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Noto CattedraleEsiste una città d'oro. È la capitale di un sogno oppure potrebbe essere la pagina di un diario di questa storia composita, variegata e bizzarra. La storia di Sicilia dove tutto è possibile, dove tutto è stato. Esiste una città di sfarzi quasi eccessivi, ricca, esageratamente esibita agli occhi del visitatore. Una città dove il silenzio è la lingua di chi giunge e può contemplare, oppure "entrare in scena" diventando, su tale eccezionale palcoscenico, protagonista di una segreta fantasia.
Sto parlando di Noto. E mentre di Noto scrivo e parlo, io, ancora una volta, non ho parole. Come quando giungendovi, per la seconda o la terza volta, ho provato la meraviglia della sorpresa. Ed ogni volta mi chiedo perché.
ImmacolataSe penso alla magnificenza e allo sfarzo grandioso di molte città italiane che hanno mozzato il fiato ad ogni visitatore, dovrei riflettere sul fatto che, in fondo, Noto, è ben più piccina, nascosta, modesta. Eppure Noto mi prende come un battere spasmodico del cuore, una eccitazione alle tempie, un calore per il corpo e per il viso, una frenesia, una voglia quasi di piangere. È forse il suo colore, la sua materia di arenaria, o forse le forme, i disegni, il Barocco. I balconi dei palazzi antichi mostrano presenze che sembrano frutto di deliri allegri o tragici di artisti sconosciuti e stravaganti, anch'essi presi da un calore alla testa ed alle guance nel momento in cui concepivano piccoli mostri suggestivi, affascinanti sirene con il volto da leone o nani, mostruosi nel corpo ma dal volto di angeli.

infiorataNoto è grande di una grandezza ideale e grande di un significato che non è palese, ma intrinseco. Un segreto che si sa che c'è ma che forse deve restare segreto, un progetto, un'intenzione. Sta di fatto che io non ho mai voluto attingere a fonti storiche per saperne di più di questa città e delle sue passate glorie. No. Lo desidero, al contrario di come di solito mi accade con altri luoghi di Sicilia, saperla solo per istinto, coi sensi, conoscerla con gli occhi e con l'emozione, immaginarne i misteri, le motivazioni, la magia e prendere per buono solo ciò che la fantasia mi suggerisce.
È un errore? Non importa. Quando sono a Noto rinvigorisce la favola che c'è in me, prende il via il poeta, risorge il visitatore dei secoli passati, polveroso e affascinato; a bocca aperta contempla. Io ringrazio Noto per esistere predisponente al sogno. Creativa per ogni animo che vuol creare anche il capolavoro di un momento, vissuto spalancando lo sportello della macchina su grandi piazze su cui si riflette la luce calda dei palazzi e delle chiese, riverbero di un sole d'oro. Esiste il conforto, a Noto, di gente che sorride gentile, di cibo e vino buoni, di odore di una sapienza strana, e l'afrodisiaco abbandono a certe deliziose granite di gelsomino, gelso, menta, limone e fragola.

Marilena MontiIsola
MARILENA MONTI, pagine 69 e 70 di
L'isola signora. Emozioni in Sicilia, pagine 160, € 12,00 acquistaAcquista

Novità di luglio 2005

 

 

Questo volume è una proposta di itinerari siciliani che si muovono davanti ai nostri occhi e che la fretta e la disattenzione ci impediscono di focalizzare. È l'emozione la chiave di lettura. Una serie di piccoli racconti di incontri, di luoghi.
A tela di ragno percorsa e ripercorsa questa Sicilia è riproposta, infine in "appunti di viaggio" ambientati nelle vie dei paesi, sulle autostrade assolate, nel caos metropolitano, nello scirocco di spiagge deserte, negli occhi arguti dei ragazzini, nella sapiente disperazione dei vecchi, nella creatività fantasiosa della gente comune.
Attraverso il passato, nel presente che talvolta è già futuro, si frammischiano la memoria e la paura, il disagio e la nostalgia, la rabbia e sempre ancora l'incanto.
Marilena Monti salva a tutti i costi “la sua Sicilia” pur riconoscendo quanto sia difficile capirla ed amarla. Di alcuni luoghi racconta più di una volta perché più di una volta ci è tornata, ne è rimasta catturata o ha voluto ricordarli, né ha tentato di “non ripetersi” giacché ogni ripetizione non è mai uguale a se stessa.
Questo diario d'amore con l'isola, profondamente umano e umanizzante, conflittuale e dolce è comunque desiderio forsennato di riscatto della dignità, della generosa bellezza, della ricchezza innegabile di quest'Isola signora.

"PALERMO MIA PERDUTA, MIA PAURA…"

di Marilena Monti

Non ci torno spesso. Da due anni vivo nella città di Castelvetrano- Selinunte, direttore artistico di un teatro. E quando torno a Palermo, lasciando tutti gli incantesimi del palcoscenico, delle quinte, della magia che un teatro contiene in sé… mi sento percorsa da un brivido di paura. Vado a Palermo e sento che non la troverò. Mi manca, come un amore perduto, come qualcuno che abbia tradito la nostra devozione, come una fiducia mal riposta, come un sogno che era solo sogno… La ricordo, così da lontano, com’era quando ad occhi spalancati, innamorati, la scoprivo, la percorrevo, la cantavo, la raccontavo al mondo ed era "veramente" la mia casa, la madre generosa, l’amica del mio cuore.

Vivere nel centro storico, curarne le ferite con l’amore degli occhi, sperando, credendo che un groviglio così grande in bellezza e storia, di piazze, vicoli, strade, mercati, chiese, palazzi…dovesse muovere il cuore di chiunque a sanarne le ferite delle guerre e del tempo.

Vivevo a Piazza Marina, ero al centro dell’universo, ero collegata alla storia di tutti i popoli, ero nell’utero del mondo, delle civiltà calde e creative, ero la signora di un regno di infinita ricchezza…

E mi sentivo al sicuro. Le notti percorse a piedi col calore delle pietre e la solerte cura di lampioni e magnolie. Non poteva accadermi nulla. Ricordo i canti nei vicoli e la quiete di certe sere quando il centro storico si ammantava di una ridente malinconia e la sua gente non poteva perpetrare volgarità… Ero così felice della mia città, della mia scelta di vivere nel centro storico, ero così orgogliosa, come se quella bellezza l’avessi fatta io. Mi invidiavo, persino per tutta quella fortuna.

Poi giunsero jene e sciacalli e pizzerie troppe e mercati di ogni genere per spacci di pezzi rubati ai palazzi, e prostitute di tutti i colori e bruti della notte, coltellate, rumori intollerabili, traffico, bottiglie di gin scagliate sul bersaglio magnolia. Ho visto moltiplicarsi le blatte orrende e i topi. Ho visto le siringhe sul prato. E l’acqua mancava sempre, perché tutte le pizzerie si bevono quella poca che la città eroga! Sono andata via dalla Piazza Marina. Ho acquistato una casa in corso Vittorio Emanuele, in un palazzo del 700, brutalmente lacerato da una bomba. Ma non ho smesso la paura: ancora pizzerie mi sorgono e stigghiolerie e panellerie, sotto la camera da letto, in via dei Chiavettieri e il corso alita peste di automobili incessanti di giorno e di notte. Lo smog mi uccide. Nere persino le pagine dei libri rivolti, faccia a muro , tra gli scaffali, nera la biancheria riposta nei cassetti… Le blatte, i topi, le siringhe nell’androne e al colmo, pure la minaccia di un pub dentro l’androne stesso… e l’abusivismo intorno, ognuno è padrone, costruisce, demolisce, si allarga, si ritaglia spazi. E prostitute di ogni colore e coltellate nella notte e bottiglie scagliate contro i lampioni accesi. E l’acqua manca perché i locali se la bevono tutta e i ladri ti rubano tutto, dalla bicicletta al motorino per l’acqua… E i ladri si portano via pezzi del tuo palazzo e tu chiami il 113 e ti senti rispondere che "tanto per 4 mattonelle…." Non ci sono né uomini né mezzi. E il sabato le mattonelle sono lì a Piazza Marina, e le puoi comprare, antiquariato sicuro, fra paccottiglie e rottami…

Palermo si autodivora: quello che conta è che ci siano 15 locali nella piazza più bella del mondo. Che essa sia diventata invivibile non interessa. Ciò che conta è masticare. Questo ha scelto la classe politica che regge le sorti della sfortunata mia città. Le muffe, le crepe, le urla, il veleno, gli schiamazzi ubriachi tutte le notti, fino alle 4…che importa. Tanto "loro" non ci vivono e non ci dormono… E i crolli…che importa…palazzo più, palazzo meno, ce ne sono così tanti! È o non è il centro storico più grande d’Europa! E allora che cadano le vecchie case, l’importante che non si faccia troppo chiasso quando alle poche piogge un palazzo viene giù: che si spazzino in fretta le macerie…e i corpi…

Mia bella di gelsomini e pomelie: hanno fatto in modo che io smettessi di amarti. Mi sento tradita, io tuo poeta, maledettamente innamorata delle tue sere colore di pervinca, io sto bene lontana da te. E quando torno mi fai paura e mi fa paura la mia gente e la mia casa… Vorrei dirti "difenditi", scaccia via i turchi del tuo stesso sangue, maestri d’arroganza e d’ignoranza. Scaccia, mia bella perduta, i tuoi figli nemici. Mangiali, divorali, per salvarti, per salvarci, coloro che ti amammo… Alza la fronte verso il sole, ritorna ad essere sovrana del tuo decoro.

e inoltre...Per Marilena Monti

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