei Lions di Noto e per la cortesia e l'amabilità di Sua Eccellenza il Vescovo di Noto (a loro volta pienamente coinvolti), a conversarne da persone vive in quest'alba del secolo delle nuove libertà. E saremo più costruttivi se potremo in parte confermare e in parte costituire le grandi premesse culturali, economiche, sociali nel cui ambito le iniziative e le proposte legislative di cui parliamo trovino la giustificazione e il sostegno civile che le facciano spiccare fra le attività che tutte insieme determineranno il progresso e la rinascita di Noto e del Val di Noto.

Siamo qui per dare corso, se possibile, a un'azione ricca di spunti e di iniziative pubbliche e private, collettive e individuali, che con la doppietta di leggi progettate per Noto faccia convergere su Noto non soltanto una nuova attenzione ma una nuova curiosità, il senso di una nuova scoperta.

Voglio dire una curiosità e una scoperta di gran lunga più rivelatrici di quelle che abbiamo visto nascere trentasei anni fa, nel 1964, quando dopo un secolare deprezzamento se non disprezzo (del quale io posso dare ogni documentata testimonianza) si udì parlare con ammirazione, a Roma, in Europa e in ogni altro continente, del suo barocco settecentesco, si cominciò a capirne la sensualità la malinconia la musicalità l'autonoma vita interiore, i rimpianti i recuperi i sogni le anticipazioni, che lo rendevano diverso da ogni altro barocco per quel che doveva, con tristezza e con felicità, alle distruzioni e alle cancellazioni del gran terremoto che nella Sicilia Orientale aveva mescolato le carte e inventato giuochi tuttora non facili da capire, che possiamo farci?, quanto bellissimi.

La proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati dall'Onorevole Bono il 21 luglio, come quella dell'Onorevole Accardo che ho appena vista e subito letta, riguarda il centro storico della Nuova Noto, il consolidamento, il restauro e il riuso della zona A del piano regolatore, in cui non c'è soltanto barocco, poiché Noto, come Noto Antica, non è soltanto barocco. E il nostro cuore batte anche per Noto Antica e per quel che le sue rovine col suo fiume nascondono dalla sorgente alla foce. Siamo presi del loro fascino e la nostra mente non vede l'ora di destare nelle loro filigrane le preziose tracce dell'umanità e della civiltà dalla preistoria al l693. Ma conviene fare un passo dopo l'altro. E tentare, semmai, risoluzioni parallele per le mille e una Noto.

La proposta di legge non fa esclusioni. Riguarda tutto ciò che nella città nuova ha interesse storico, pregi e caratteristiche; prevede il risanamento idrogeologico e igienico sanitario, e il consolidamento degli edifici pubblici e privati di urbanizzazione primaria e secondaria; il restauro di chiese, chiostri, oratori e conventi, qualunque sia il loro uso attuale, qualunque possa essere il loro uso futuro, fino alle attività artigianali ed economiche.

Al Comune di Noto (Sindaco e Consiglio Comunale) spetterà, com'è nell'uso, il gradito compito di attuare la legge, dall'affidamento degli incarichi per censire le opere e predisporne la schedatura alla definizione dei programmi d'intervento triennale, alla redazione di regolamenti, alla espressione di pareri, all'approvazione di progetti pubblici e privati, alla determinazione delle spese ammissibili per concedere contributi anche a enti pubblici e privati, alle richieste e ai provvedimenti che abbiano carattere di urgenza.

Poiché si tratta di un intervento generale e particolare su quell'opera d'arte straordinaria di urbanistica e di architettura che è Noto, di cui tutti siamo alunni, fruitori e custodi, la responsabilità di coloro che dovranno agire o saranno chiamati ad agire, si raddoppia. Tutto quel che di grande è stato fatto dall'uomo appartiene all'uomo, al di sopra di ogni formale dichiarazione. La rinascita di Noto richiede doti non comuni: una profonda sensibilità per le arti, una intuitiva prudenza, una vasta e aggiornata cultura ed esperienza tecnica e scientifica, la luce e la grazia del dubbio, e una rispettosissima modestia. Per capirci si consideri un solo elemento che si spande dominatore sulla stupenda Città. Si consideri il colore dato da quei superbi maestri e poeti alla sua pietra con una incredibile varietà di toni e semitoni e quarti di tono espressivi, caldi o freddi, maggiori o minori, consonanti o dissonanti in gentilezza come nella musica. Si consideri quali danni può ricevere il colore che sui dislivelli e sulle sovrapposte e bene incastrate fantasie rende il centro storico di Noto un'opera di pittura e di scultura, modernamente.

Una novità molto attesa, che la proposta di legge dell'Onorevole Bono introduce, è l'obbligo, per il Ministro dell'università e della ricerca scientifica, di istituire un corso di laurea in beni culturali con sede in Noto, con annesso un Istituto Superiore per il restauro del nostro barocco settecentesco presso l'Università degli studi di Catania. Si attuerebbe non un sogno ambizioso (non uno dei sogni del pigro, avrebbe detto Moravia) ma la gemmazione di qualcosa che viene dall'intimo e da lontano.

E la dote finanziaria di questa prima proposta di legge? E' prevista in 30 miliardi per l'anno 2001, 60 miliardi negli anni 2001 e 2002. Per gli anni successivi l'importo andrebbe stabilito in applicazione della legge 468 del 5 agosto 1978 e delle successive modificazioni.

Quando si vuole che intervengano i finanziamenti pubblici (richiesti a gran voce) e gl'investimenti dell'economia privata fondati sul rendimento delle iniziative, per non proporre cattedrali nel deserto, per non avere assennati rifiuti (esistono anche i rifiuti folli) o risultati disastrosi, è bene non contare esclusivamente, per Noto e per il Val di Noto, sull'effetto di un interesse per l'arte e la bellezza che a due passi dalla spettacolare gloria di Siracusa hanno dato già molto se non tutto quel che potrebbero dare. Conviene puntare sui non limitati movimenti delle civiltà e della cultura, ma su premesse a possibilità di sviluppo fra le più stabili che si possano desiderare, fra le meno soggette alle mode e al declino, su movimenti che possono dare origine ai nuovi centri e alle nuove capitali del mondo, partendo senz'alcuna esitazione dall'enorme patrimonio di ricchezze conosciute e da conoscere, esistenti in Noto e nel Val di Noto.

E' il momento giusto. Per dare corso a quel che il Val di Noto può diventare nella civiltà del Mediterraneo e del mondo nei decenni venturi e per le nuove generazioni, tutte le espressioni, tutte le tendenze non involutive ma germinali di questi ambienti dovranno far percepire, accanto agli utilissimi disegni di queste leggi (l'ho appena scritto) la novità e la vivacità di una cultura che si aggiorna al minuto, dovranno assicurare la consistenza e la grandezza di nuovi sentimenti, di nuove intuizioni e di nuovi propositi e di valide argomentazioni. Far convergere un rinnovato interesse storico e civile, da noi e nel mondo, su nuove e dinamiche possibilità di sviluppo e d'investimento offerte da Noto e dalla Sicilia Orientale, questa è l'impresa inequivocabilmente necessaria, da compiere con armonia d'intenti pubblici e privati.

"Io sono da sempre convinto", mi ha scritto Giancarlo Lunati Presidente del Touring Club (ci siamo visti in quest'Aula Magna), "che si può svegliare anche gli animi più rassegnati con buoni programmi". "Com'è difficile farsi capire! Com'è usuale il non voler capire!", mi ha scritto Corrado Stajano. E tuttavia qualcosa si muove. Un innegabile diffuso interesse è rivolto da tutti a quel che di nuovo accade. Ne abbiamo anche qui una prova: le numerose personalità e il gran pubblico che sono liberamente intervenuti per la rinascita di Noto, e che sono pronti a intervenire.

Gaetano Gangi

 

GangiLUTTO NEL MONDO DELLA CULTURA
SI È SPENTO A METÀ LUGLIO 2014 GAETANO GANGI

Lo scrittore siciliano aveva ottantotto anni. Era nato a Castelnuovo d’Istria e vissuto dal 1960 al 1975 a Roma, dove ha prestato servizio alle relazioni culturali del Ministero degli Esteri, successivamente a Strasburgo. Nel 1979, come Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura e Addetto Culturale all’Ambasciata, si è trasferito a Malta; nel 1982, a Copenaghen. Aveva molto a cuore le sorti della sua amata Noto e come tanti di questo sud-est, abituati a intrecciare amori tra la città esagonale e quella viciniore, barocca, abitò ad Avola, e qui intrattenne rapporti intelligenti.
Negli ultimi quindici anni fu presente in tante iniziative della Libreria Editrice, come relatore, o come intellettuale straordinario, arrivando anche a scrivere su Francesco Urso queste lusinghiere parole: “…Urso coglie a volo. Costruisce. Otto mesi fa ho detto a Mario Zuppardo che se Urso con iniziative originali e vaste volesse rendere di moda la lettura non esiterei a incoraggiarlo…”.

Il nostro autore Giovanni Stella gli ha dedicato oggi questa poesia:


PER GAETANO GANGI

Del tratto e della penna
signore fu.
Diplomatico nel lavoro
e nella vita, dispensò ovunque
lo stile raffinato e suadente
degli Ambasciatori di ogni tempo.
Il mondo girò, diffondendo
l'italica bellezza
e quivi portando
la sintesi della altrui vite.
La cultura onorò
con la penna e la parola,
auliche entrambe,
che come orafo cesellò,
per la gioia di quanti
lo ascoltammo e lo leggemmo.
La sua pagina scritta,
scultura d'artista,
indelebile resta
a futura memoria
anche per il giovani
di oggi e di domani,
che a quella fonte
d'acqua pura,
sorgente spontanea,
alimentarsi potranno
di vita vera.

Avola, 16 luglio 2014

manifesto

giornale di Sicilia

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