Un sasso sul cammino..., di Ruggero |
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01-10-2010 inserito da ciccio; categoria Cammino di Santiago. ![]()
Come avrete constatato anche voi, che l'avete percorso, una volta terminato, il Cammino lascia in tutti coloro che l'affrontano, una euforia mista a meraviglia e stupore. A molti, poi, quell' atmosfera mitica si trasforma in una specie di ''eta' dell'oro'' tanto da non volersene distaccare quasi piu'. Infatti cominciano a ripercorrerlo, magari cambiando di volta in volta itinerario. Diventando cosi', inconsapevolmente, quelli che io definirei come: ''gli abbonati del Camino de Santiago''. Probabilmente debbono mettersi cosi' costantemente in cammino perche' hanno molte colpe da farsi perdonare... o molte grazie da chiedere... o molti voti da sciogliere...!?! Forse. Questi, in tempi in cui lo si intraprendeva come una cosa molto seria, erano gli scopi e davano un senso a chi si dichiarava pellegrino. Ancor oggi questi sono la molla delle moltitudini che si recano a Lourdes, a Fatima, a Loreto e in tanti altri Santuari. E qui che lancio questo sasso come provocazione per capire a cosa serva e a che pro sia finalizzato, oggi, tutto questo ritornarci ripetutamente. Ripercorrerlo piu' e piu' volte per quale motivo? Per poter aggiungere, di volta in volta, una nuova tacca sul bordone? Per fregiarsi del titolo onorifico di... Peregrino Maximo? Per laurearsi in Camminologia jacobea comparata? Per acquisire punti e ricevere in premio... un posticino in Paradiso? Per conoscere qual e', di tutti, il Cammino con piu' fascino? Lo scopo del Cammino, mi sembra, non sia quello di dare medaglie, titoli o altro... perche' non e' una gara a premi! Questa dovrebbe essere la prima cosa chiara in chi parte e riparte. Il Cammino e' l'epilogo di un percorso interiore personale che culmina nel desiderare di recarsi in un Luogo Santo alla ricerca di risposte alle proprie necessita' temporali o spirituali. Affrontandolo in maniera responsabile, per quello che rappresenta, perche' si tratta di andare, per e con Fede. E null'altro. Considerando che fare un pellegrinaggio per Fede, in una societa' tiepidamente cristiana, le motivazioni sopradescritte non credo siano piu' alla sua base, nella gran parte dei casi; alla luce di questo, allora, mi chiedo: chi si mette continuamente in cammin, con che criterio e con che scopo riparte ogni volta? Per rendersi conto di cio' basta ascoltare o leggere la gran parte dei ricordi dove appare ben evidente che la priorita' la detiene il cammino per il cammino fine a se' stesso. Infatti difficilmente, di questi pellegrini, si trova un pensiero, una riflessione sulle emozioni piu' intime e profonde che l'andare all'incontro con Santiago, per il quale si sono messi ogni volta on the road, abbia loro trasmesso! Piu' che pellegrinaggio da questi... abbonati il Cammino, mi sembra, venga ridotto da alcuni a vacanze low cost e alternative, da altri a performance fisiche per uomini duri, per i mountain bikers ad un bel percorso fuoristrada e a via esoterica per le anime inquiete. Infine, perche' no, sottosotto anche in love paths, visto la facilita' di contatti... per trovare l'anima gemella. Insomma un bel contenitore, in linea con i tempi attuali, ma che per loro ha perso la sua forma semplice originaria. La cartina di tornasole, mi sembra di poterla cogliere, in special modo, proprio in quegli stupori ed entusiasmi che questi trek-pellegrini riportano a casa, ogni volta sconvolti per...'' avere conosciuto e aver condiviso tutto con gente mai vista prima e avere scoperto che ci siamo sentiti tutti cosi' bene come...come...fratelli''. Ma cosi' bene che e' stato necessario fare un ''monton de Caminos'' per scoprirlo? Allora bisognerebbe che si ponessero questa domanda: Ma che tipi di persone siamo stati fino ad ora nel nostro ambiente quotidiano? Se non siamo mai stati capaci, prima, di salutare chi incontravamo! Se non siamo mai stati capaci, prima, di fermarci a parlare con chi incontravamo! Se non siamo mai stati capaci, prima, di porci in ascolto di chi incontravamo! Se non siamo mai stati capaci, prima, di donare un sorriso a chi incontravamo! Se non siamo mai stati capaci, prima, di essere attenti alle necessita' di chi incontravamo! Se non siamo mai stati capaci, prima, di fare comunita' negli ambienti che frequentavamo! Se non siamo mai stati capaci, prima, di vivere sobriamente senza troppo superfluo! Se non siamo mai stati capaci, prima, di alzare lo sguardo verso il cielo e godere di una giornata di sole o di pioggia! Vivere in questo spirito, nell' ambiente di tutti i giorni, forse e' un po' troppo difficile? O forse, perche' non si pongono mai in questa prospettiva di vita? Perche' invece sul Cammino tutto questo lo si accetta vivendolo e rivivendolo ogni volta? Forse perche' il Cammino ha la capacita', attraverso questi segni, di far aprire gli occhi sulla bellezza di valori autentici che sanno rendere la vita gioiosamente piu' semplice e umana. Spogliandola, soprattutto, da quell'edonismo imperversante che la soffoca. Certo e' che se fossero partiti gia' vivendo la propria vita con un po' di fede, carita', giustizia e attenzione verso chi era loro prossimo, il Cammino non li avrebbe sconvolti cosi' tanto con queste rivelazioni e, ritornando a casa, essi, avrebbero portato non lo stupore ma una gioia con cui rafforzare quei valori vissuti gia' nella propria normale quotidianita'. Sul Cammino, semmai, avrebbero avuto un'ulteriore occasione per viverli ancor piu' intensamente. Cosi' arrivati a Santiago e, finalmente, deponendo sulla Sua tomba le cause che li avevano spinti a venire da Lui, essi avrebbero adempiuto e concluso lo scopo del loro pellegrinaggio. Rifarlo ancora e ancora e' invece la dimostrazione di essere stati sensibili e stupiti solo esteriormente al messaggio del Cammino ma, non volendolo trasformare in un modello di vita, vogliono ritornarci solamente per riassaporare quelle forti sensazioni ma senza mai farle proprie. La conclusione, in questa prospettiva, e' nella domanda: come pellegrini o come trekkers!? La prima ipotesi la escluderei, dopo tutte le considerazioni fatte, mentre nella seconda, piu' confacente a tutto quanto fin qui detto, sarebbe logico che fosse loro esplicito che non andranno a percorrere - el Camino de Santiago - ma ''el Sendero de Compostela''. Con questo lungi da me la presunzione che solo i ''puri'' possano percorrerlo e averne l'esclusiva. Certo il Cammino puo' senz'altro aiutare i tanti ''curiosi'' a scoprirne in modo diretto quei semplici valori intrinsechi che li potranno aiutare a riflettere sul senso della vita in conseguenza proprio di questa esperienza cosi' coinvolgente. Lanciando questo sasso spero di non venire additato come il solito savonarola o, piu' attuale, come un talebano fondamentalista del Cammino. Io credo che, invece, questo sia un atto dovuto ad un percorso che, per moda e bussines, sta snaturandosi e allontanandosi sempre piu' dallo scopo originale che e' spirituale e null'altro. Tutta questa diatriba, invece, non puo' essere proposta per un altro cammino che e' la ''Via Francigena'' in quanto non nasce per motivi spirituali. Quindi mettersi sulle orme di Sigerico e', in questo caso, un bel trekking e come tale va affrontato. Concludo sperando si possa aprire, come gia' detto, un dibattito che aiuti ad approfondire, con i vari punti di vista, di chi vorra' intervenire, su questo argomento che ritengo sia da non sottovalutare per una maggior chiarezza. Ultreya! Ruggero Intervieni in: http://www.libreriaeditriceurso.com/public/santiago/forum/index.php?topic=628.msg1841#msg1841 | Invia ad un Amico | 527 letture |