![]() Prima e dopo, ad Avola... |
SOLO LE IMPALCATURE IN TUBI RIESCONO A TRATTENERE
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A GIUGNO AD AVOLA SI GIOCAVA COSÌ […]Al tempo delle albicocche, tutti i ragazzi facevamo raccolta dei torsoli, che costituivano poi il peculio esclusivo dei più diseredati. Costretti a combattere per un tozzo di pane, difficilmente essi disponevano di contante (si fa per dire) per il giuoco. L’unità di misura dei noccioli, che nel gergo erano chiamati impropriamente “gli ossi”, era il “castello”, cioè un insieme di quattro ossi, per cui chi puntava la posta non diceva “otto ossi”, ma due castelli di ossi, e, se non era un multiplo, due castelli e uno invece di nove ossi. Il fortunato, che possedeva il contante, puntava un soldo (cinque centesimi), due soldi (dieci centesimi), una nichel (venti centesimi), mezza lira (cinquanta centesimi), in proporzione ai castelli di ossi che scommetteva il competitore. Difficilmente sul piano di giuoco, comunemente a terra, comparivano pezzi interi da una lira. Se necessario, si ricorreva anche all’acquisto di ossi con denaro, per cui ogni giorno la quotazione di essi variava secondo la domanda e l’offerta, realizzando una specie di cambio della strada. Dopo anni, qualcosa di simile mi capitò di osservare nel plesso Vittorio Veneto di Lentini tra i miei ragazzi di scuola elementare, i quali, prima di entrare in classe, negoziavano tra loro i fumetti di seconda mano con spiccioli oramai fuori circolazione, acquistati al cambio della strada… Italico L. Troja, in «La mia “prima etade”», |
La
Cupola della Chiesa Madre di Avola |
Prima
di adesso
![]() foto ©Ciccio Urso |
Adesso
![]() foto ©Ciccio Urso |
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