A PROPOSITO DEL CONCORSO ''ANTOLOGIA INCHIOSTRO E ANIMA 2010-2011 - IN MEMORIA DI ANTONIO CALDARELLA''
E A PROPOSITO DELLA POSSIBILITA' CHE IN QUEL CONCORSO C'ERA, DI PARTECIPARE CON
UNO ''Scritto
teatrale a tema libero in lingua italiana''
OPPURE CON UNA ''Sceneggiatura
di un cortometraggio a tema libero'' CI FA PIACERE RIPROPORRE UNO SCRITTO di Antonio Caldarella del 1997
Il ''Caso Gallo'', da cui prende spunto Antonio Caldarella per questa rappresentazione teatrale, nasce nell'ottobre 1954, in contrada ''Cappellani'', nella montagna d'Avola, nell'abitazione rurale dei fratelli Salvatore e Paolo Gallo e con la scomparsa di uno dei due, Paolo, a seguito di una violenta lite tra i due. Il fratello Salvatore fu accusato di omicidio e di averne nascosto il corpo, cosa che risulto' non vera qualche anno dopo.
''Avola in Laboratorio'' organizzo' una conferenza su questo caso ad Avola il 16
dicembre del 1995, con la relazione dell'avv. Piero Filliley, che era stato a suo tempo difensore di Salvatore
Gallo, ingiustamente condannato all'ergastolo per avere assassinato il fratello Paolo.
Fu un gravissimo errore giudiziario! Dopo qualche anno, infatti, fu individuato vivo e vegeto in territorio ragusano il Paolo Gallo e il fratello Salvatore pote' riconquistare la liberta', dopo quasi otto anni di reclusione a Ventotene.
Antonio Caldarella partecipo' al dibattito di quella conferenza di ''Avola in laboratorio'' e ci consegno' questa scrittura, che pubblicammo nel n. 1 dei ''Quaderni dell'Orso'' della Libreria Editrice Urso.
UN'IPOTESI DI MESSINSCENA DEL ''CASO GALLO''
Il teatro ha nel buio il principale complice visivo e nel silenzio il suo principale complice sonoro. Senza questi due complici non si ha il furto teatrale, quel furto, per cui l'arte e l'artista rubano immagini e suoni quotidiani onde restituirli alterati e decodificati ad occhi ed orecchie rese piu' sensibili da tale alterazione.
''Rimetti a noi i nostri buii e i nostri silenzi quotidiani, come noi li rimettiamo ai nostri spettatori''. Queste potrebbero recitare l'evangelizzazione del rito teatrale.
Scomparso, missing, desparecido.
Aggettivi che fanno riaffiorare memorie storiche non ancora sopite, assenze che lasciano, ancora adesso, vuoti incolmabili e sensi di colpa etici, sociali e civili in chiunque di noi, avverta il passaggio dalla societa' borgo al villaggio globale.
In questo buio teatrale, all'aprirsi del sipario ed all'accendersi di una debolissima luce, lo spettatore riconoscera' il palcoscenico divenuto e scenografato quale aula di tribunale, tempio della giustizia, luogo deputato al rito della verita'; ahime' spesso: ''Teatro maggiore di quello vero''.
Scomparso, missing, desparecido.
Non c'e' nessuno in scena, si intravedono sul tavolo della corte, chiaramente riconoscibili quali reperti giudiziari: una coppola, un asciugamani di spugna, una camicia e un pantalone sporchi e lisi.
Tali oggetti sono riconoscibili quali reperti di polizia giudiziaria, dalla loro disposizione sul cellophane che copre il tavolo della corte.
Alzando il tono della luce, sono riconoscibili piccole pozze di liquido rosso sulla plastica.
Una pietra sospesa al graticcio del teatro da un filo a piombo oscilla come un arcaico metronomo.
BUIO TOTALE - un grido di donna ''L'AMMAZZASTIVU!''.
La luce si riaccende svelando, sulla destra-proscenio, una gabbia di detenzione. Dentro di essa un ragazzino ed un uomo immobili guardare nel buio della sala.
BUIO.
Al riaccendersi della luce nella gabbia v'e' solo il ragazzo. Egli esce dalla gabbia, scende dal proscenio in sala, sussurra: l'ammazzastivu come se fosse ossessionato. Porta in mano una ciotolina di latte. In sala prende per mano uno degli spettatori e risalendo al proscenio lo porta a sedere con lui nella gabbia, richiudendola.
BUIO- due voci.
Voce uno: ''SPOGLIATEVI!''.
Voce due: ''PERCHE'?''
Voce uno: ''VOGLIO VEDERE SE AVETE GRAFFI O FERITE''.
Rumore di passi, brusio, voci di folla fino al riaccendersi della luce.
Inizia il processo vero e proprio con attori che recitano le varie fasi del dibattimento. In dei flashes teatrali viene esplicitata la storia e l'iter giudiziario del caso.
Nei bui tecnici che consentono l'avvicendarsi dei personaggi il ragazzo porta, con la stessa operazione, ogni volta un altro spettatore nella gabbia, scambiandolo con il precedente ivi rinchiuso.
BUIO - FINALE.
Lettura della sentenza - luce abbagliante sul pubblico - di condanna di Salvatore e Sebastiano Gallo, riconoscibili ambedue nella gabbia come da inizio pie'ce.
BUIO. Adesso, la scena e' vuota un uomo con una coppola e una torcia in mano svela la scena vuota. Si muove come cercando di nascondersi.
BUIO. Al riaccendersi di una debole luce rossa, sul palcoscenico v'e' soltanto un piccolo albero di Natale. Si spegne la luce rossa e rimane visivamente solo l'intermittenza dell'albero di Natale.
Nell'intermittenza e' riconoscibile l'oscillazione della pietra-metronomo.
In sala tutti i personaggi sussurrano tra il pubblico: ''L'AMMAZZASTIVU!''.
Una voce recitante (registrata) recita:
''Dicono: Tempio della Giustizia: parola fascinosa; pero', non e' vera: questo e' il difetto. Il luogo e' teatro. Ecco: teatro maggiore di quello vero. Si ride e si piange li'. Verita' e menzogne, frode e ingenuita' si mescolano''.
SIPARIO.
,
Antonio Caldarella
(in AVOLA IN LABORATORIO, ''Il caso Gallo - Quarant'anni dopo'', Libreria Editrice Urso, Avola 1997, € 3,00 ) |