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Ccn: Mailing List Libreria Editrice Urso
Data: Giovedì, 14 dicembre 2000 23:15
Oggetto: Per Quel libro nel cammino della mia vita
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Nell'autunno di questo duemila,
l'ultimo di questo millennio, una
delle più fresche giovani firme della nostra letteratura avolese, Arianna
Rotondo (già vincitrice assieme a Maria Bugliarisi, di Pachino, dell'edizione
del 1996 del concorso letterario Un
racconto per un segnalibro, da noi indetto
ogni tre anni assieme alla Gepas di Avola) ha avuto il destino di partecipare
con un racconto (questa volta più lungo delle nostre obbligate ottocento
battute del Segnalibro) al Concorso
Pontiggia indetto dalla Biblioteca rionale
di Milano.
Il racconto di Arianna è stato selezionato tra alcune centinaia di testimonianze di scrittura e collocato in un'antologia edita di recente a cura del Comune di Milano.
Mi perviene con dedica, che lascia il segno ... ("Ai miei primi "editori", a coloro che hanno dato una spinta e un motivo in più perché continuassi a coltivare una passione ed una necessità impellente di comunicare!
Non a caso "Ciccio" è citato tra le prime righe!! Con affetto e riconoscenza . - Arianna-" ) .
Ho creduto di condividere con Voi questa storia.
Buona lettura.
Francesco Urso
DAL CONCORSO LETTERARIO
"Quel libro nel cammino della mia vita"
"un ragazzo che venne a sedersi alla mia sinistra in un posto vuoto "
Quando avevo quindici anni amavo tanto andare a trovare un mio carissimo amico, un libraio dalla profonda cultura e sensibilità, Francesco Urso. La sua libreria mi è cara perché è come un luogo fuori dal mondo: una sola stanza, tantissimi libri, vecchi, nuovi, fuori dal commercio. Proprio qui ho acquistato uno dei miei primi libri: "L'amico ritrovato" di Fred Uhlman. Ricordo ancora l'orgoglio che ho provato per averlo comprato con i miei risparmi; è forse anche per questo che da subito ha rappresentato una lettura particolare e significativa. Era il 10 marzo 1992. Ho tenuto a mente questa data perché ho la mania di scriverla nella prima pagina, in alto, d'ogni libro che compro insieme a qualche frase o considerazione. Quando lo presi in mano per la prima volta il titolo calamitò subito la mia attenzione e la foto di quella stretta di mano tra due ragazzi dagli occhi sinceri e tristi mi suggestionò molto. Ammetto che la scelta fu motivata anche dal prezzo e dal formato ridotto! Comunque si sono rivelate le novantadue pagine più belle e toccanti che abbia mai letto. Le ho rivissute una per una nei giorni tormentati della mia adolescenza e tutte le volte che sono tornata a rileggerle mi hanno detto parole nuove.
I miei giorni sui banchi di scuola sono stati costellati da tante esperienze d'amicizia, ma giorno dopo giorno s'insinuava dentro di me una ricerca spasmodica della "vera" amicizia, quella per la vita, un punto di riferimento solido e costante. Sentivo spesso un'insoddisfazione lancinante, tristezza e grigiore; forse era la mia giovane età che alimentava questo senso di precarietà, d'incertezza, ma l'ardore della mia ricerca non si è mai spento. No, non avrei mai potuto rinunciare a cercare; come Hans, la voce narrante del mio caro libro, ho sempre avuto una concezione romantica dell'amicizia. Finalmente ho trovato un po' di pace conoscendo Daniela, una ragazza molto forte. Non aveva, a differenza mia, bisogno di conferme o rassicurazioni dagli altri. Era come Konradin: " i suoi modi, la sua eleganza, la bellezza del suo aspetto mi facevano pensare a buon diritto che avessi finalmente trovato qualcuno che corrispondeva all'ideale d'amico da me vagheggiato". Nel mio diario c'era il disegno di una chiocciolina, nel cui guscio stavano disposti i giorni d'ogni mese. Noi due ogni mattina depennavamo un giorno, perché facendo il conto alla rovescia ci sembrava che l'estate sarebbe arrivata prima. Con lei ho capito cosa fosse il rispetto e mi piaceva correre a rileggere quelle pagine del mio libro in cui Hans raccontava la gioia nel sentire la sua vita piena e colorata: interpretava bene quello che sentivo allora.
Ricordo che sul prato di casa mia, a sera, guardavamo sdraiate le stelle, le contavamo e i nostri sogni affollavano il cielo blu. Ci divertivamo a mangiare lunghe fette di pane con la nutella, a fumare la classica sigaretta proibita con aria compiaciuta. Parlavamo dei nostri amori impossibili, di Dio e di dove ci avrebbe condotto la nostra strana vita. Quelli furono gli anni in cui ho cominciato a sperimentare quanta importanza avesse Dio nella mia esistenza. Fra ragazzi era un argomento tabù, solo per paura, per paura di ammettere la propria debolezza; ma dinanzi ad una delusione o ad un dolore in famiglia emergeva prepotente il desiderio di capire se Dio ci fosse veramente. Il padre di Hans si era dato una risposta al riguardo: Dio non esiste perché c'è troppo male e dolore nel mondo. Anch'io l'ho creduto per anni, quando la vita ha voluto farmi provare la frustrazione dell'indigenza. I soldi sarebbero potuti diventare un'ossessione per me, una fissazione nevrotica, ma c'era qualcosa di diverso che mi nasceva dentro. Erano carta, solo carta; la vita scorreva lo stesso ed io insieme a lei percorrevo gli anni più importanti del mio cammino. I soldi non erano più un problema: mi dominava invece un senso d'impotenza nei confronti della vita che segue i suoi percorsi segreti e alle volte paradossali. Le domande di Hans dopo la terribile morte dei tre bambini vicini di casa in un incendio mi furono essenziali. A diciott'anni arrivò una risposta: il dolore è la chiave di tutto, puoi permettergli di abbrutirti o di elevarti; solo attraverso il dolore si può' scoprire il vero volto di Dio, quello amorevole e misericordioso. Ho avuto fede e ho capito cose nuove.
Due anni fa ho conosciuto un omosessuale, Luca, in un'aula universitaria e anche allora il "mio" libro mi ha parlato. Mi sono scontrata con un "diverso", con un essere umano che non aveva scelto di condannarsi ad una vita piena zeppa d'insulti, calunnie e derisione. Sono entrata in crisi perché tutti giudicavano anche me perché amavo la sua compagnia. Allora ho cominciato a chiedermi: " I "diversi" davvero esistono i diversi o sono solo uomini che vivono un'avventura seguendo differenti percorsi?". Ho immaginato che forse prima di partire per questo viaggio ad ognuno è dato uno zaino: ma quello che cè dentro per affrontare il percorso si scopre col tempo, tappa dopo tappa. E le tappe non le stabiliamo noi: cè un capo scout che allinizio del tuo hike ti dà una mela, un tozzo di pane e un pugno di sale. Con lo zaino sulle spalle anchio sono partita, da sola, e lungo la strada, nelle mie soste, ho aperto lo zaino e ho preso qualcosa che non conoscevo. Ho incontrato qualcuno e ho desiderato che mi appartenesse; ma nessuno è stato mai mio. Io forse di qualcuno. In fondo, probabilmente non sono appartenuta nemmeno a me.
Ma che cosa è comprensibile nella vita e cosa non lo è? Sappiamo forse la ragione della nostra esistenza? Nulla sappiamo, ma cilludiamo del contrario e questa è la nostra piccolezza. Se comprendessimo di non sapere, di non poter sapere, allora saremmo grandi e felici. Quale uomo è più grande di un altro, quale migliore?
Dio, poeta del cielo e della terra, ha creato noi quali versi, i più belli, perfetti, armoniosi, ma soprattutto talmente pieni damore da far sciogliere in lacrime un cuore di pietra. Chissà perché, ma nessuno piange o forse solo pochi. Questi pochi sono per me i diversi.
Nel racconto di Uhlman, Konradin si era dovuto adeguare forzatamente alla mentalità antisemita dei suoi: si era reso agli occhi del suo amico un razzista, suo malgrado, ma alla fine il suo animo gentile si è ribellato uccidendo, in nome della giustizia, colui che aveva ucciso la vita. Non bisogna cedere all'ipocrisia della società, pertanto non ho voluto aspettare i miei ultimi giorni per scegliere la vita e non la morte e ho deciso di agire, di provare a cambiare qualcosa. Luca è stato l'uomo più "umano" che ho conosciuto e tramite la sua sofferenza ho deciso da che parte stare.
C'è stato un Hitler nella storia, ma in potenza ognuno di noi nel suo piccolo può diventarlo e senza bisogno di usare forni crematoi può ridurre in cenere l'anima di un altro uomo. Luca è morto di AIDS due anni fa e mi ha lasciato un grande vuoto, ma anche un ricordo indelebile: le sue poesie. Ve n'è una che ricordo a memoria e mi recito spesso:
Una stella
Voglio che la mia vita sia spettacolare!
Luminosa e abbagliante come una stella cadente
Non mi importa chio luccichi per un istante
Voglio solo emozionare qualcuno
E nel cielo di una notte vellutata
Realizzare ogni desiderio damore
Di chi stringe gli occhi pensandomi.
Luca ha sempre saputo trovare le parole giuste per dire ogni cosa, parole semplici e concrete che arrivano dritto al cuore: era un poeta. Hans voleva diventare un poeta, anch'io lo desidero, per provare a dire a tutti quello che penso, per toccare i cuori e interpretare i pensieri degli altri. Tra le nere righe di quel libro ho visto balzare fuori cose e persone, odori e sapori cari, ho cominciato a dubitare, pensare e ho capito che un libro ti parla se lo sai ascoltare. E chissà perché solo i pazzi sanno ascoltare.
Quello che è forse accaduto nella Germania del 1933 si ripete ogni giorno nella vita di chi insieme con me ha come "unica ambizione raggiungere le stelle" e vedere con gli occhi del suo cuore il segreto della vita.
Arianna Rotondo
POSTA RICEVUTA
<<Ricevo con vivo attaccamento la vosta e-mail e, dopo averla pazientemente letta (i miei pochi studi non mi permettono di fare delle letture flash), provo un sentimento forte.
Non mi rendo ancora conto di ciò che mi abbia realmente colpito della poesia di Di Filippa. Forse quel senso di intimità dalla quale essa sfocia o forse quel senso di malessere che mi ha portato ad allontanarmi (mio malgrado) da quella amata terra che mi fu natale.
Penso che persone come il Di Filippa, da me personalmente non conosciuto, che hanno questa grande capacità di far riflettere, debbano continuare imperterrriti nel loro mestiere di narratori perché forse la verità sta proprio li. Narrare la loro vita, che sicuramente è comune a quella di tantissimi altri giovani siciliani.
Spero infine che il ""mal di vivere"" possa diventare per tantissimi giovani voglia di vivere e voglia di apprezzare la propria terra e le proprie origini, anche perché c'è al mondo gente che per la propria terra è disposto a tutto, anche a rimetterci la vita>>.
tumafa@tin.it
<<Complimenti. Un sito bellissimo e molto
interessante.
Volevo segnalarvi il mio sito.
E' ancora in fase di costruzione, ma possono essere viste molte immagini e fotografie su Pachino e Portopalo.
http://memebrers.xoom.it/spinello/>>.
Rosario Spinello Architetto Firenze.
Cordiali Saluti
Francesco
Urso
Libreria Editrice Urso
Corso Garibaldi, 41
96012 AVOLA (Italia)
sito internet http://www.libreriaeditriceurso.com
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