Il
dottor Alfredo Perez
Luigi Alfredo Perez - ma tutti lo chiamavano Alfredo - nacque
ad Avola l1\12\1868, dal dottor Raffaele e da Marianna Loreto.
Sia il padre che il nonno paterno erano stati ottimi medici per
cui era più che scontato che egli stesso conseguisse, presso
lUniversità di Catania, la laurea in Medicina e Chirurgia,
il che avvenne il 3\12\1892.
Anche se i suoi meriti maggiori, che da soli lo rendono degno
di essere ricordato, sono da ri,cercare nelle straordinarie capacità
professionali, che non furono mai disgiunte da una grande umanità
e, in alcune eccezionali circostanze, da un autentico spirito
di abnegazione, non si possono tuttavia ignorare altre grandi
qualità, come la tenace passione per lo studio, la vastissima
cultura e uninnata bontà danimo. I suoi interessi
culturali, oltre a quello specialissimo per la medicina, spaziavano
dalla conoscenza dei classici - allora molto di moda -, alla storia,
alla politica e alle arti. Fu dotto e brillante conferenziere
e scrisse parecchi saggi scientifici, monografie varie e articoli
di storia locale.
Una così marcata disposizione alla cultura e agli studi
era un evidente retaggio di famiglia. Tra i suoi ascendenti si
segnalano infatti il bisnonno Raffaele Perez, Giurato di Avola
nel 1805 e nel 1808; il nonno Vincenzo (1800-19\10\1850), valoroso
medico e filantropo, nonché socio dellAccademia Gioenia
di Catania; un Gaetano, canonico della Chiesa di Avola; il padre
Raffaele (4\8\1838-9\6\1892), valente medico, amministratore comunale,
poeta e conferenziere; lo zio Gaetano, avvocato e amministratore
comunale; il fratello maggiore Vincenzo, giurista, poeta e conferenziere.
Dopo la laurea tornò ad Avola e vi iniziò la carriera
di medico che interpretò come una vera e propria missione,
curando gratuitamente e, a volte, anche soccorrendo, con la massima
discrezione, gli ammalati meno abbienti. Il suo comportamento
gli guadagnò la stima incondizionata di tutti gli avolesi.
In politica, seguendo le tradizioni di famiglia, aderì
al Partito Vecchio (riconducibile grosso modo allala moderata
della Destra Storica) e vi rimase fedele fino in fondo. In diverse
occasioni fu eletto consigliere comunale e ricoprì le cariche
di assessore e di prosindaco, sia in amministrazioni guidate dal
suo partito che in altre guidate dal Partito Nuovo; tuttavia si
astenne sempre dalle vendette politiche di bassa e bassissima
lega allora molto in voga, tanto da essere rispettato da tutti
indistintamente. Anzi, in più di unoccasione, aiutò
e difese esponenti politici che, battuti alle elezioni , venivano
osteggiati al limite della persecuzione dai vincitori del momento.

La casa natale di Alfredo Perez
in Piazza Regina Elena
ai primi del 1900 |
Il
Gubernale, che forse lo avrebbe voluto più deciso e determinato
nel partecipare alla vita politica, così si espresse nei
suoi riguardi: Per la verità dobbiamo dire che i
suoi modi naturalmente gentili, il suo pensare squisitamente elevato,
non gli avevano dato un carattere fermo; per cui Egli subì
lazione a volte deleteria, regressista o per lo meno stazionaria
di varie amministrazioni, tanto che fu costretto a dimettersi
dalla carica di Assessore
. Il cauto giudizio dellamico,
potrebbe indurci a pensare che il Perez non fosse tagliato per
la politica, ma dobbiamo anche considerare che la professione
esercitata nel modo precedentemente illustrato e la passione per
lo studio non dovevano lasciargli molto tempo da dedicare ad altro.
In ogni caso, se Avola perdette un buon amministratore, guadagnò
in compenso qualcosa di più e di meglio.
Tutte le epidemie, allora purtroppo alquanto frequenti (meningite,
vaiolo, colera, fino alla disastrosa spagnola del
1918), lo videro sempre in prima linea, anche nello spronare le
inerti amministrazioni comunali affinché si mettesse riparo
alle spaventose carenze igieniche in cui versava allora il paese.
A tal proposito è sintomatico laneddoto riferito
a un sindaco del tempo che accumulava onorificenze varie e gli
elogi annuali del prefetto perché riusciva a chiudere sempre
in attivo i bilanci comunali. Pressato insistentemente dal Perez
e da altri consiglieri affinché si adoperasse per portare
al più presto lacqua potabile ad Avola, si oppose
a lungo alla richiesta che avrebbe sicuramente sconvolto la sua
politica finanziaria e, per sottolineare linutilità
della spesa, ripeteva sempre la stessa frase:Me nannu
vivìa acqua ri puzzu, me patri vivìa acqua
ri puzzu e iu vogghju cuntinuari a-bbìviri acqua ri puzzu!.
Casualmente morì di malaria.
Ciò che colpisce maggiormente nella figura del dottor Perez
era il suo essere a un tempo medico di prima linea in un paese
di provincia e pubblicista di dotte e acutissime osservazioni
scientifiche che deduceva dalla pratica quotidiana e poi inviava
a riviste scientifiche di importanza nazionale, come la Gazzetta
degli Ospedali e delle Cliniche: molti di questi articoli
venivano poi pubblicati anche dalla Editrice Vallardi di Milano.
Si recava a piedi a visitare i malati nelle loro case (gli ambulatori
privati erano ancora di là da venire e la carrozza la usava
quando lo chiamavano i ricchi i quali, come spesso si usava allora,
lo pagavano in natura) e, contemporaneamente, intratteneva rapporti
culturali ad alto livello.
Il primo articolo che ci è capitato di vedere è
del 30\6\1904 e si intitola: Intorno ad una epidemia di
meningite cerebro spinale. A proposito di quellepidemia
il Gubernale scrisse : Nel gennaio di quellanno la
terribile epidemia infieriva in Spaccaforno (Ispica era
uno dei paesi dellallora provincia di Siracusa che lasciavano
maggiormente a desiderare in quanto a condizioni igieniche vedi
L. Arminio, Spaccaforno nel secolo decimonono, ed.
Comune di Ispica, 1985-) allorché una certa Campisi
la importò in Avola, nel quartiere Priolo. La Campisi cessò
di vivere dopo sette giorni; e due giorni dopo del suo decesso
si attaccò dello stesso male una donna che laveva
assistita: dopo 24 ore (
) il male si propagò dal
quartiere Priolo a quello dei Cappuccini e nella via Cappellini,
dove abitavano le famiglie più indigenti e quindi più
adatte a fomentare lepidemia.
Nel suo opuscolo il Perez registrò che lepidemia
si estese a tutta la provincia di Siracusa, dal capoluogo
di provincia fino a Floridia, Francofone, Sortino, Pachino, Noto,
Pozzallo, Spaccaforno, Modica. (Facciamo notare che nel
1904 la provincia di Siracusa comprendeva anche lattuale
provincia di Ragusa). Essa toccò lacme nei
mesi di gennaio, febbraio e marzo (e) generalmente venivano colpiti
glindividui di tutte le età, appartenenti alla classe
agricola, che prevale per numero nel mio paese e che dà
il maggior contingente alla malaria. (
) Il numero complessivo
degli attaccati da gennaio ai primi di giugno è stato di
47, di cui 33 morti e 14 guariti.
Al primo articolo seguirono: Brevi note sulla intossicazione
chinica, del 22\5\1905; La lepra in Avola, sempre
del 1905 e, purtroppo introvabile; Sulla malattia di Stokes
Adams, del maggio 1906; Presenza di Oxyuris vermicularis
in uova di pollo, dellagosto 1906; Caso clinico
di morbo di Addison, del novembre 1906; Nota clinica
sulla nefrite da orecchioni, del 18\11\1907; Caso
clinico di febbre isterica, dellagosto 1909; Singolare
caso clinico di anuria isterica, del 1913.
Nel 1909 fu nominato socio della Società degli Intellettuali
di Catania. Presidente e fondatore dellassociazione patriottica
Pro Trento e Trieste, allentrata dellItalia
nella Prima Guerra Mondiale, fu nominato presidente del locale
Comitato per lassistenza Civile, in seno al quale
portò il suo notevole contributo morale e materiale.
Verso la fine della guerra, si scatenò nel mondo unepidemia
influenzale che passò alla storia col nome di spagnola,
la quale, colpendo popolazioni denutrite da anni di indicibili
privazioni e poco aiutate dalla mancanza di medicinali e di medici
che si trovavano quasi tutti al fronte-, provocò
milioni di morti.
Confrontando i registri sia parrocchiali che comunali dei decessi
avvenuti ad Avola, con esclusione di quelli dei militari che venivano
segnalati in ritardo e registrati a parte, risulta evidente che
la spagnola iniziò il 9 settembre e si estinse
il 31 ottobre 1918, a pochissimi giorni dalla fine della guerra.
Se confrontiamo i 625 decessi totali dei civili di quellanno
coi 353 dellanno precedente e coi 337 del successivo, possiamo
ragionevolmente supporre che lepidemia provocò circa
290 morti in appena una quarantina di giorni. Il 29 settembre
si toccò il massimo di 18 decessi totali (normalmente la
media era di circa uno al giorno). Si trattò di una tragedia
che oggi stentiamo anche solo ad immaginare: in alcuni casi, non
essendo più disponibili le bare, si provvide a costruirne
utilizzando vecchie porte di case abbandonate.
In una tale situazione di disperata emergenza rifulse in pieno
labnegazione del dottor Perez, il quale, anche a causa della
malattia dei pochi medici rimasti ad Avola, nei momenti più
difficili, si trovò a dover fronteggiare da solo lepidemia:
Mai mancò al suo dovere, mai si ritrasse dinanzi
alla minaccia del male(Gubernale). La sera rientrava a casa
letteralmente distrutto, dopo aver girato a piedi tutto il paese,
ma fece eroicamente e fino in fondo il proprio dovere. Il fatto
accrebbe ancor più la già grande stima che gli avolesi
nutrivano nei suoi riguardi e il sindaco Antonino DAgata,
con una lettera del 9\11\1918 lo lodò e lo ringraziò
ufficialmente.
Il Perez, che era già stato nominato Cavaliere della Corona
dItalia nel 1913, ottenne anche lalto riconoscimento
della Croce dei Santi Maurizio e Lazzaro, nellanno della
sua morte: oggi si potrebbe dire, in omaggio alla banalità
e alla superficialità odierne, un Oscar alla carriera.
Ci sembra alquanto singolare, e per tale motivo lo riportiamo,
il fatto che suo nonno Vincenzo, in occasione del colera del 1837,
sia rimasto anchegli e quasi da solo (anche perché
in quelloccasione alcuni medici si defilarono
per paura del contagio) a fronteggiare una situazione ancora più
tragica, tanto da meritare, oltre alle scontatissime lodi, una
eccezionale gratifica di 20 onze da parte dellamministrazione
comunale di allora. (Vedi Archivio di Stato di Siracusa, fondo
Intendenza, busta 2008).
Il colera iniziò ad Avola il 21 luglio e si estinse il
12 ottobre, provocando 479 vittime (oltre ai decessi per altre
cause) in un paese che allora non toccava i 9000 abitanti. Ogni
commento ci sembra assolutamente superfluo. A parte lo scontato
buon sangue non mente, ci è sembrato molto
opportuno segnalare che, anche allora, ci sia stato un altro dottor
Perez che abbia pienamente meritato lormai purtroppo desueto
appellativo di filantropo.
A dimostrazione di quanto lamicizia e la bontà fossero
al di sopra di tutto per il dottor Alfredo Perez, riportiamo il
suo fattivo intervento a favore del sindaco Antonino DAgata
(socialista e quindi ben lontano dalle sue idee politiche), atto
a favorirne, nel gennaio del 1923, la fuga da Avola per sottrarsi
allaggressione dei fascisti, inviperiti dal suo ostinato
rifiuto di dimettersi, malgrado fosse già stato sottoposto
a vessazioni e minacce dogni genere.
Il DAgata si rifugiò in Svizzera e da lì gli
scrisse una lettera che riteniamo un inedito degno di nota e che
riportiamo integralmente:
13.III.1923 Caro Alfredo,
Grazie del tuo biglietto. Ti sei ricordato di me, uno fra i pochi,
e perciò lho gradito di più. Godo qui unottima
salute, compenso naturale a tutte le sofferenze morali che mi
affliggono, prima fra tutte: lozio forzato che è
qualche cosa di simile ai lavori omonimi!
Sono al corrente di tutto quanto succede costà (in senso
lato
perché sono fuori dItalia). Così
viviamo un po la vita che i nostri padri ci narravano aver
vissuta sotto i Borboni!
Tutto questo principio di secolo sta riproducendo un po
il principio del secolo passato con il ritardo di qualche quindicina
danni nelle date. La rivoluzione francese e la russa hanno
costretto luna alla concessione di carte costituzionali,
laltra al riconoscimento dei diritti del lavoro, sotto la
sferza della paura. Poi
tutto, tanto allora, come ora, è
stato rimangiato e la reazione ha dominato. Ma la storia di quel
secolo stupidissimo che ci dette lunità
ed il risorgimento nulla insegna ai nostri padroni di oggi? Vivrò
sino a rivedere ripristinate le libertà elementari che
dovrebbero essere la vera forza delle nazioni civili? E ti dico
questo, perché tu mi auguri di rivedermi presto. Credi
tu che possa ritornare a casa per vedermi fatto segno a tutte
le angherie (di cui ho avuto qualche saggio) e le umiliazioni,
che sono prerogativa di tutti gli avversarii ignoranti o che tutto
questo diluvio di terrorismo e di oppressioni possa farmi fare
delle transazioni con le mie Idee e la mia coscienza?
Tutto quanto ho visto e sofferto in due anni di vera e propria
persecuzione personale, che va dalle bombe al libello, non ha
che rafforzato stabilmente nella mia coscienza le idee sempre
professate, costituendo ciò stesso la vera prova che per
la classe borghese altro ideale non cè che lo sfruttamento
dellaltra classe dominata, e lodio più profondo
verso gli eventuali esponenti. E tutto quanto ho sofferto e seguito
a soffrire non può che aver lasciato nel mio cuore odii
profondi, insanabili! Come ritornare, dunque, per ora? Per far
la vita del diminuito dei diritti civili e politici come un condannato
per truffa o furto qualificato?
Non mi resta quindi che attendere, e tu sai quanto lattesa
costi al mio cuore ed affetto di figlio!
Giorni fa un amico, con molto affetto e poca avvedutezza, mi accennava
che qualche avversario voleva abboccarsi con me! Chi sa, caro
Alfredo, qualcuno possa manifestarti qualche idea in proposito,
pregoti rassicurarli che tutti indistintamente godono il più
irreconciliabile dei miei odii, in eterno, perché nessuno
mi ha risparmiato il suo colpo di pugnale al momento buono. Io
aspetto sereno la mia ora, perché coincide col trionfo
della libertà e della Giustizia.
Ti abbraccio con affetto fraterno, Tuo affezionato (?) Nino
Tale era il rispetto che il Perez godeva ad Avola che nessuno
lo censurò per questamicizia pericolosa
e anzi, quando ad un altro medico avolese, il dott. Gaetano DAgata
detto Varbazza, socialista irriducibile, fu proibito da alcuni
fascisti di uscire di casa, egli lo accompagnò in giro
per il paese fino a quando non decadde la proibizione: la sua
compagnia fu una garanzia assoluta per il minacciato.
Purtroppo gli ultimi anni della sua vita furono grandemente amareggiati
da una grave disgrazia: Lunico figlio maschio, Raffaele,
promessa infallibile di un degno continuatore dellopera
paterna, fu colpito da un male progressivo e incurabile
che consumarono lentamente il padre e lo portarono, forse, ad
una morte prematura. Preferiamo che la triste esperienza venga
descritta da due suoi illustri contemporanei, i quali, astenendosi
una volta tanto dalla retorica allora tanto di moda, si espressero
con una sincerità daccenti davvero toccante.
Gubernale (Vedi Cenni bio-bibliografici di Alfredo Perez,
Noto 1927): Egli seguì tutte le fasi del male; lassistette
lo curò con amore intenso, con costanza; ma poiché
il male si mostrava ribelle ad ogni cura paterna, il Perez vide
il suo caro perduto
e dal suo labbro sparve il dolce sorriso
abituale
e visse gli ultimi anni come un malato.
Caja (Vedi Prefazione ai Cenni di cui
sopra): Dopo che gli ebbero tolto lunico figlio per
internarlo
Alfredo Perez non visse più: cominciò
a morire
Invecchiato improvvisamente di centanni,
andava per le case dei suoi malati, tutto raccolto nel suo grande
dolore muto
Non era più un Uomo: era unOmbra!
Gli parlavo per distrarlo dal suo dolore, ma i suoi occhi
vagavano per ignote lontananze, in cerca dun Luogo di pena,
che chiudesse la sua pena. Così visse i suoi ultimi mesi,
finché la morte nebbe pietà e se lo portò
via
E portandolo via non spezzò unesistenza,
ma abbassò il sipario su una tragedia vivente.
Il dottor Alfredo Perez morì il 28 agosto 1926.
Il funerale si trasformò nel corale, commosso abbraccio
di unintera cittadinanza che, senza distinzioni di ceto
e di idee politiche, aveva capito di aver perduto per sempre un
bene inestimabile.
Corrado Appolloni
In Avolesi nel mondo Anno 5 N. 3
Dicembre 2004
.