LA QUARTA VIA |
15-05-2005 inserito da ciccio; categoria Il Giardino Zen di Avola. ![]() vedi: http://www.gurdjieff.org/ Gurdjieff: In verit‡, soltanto líuomo che possieda i quattro corpi completamente sviluppati puÚ essere chiamato Uomo nel pieno senso della parola. CosÏ, líuomo compiuto possiede numerose propriet‡ che líuomo ordinario non possiede. Una di queste propriet‡ Ë líimmortalit‡. Tutte le religioni e tutti gli insegnamenti antichi contengono líidea che con líacquisizione del quarto corpo líuomo acquista líimmortalit‡; e tutte indicano delle vie per acquisire il quarto corpo, ossia líimmortalit‡. In relazione a ciÚ, alcuni insegnamenti paragonano líuomo ad una casa di quattro stanze. Líuomo vive in una sola, la pi? piccola e la pi? povera di tutte, senza supporre minimamente, fino a quando non glielo si dice, líesistenza delle altre, che sono piene di tesori. Quando egli ne sente parlare, incomincia a cercare le chiavi di queste stanze, e specialmente della quarta, la pi? importante. E quando un uomo ha trovato il mezzo di penetrarvi, diventa realmente il padrone della sua casa, perchË Ë soltanto allora che la casa gli appartiene completamente e per sempre. La quarta stanza d‡ allíuomo líimmortalit‡ e tutti gli insegnamenti religiosi si sforzano di indicargli il cammino verso di essa. Vi Ë un grandissimo numero di strade, pi? o meno lunghe, pi? o meno dure, ma tutte, senza eccezione, conducono o cercano di condurre in una stessa direzione, che Ë quella dellíimmortalit‡. Líimmortalit‡ non Ë una propriet‡ con la quale líuomo nasce, ma una propriet‡ che puÚ essere acquisita. Tutte le vie che conducono allíimmortalit‡, quelle che sono generalmente conosciute e le altre, possono essere ripartite in tre categorie: 1. La via del fachiro. 2. La via del monaco. 3. La via dello yogi. La via del fachiro Ë quella della lotta con il corpo fisico, Ë lunga, difficile e incerta. Il fachiro si sforza di sviluppare la volont‡ fisica, il potere sul corpo. Egli vi riesce attraverso terribili sofferenze, torturando il corpo. Tutta la via del fachiro Ë fatta di esercizi fisici incredibilmente penosi. Egli sta in piedi, nella medesima posizione, senza un movimento, per ore, giorni, mesi o anni; oppure siede con le braccia tese, su un nudo sasso, al sole, alla pioggia, alla neve; oppure si infligge il supplizio del fuoco o quello del formicaio in cui egli tiene le gambe nude, e cosÏ via. Se non cade ammalato o non muore, si sviluppa in lui ciÚ che puÚ essere chiamato volont‡ fisica ed egli raggiunge allora la possibilit‡ di formare il quarto corpo. Ma le altre sue funzioni, emozionali e intellettuali, rimangono non sviluppate. Egli ha conquistato la volont‡, ma non possiede niente cui applicarla, non puÚ farne uso per acquistare la conoscenza o perfezionare se stesso. In generale, Ë troppo vecchio per cominciare un lavoro nuovo. Ma dove vi sono scuole di fachiri, si trovano pure scuole di yogi. Generalmente gli yogi non perdono di vista i fachiri. E allorchÈÇ un fachiro raggiunge ciÚ a cui aspirava, prima di essere troppo vecchio, essi lo prendono in una delle loro scuole, dove per prima cosa lo curano e ricreano in lui il potere di movimento, dopo di che incominciano ad istruirlo. Un fachiro deve imparare di nuovo a parlare e a camminare come un bimbo piccolo. Ma egli possiede ora una volont‡ che ha superato difficolt‡ incredibili e che potr‡ aiutarlo a superare le difficolt‡ che l'attendono ancora nella seconda parte del suo cammino, allorchÈÇ si tratter‡ di sviluppare le sue funzioni intellettuali ed emozionali. Non potete immaginarvi le prove alle quali si sottomettono i fachiri. Non so se voi abbiate mai visto veri fachiri. Io ne ho incontrati molti; mi ricordo di uno di essi che viveva nel cortile interno di un tempio indiano; ho perfino dormito al suo fianco. Giorno e notte, per vent'anni, egli si era tenuto sulla punta delle dita dei piedi e delle mani. Non era pi? capace di raddrizzarsi neÇ di spostarsi. I suoi discepoli lo portavano a braccia, lo conducevano al fiume dove lo lavavano come un oggetto. Ma un tale risultato non si ottiene in un giorno. Pensate a tutto ciÚ che aveva dovuto superare, alle torture che aveva dovuto subire per raggiungere quel grado. E un uomo non diventa fachiro per sentimento religioso, o perchÈÇ egli comprenda le possibilit‡ e i risultati di questa via. In tutti i paesi d'Oriente dove esistono fachiri, il popolino ha l'usanza di votare ai fachiri un ragazzo nato dopo qualche avvenimento felice. Accade anche che i fachiri adottino degli orfani o acquistino i figli di povera gente. Questi bambini diventano loro allievi e li imitano di buon grado, o vi sono costretti; alcuni lo fanno solo esteriormente, ma altri col tempo diventano realmente fachiri. Si aggiunga che altri seguono questa via semplicemente per essere stati colpiti dallo spettacolo di qualche fachiro. Accanto a tutti i fachiri che si possono vedere nei templi, si trovano persone che li imitano, sedute o in piedi, nella stessa posizione. Costoro non lo fanno a lungo, certamente, ma a volte per parecchie ore. E accade anche che un uomo, entrato per caso in un tempio in un giorno di festa, dopo aver cominciato ad imitare qualche fachiro che l'aveva particolarmente impressionato, non ritorni a casa mai pi? ma si aggiunga alla folla dei suoi discepoli; pi? tardi, col passare del tempo diventer‡ anche lui un fachiro. Capirete che io in questi casi non do pi? alla parola 'fachiro' il suo senso proprio. In Persia, la parola fachiro indica semplicemente un mendicante; in India. i giocolieri, i saltimbanchi sono soliti chiamare se stessi fachiri. Gli europei, soprattutto gli europei istruiti, danno molto spesso il nome di fachiro agli yogi come pure a monaci erranti di diversi ordini. Ma in realt‡ la via del fachiro, la via del monaco e la via dello yogi sono completamente differenti. Non ho parlato finora che dei fachiri. Questa Ë la prima via. La seconda Ë quella del monaco. » la via della fede, del sentimento religioso e del sacrificio. Un uomo che non abbia fortissime emozioni religiose e una immaginazione religiosa molto intensa non puÚ diventare un monaco nel vero senso della parola. Pure la via del monaco Ë molto dura e molto lunga. Il monaco passa degli anni, decine di anni a lottare contro se stesso, ma tutto il suo lavoro Ë concentrato sul secondo corpo, ossia sui sentimenti. Sottomettendo tutte le altre emozioni a una sola emozione, la fede, egli sviluppa in se stesso l'unit‡, la volont‡ sulle emozioni. Ma il suo corpo fisico e le sue capacit‡ intellettuali possono restare non sviluppate. Per essere in grado di servirsi di ciÚ che egli avr‡ raggiunto, dovr‡ coltivarsi fisicamente e intellettualmente. Questo non potr‡ essere condotto a buon fine se non mediante nuovi sacrifici, nuove austerit‡, nuove rinunce. Un monaco deve ancora diventare uno yogi e un fachiro. Rarissimi sono coloro che arrivano cosÏ lontano; pi? rari sono ancora coloro che superano tutte le difficolt‡. La maggior parte muoiono prima o non diventano monaci che in apparenza. La terza via Ë quella dello yogi. … la via della conoscenza, la via dell'intelletto. Lo yogi riesce a sviluppare il suo intelletto, ma il suo corpo e le sue emozioni restano da sviluppare e, come il fachiro ed il monaco, egli Ë incapace di trarre profitto da ciÚ che ha realizzato. Egli sa tutto, ma non puÚ fare nulla. Per diventare capace di fare deve conquistare il dominio sul suo corpo e sulle sue emozioni. Per riuscirvi, deve rimettersi al lavoro ed egli non otterr‡ alcun risultato se non con degli sforzi prolungati. PerÚ in questo caso ha il vantaggio di comprendere la sua posizione, di conoscere ciÚ che gli manca, ciÚ che deve fare e la direzione da seguire. Ma, come sulla via del fachiro e del monaco, rarissimi sono coloro che acquistano una tale conoscenza sulla via dello yogi, ossia raggiungono il livello in cui un uomo puÚ sapere dove va. La maggior parte si arrestano ad un certo grado e non vanno oltre. Le vie si differenziano l'una dall'altra anche nella loro relazione con il maestro o guida spirituale. Sulla via del fachiro un uomo non ha maestro nel vero senso di questa parola. Il maestro in questo caso non insegna, serve semplicemente da esempio. Il lavoro dell'allievo consiste nell'imitare il maestro. L'uomo che segue la via del monaco ha un maestro, e una parte dei suoi doveri, una parte del suo compito, Ë di avere nel suo maestro una fede assoluta, egli deve sottomettersi assolutamente a lui, in obbedienza. Ma l'essenziale sulla via del monaco Ë la fede in Dio, l'amore di Dio, gli sforzi ininterrotti per obbedire a Dio e servirlo, anche se nella sua comprensione dell'idea di Dio e del servizio di Dio puÚ esservi una grande parte di soggettivit‡ e molte contraddizioni. Sulla via dello yogi senza un maestro non si puÚ fare nulla e non si deve fare nulla. L'uomo che abbraccia questa via deve, all'inizio, imitare il suo maestro come il fachiro e credere in lui come il monaco. Ma in seguito diviene gradualmente il maestro di se stesso. Egli impara i metodi del suo maestro e si esercita gradualmente ad applicarli a se stesso. Ma tutte le vie, la via del fachiro come le vie del monaco e dello yogi hanno un punto comune: tutte incominciano da ciÚ che vi Ë di pi? difficile, un cambiamento di vita totale, una rinuncia a tutto ciÚ che Ë di questo mondo. Un uomo che ha una casa, una famiglia, deve abbandonarle, deve rinunciare a tutti i piaceri, attaccamenti e doveri della vita, e partire per il deserto, entrare in un monastero o in una scuola di yogi. Fin dal primo giorno, dai primi passi sulla via egli deve morire al mondo; soltanto cosÏ egli puÚ sperare di raggiungere qualcosa su una di queste vie. In una vita ordinaria, per quanto colma di interessi filosofici, scientifici, religiosi o sociali, non vi Ë nulla e non puÚ esservi nulla che offra le possibilit‡ contenute nelle vie. Infatti, esse conducono o potrebbero condurre l'uomo all'immortalit‡. La vita mondana, anche la pi? riuscita, conduce alla morte e non potrebbe condurre a nient'altro. L'idea delle vie non puÚ essere compresa, se si ammette la possibilit‡ di un'evoluzione dell'uomo senza il loro aiuto. Per cogliere líessenza di questo insegnamento, Ë indispensabile comprendere che le vie sono gli unici metodi che possono garantire lo sviluppo delle possibilit‡ nascoste dellíuomo. CiÚ mostra díaltronde come un tale sviluppo sia raro e difficile. Lo sviluppo di queste possibilit‡ non Ë una legge. La legge per líuomo Ë una esistenza nel cerchio delle influenze meccaniche., Ë lo stato di "uomo macchina". La via dello sviluppo delle possibilit‡ nascoste Ë una via contro la natura, contro Dio. CiÚ spiega le difficolt‡ e il carattere esclusivo delle vie. Esse sono ardue e strette. Ma al tempo stesso nulla potrebbe essere raggiunto senza di esse. Nellíoceano della vita ordinaria, e specialmente della vita moderna, le vie sono un fenomeno piccolo, appena percettibile, che, dal punto di vista della vita stessa, non ha la minima ragione di essere. Ma questo piccolo fenomeno contiene in se stesso tutto ciÚ di cui líuomo puÚ disporre per lo sviluppo delle sue possibilit‡ nascoste. Le vie si oppongono alla vita di tutti i giorni, basata su altri principÓ e assoggettata ad altre leggi. In ciÚ consiste il loro potere e il loro significato. In una vita ordinaria, per quanto colma di interessi filosofici, scientifici, religiosi o sociali, non vi Ë nulla e non puÚ esservi nulla che offra le possibilit‡ contenute nelle vie. Infatti, esse conducono o potrebbero condurre líuomo allíimmortalit‡. La vita mondana, anche la pi? riuscita, conduce alla morte e non potrebbe condurre a nientíaltro. Líidea delle vie non puÚ essere compresa, se si ammette la possibilit‡ di una evoluzione dellíuomo senza il loro aiuto. Come regola generale, Ë duro per un uomo rassegnarsi a quest'idea; essa gli pare esagerata, ingiusta e assurda. Egli ha una povera comprensione del senso della parola 'possibilit‡. Si immagina che, se vi sono delle possibilit‡ in lui, debbano svilupparsi e che debbano pur esserci dei mezzi di sviluppo alla sua portata. Da un totale rifiuto di riconoscere in se stesso qualsiasi genere di possibilit‡, l'uomo, in generale, passa immediatamente a un'esigenza imperiosa del loro sviluppo inevitabile. … difficile per lui abituarsi all'idea che non soltanto le sue possibilit‡ possono restare al loro stadio attuale di sottosviluppo, ma che esse possono atrofizzarsi definitivamente e che d'altra parte il loro sviluppo esige da lui sforzi prodigiosi e perseveranti. In generale, se noi consideriamo le persone che non sono nÈ fachiri, nÈ monaci, nÈ yogi, e delle quali possiamo affermare con sicurezza che non lo saranno mai, siamo in grado di affermare con certezza assoluta che le loro possibilit‡ non possono svilupparsi e non saranno mai sviluppate. … indispensabile persuadersene profondamente per comprendere ciÚ che sto per dire. Nelle condizioni ordinarie della vita civilizzata, la situazione di un uomo, anche intelligente, che cerca la conoscenza, Ë senza speranza, poichÈÇ egli non ha la minima possibilit‡ di trovare attorno a seÇ qualcosa che somigli ad una scuola di fachiri o ad una scuola di yogi; quanto alle religioni dell'occidente, esse sono degenerate a tal punto che da molto tempo non vi Ë pi? nulla di vivente in esse. Infine dall'occultismo o dallo spiritismo non c'Ë altro da aspettarsi che qualche ingenua esperienza. E la situazione sarebbe veramente disperata se non esistesse un'altra possibilit‡, quella di una quarta via. La quarta via non richiede che ci si ritiri dal mondo, non esige la rinuncia a tutto ciÚ che formava la nostra vita. Essa comincia molto pi? lontano che non la via dello yogi. CiÚ significa che bisogna essere preparati per impegnarsi sulla quarta via e che questa preparazione deve essere acquisita nella vita ordinaria, essere molto seria e abbracciare parecchi aspetti differenti. Inoltre un uomo che vuole seguire la quarta via deve riunire nella sua vita condizioni favorevoli al lavoro, o che in ogni caso non lo rendano impossibile. Infatti, bisogna convincersi che sia nella vita esteriore che nella vita interiore di un uomo, certe condizioni possono costituire per la quarta via barriere insormontabili. Aggiungiamo che questa via, contrariamente a quella del fachiro, del monaco e dello yogi, non ha una forma definita. Prima di tutto essa deve essere trovata. … la prima prova. Ed Ë difficile, poichÈÇ la quarta via Ë ben lontana dall'essere conosciuta quanto le altre tre vie tradizionali. C'Ë molta gente che non ne ha mai sentito parlare ed altri che negano semplicemente la sua esistenza o anche la sua possibilit‡. Tuttavia, l'inizio della quarta via Ë ben pi? facile dell'inizio delle vie del fachiro, del monaco e dello yogi. … possibile seguire la quarta via e lavorare su di essa rimanendo nelle condizioni abituali di vita e continuando il lavoro usuale, senza rompere le relazioni che si avevano con la gente, senza abbandonare nulla. Anzi, le condizioni di vita nelle quali un uomo si trova quando inizia il lavoro - dove il lavoro, per cosÏ dire, lo sorprende - sono le migliori possibili per lui, perlomeno all'inizio. Infatti, queste condizioni gli sono naturali. Esse sono quell'uomo stesso, poichÈÇ la vita di un uomo e le sue condizioni corrispondono a ciÚ che egli Ë. La vita le ha create sulla sua misura; di conseguenza ogni altra condizione sarebbe artificiale e il lavoro non potrebbe, in questo caso, toccare contemporaneamente tutti i lati del suo essere. CosÏ la quarta via tocca tutti i lati dellíessere umano simultaneamente. » il lavoro sulle tre camere contemporaneamente. Il fachiro lavora sulla prima camera, il monaco sulla seconda, lo yogi sulla terza. Quando raggiungono la quarta camera, il fachiro, il monaco e lo yogi lasciano dietro di sË molte cose incompiute e non possono fare uso di ciÚ che hanno raggiunto, poichË non sono padroni di tutte le loro funzioni. Il fachiro Ë padrone del suo corpo, ma non delle emozioni, nÈ dai pensieri; il monaco Ë padrone delle sue emozioni, ma non del corpo, nÈ del suo pensiero; lo yogi Ë padrone del suo pensiero, ma non del corpo, nÈ delle emozioni. La quarta via differisce dunque dalle altre in quanto la sua principale richiesta Ë una richiesta di comprensione. L'uomo non deve fare nulla senza comprendere - salvo a titolo di esperienza - sotto il controllo e la direzione del suo maestro. Pi? un uomo comprender‡ quello che fa, pi? i risultati dei suoi sforzi saranno validi. … un principio fondamentale della quarta via. I risultati ottenuti nel lavoro sono proporzionali alla coscienza che si ha di questo lavoro. La fede non Ë richiesta su questa via; al contrario, la fede di qualsiasi tipo costituisce un ostacolo. Sulla quarta via un uomo deve assicurarsi da seÇ la verit‡ di ciÚ che gli viene detto. E fin quando non avr‡ acquisito questa certezza, non deve fare nulla. Il metodo della quarta via Ë il seguente: mentre si lavora sul corpo fisico, bisogna lavorare simultaneamente sul pensiero e sulle emozioni; lavorando sul pensiero, bisogna lavorare sul corpo fisico e sulle emozioni; mentre si lavora sulle emozioni, occorre lavorare sul pensiero e sul corpo fisico. CiÚ che permette di riuscire Ë la possibilit‡, nella quarta via, di fare uso di un sapere particolare, inaccessibile nelle vie del fachiro, del monaco e dello yogi. Questo sapere rende possibile un lavoro simultaneo nelle tre direzioni. Tutta una serie di esercizi paralleli sui tre piani: fisico, mentale ed emozionale, servono a questo scopo. Inoltre, nella quarta via Ë possibile individualizzare il lavoro di ciascuno; vale a dire, ogni persona deve fare solo ciÚ che gli Ë necessario e nulla che sia inutile per lui. Infatti, la quarta via fa a meno di tutto il superfluo che si Ë mantenuto per tradizione nelle altre vie. CosÏ, allorchÈÇ un uomo raggiunge la volont‡ mediante la quarta via, egli puÚ servirsene, poichÈÇ ha acquistato il controllo di tutte le sue funzioni fisiche, emozionali ed intellettuali. Egli ha risparmiato per giunta molto tempo con questo lavoro simultaneo e parallelo sui tre lati del suo essere. La quarta via Ë talvolta chiamata la via dellíuomo astuto. "Líuomo astuto" conosce un segreto che il fachiro, il monaco e lo yogi non conoscono. In che modo "líuomo astuto" abbia appreso questo segreto, non si sa. Forse líha trovato in qualche vecchio libro, forse líha ereditato, forse líha comperato, forse líha rubato a qualcuno. Fa lo stesso. Líuomo astuto conosce il segreto, e con il suo aiuto supera il fachiro, il monaco, lo yogi. "Il fachiro Ë, tra i quattro, colui che opera nella maniera pi? grossolana; sa pochissimo e comprende pochissimo. Supponiamo che egli riesca, dopo un mese di intense torture, a sviluppare una certa energia, una certa sostanza che produca in lui determinati cambiamenti. Egli lo fa assolutamente allíoscuro, ad occhi chiusi, non conoscendo ne lo scopo, ne i metodi, ne i risultati, semplicemente per imitazione. Il monaco sa un poí meglio ciÚ che vuole; Ë guidato dal sentimento religioso, dalla tradizione religiosa, da un desiderio di compiutezza, di salvezza; egli ha fede nel maestro che gli dice ciÚ che deve fare e crede che i suoi sforzi ed i suoi sacrifici "piacciano a Dio". Supponiamo che in una settimana di digiuni, di continue preghiere, di privazioni e di penitenze, riesca a raggiungere ciÚ che il fachiro non aveva potuto sviluppare in sÈ che in un mese di torture. Lo yogi ne sa molto di pi?. Sa ciÚ che vuole, sa perchË lo vuole, sa come puÚ ottenerlo. Egli sa per esempio che, per arrivare al suo scopo, deve sviluppare in sË una certa sostanza. Egli sa che questa sostanza puÚ essere prodotta in un giorno mediante un certo tipo di esercizio mentale o mediante una concentrazione intellettuale. CosÏ per un giorno intero, senza permettersi una sola idea estranea, tiene líattenzione fissa sopra questo esercizio ed ottiene ciÚ di cui ha bisogno. In questa maniera uno yogi riesce a raggiungere in un giorno la stessa cosa che il monaco raggiunge in una settimana, e il fachiro in un mese. Bisogna ancora notare che oltre a queste vie giuste e legittime, vi sono anche vie artificiali che non danno che risultati temporanei e vie decisamente sbagliate che possono anche dare risultati permanenti, ma nefasti. Pure su queste vie líuomo cerca la chiave della quarta stanza e qualche volta la trova. Ma ciÚ che trova nella quarta stanza, non ci Ë dato sapere. Accade anche che la porta della quarta stanza venga aperta artificialmente con un grimaldello e in entrambi i casi Ë possibile che la stanza sia vuota". | Invia ad un Amico | 298 letture |