02-12-2010 inserito da ciccio; categoria Novita' in libreria. 
AVOLA: FENOMENI MOLTO SIMILI ALLA PAZZIA
E' uscito nel febbraio di questo 2010 un nuovo libro di Roberto Alajmo.
Si intitola L'arte di annacarsi e in un paio di pagine avrei dovuto godere per esservi citato anch'io... Quando l'ho letto, a dir il vero con ritardo rispetto all'uscita (il volume e' stato quasi sempre in ristampa, tre edizioni, pensate, solamente in aprile) sapendo che avrebbe sicuramente parlato di Avola, avrei potuto, curioso come qualunque altro mortale, chiederlo in prestito per la lettura al mio amico Sebastiano Burgaretta che l'aveva prontamente ricevuto direttamante dall'autore... Invece, proprio perche' sapevo che il libro parlava anche di me, per modestia non feci nulla e aspettai che il libro, prima o poi arrivasse in una di quelle ristampe.
Quando cio' finalmente accadde, lessi direttamente quelle pagine su Avola... un po' ripensai alla conversazione avuta con Roberto Alajmo, l'autore, nella mia libreria, un po' sorrisi fra di me...
Non mi commossi, ne' piansi; forse sospirai un po'...
Francesco Urso
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...Coloro ai quali e' concesso
di pregustare la felicita' celeste
e sono pochissimi
vanno soggetti a fenomeni che sono molto simili alla pazzia;
fanno discorsi incoerenti,
non secondo una logica umana,
ma quasi in stato di incoscienza;
mutano continuamente l'espressione del volto;
ora allegri, ora malinconici, piangono, ridono, sospirano,
insomma sono completamente fuori di se'.
Erasmo da Rotterdam
Da L'arte di annacarsi di Roberto Alajmo
[...]Naturalmente anche lo spirito piu' borghese-imprenditoriale degli avolesi si trascina dietro le sue controindicazioni. Avola non possiede la minima parte del fascino architettonico di Noto. E se lo possedeva, lo ha dissipato negli anni Sessanta, quando la ricchezza ha subito quel genere di accelerazione improvvisa che ha portato ovunque in Sicilia a costruire qualsiasi cosa, a qualsiasi costo, ovunque. L'ordine settecentesco ha ceduto il passo a edifici fuori scala, nello stile tipico di una terra che ha ceduto ai geometri il potere che era stato di architetti e urbanisti. Ne' la lebbra architettonica ha risparmiato le piazze del centro di Avola. I cortili stessi, cuore nascosto di ogni microcomunita' cittadina, hanno pagato un dazio molto pesante alla dittatura del cemento armato e degli infissi d'alluminio. Con essi si e' modificato lo stesso DNA spirituale delle persone che in quelle case oggi abitano, che in quei cortili dovrebbero convivere. Naturalmente l'ordine e il disordine hanno le rispettive eccezioni. L'industriosita' degli avolesi prevede anche un risvolto di follia culturale bene incarnata da un paio di personaggi. Il primo folle di Avola e' senz'altro Jano Burgaretta, poeta, saggista, guida preziosa per districare le sfumature del territorio dove vive da sempre. A lui si deve un'accurata ricostruzione dei fatti di Avola: 2 dicembre 1968, due braccianti uccisi dalla polizia durante un' ondata di proteste contadine. L'occasione maggiore per cui Avola ricorre nella storia del Novecento. Nel suo ruolo di animatore culturale s'e' inventato una serie di serate dantesche in pizzeria. Non rassegnandosi allo sfratto di Dante dalle scuole, voleva che fosse accolto almeno nelle taverne. E la cosa funziono': le letture conviviali, che prima erano riservate a pochi, man mano sono andate estendendo il proprio pubblico. L'altro matto benigno e' Ciccio Urso, il libraio del paese. Uno che negli anni Settanta ha cominciato sotto il segno della militanza e ancora oggi alla militanza paga un tributo non indifferente. La sua libreria-casa editrice, pur essendo molto attrezzata sulla storia del territorio, si rivolge al pubblico di internet, per riuscire a sopravvivere sul piano anche commerciale. Urso fa un vanto di non utilizzare finanziamenti pubblici, e se gli e' successo in passato se ne e' quasi dispiaciuto. Sua e' stata l'idea delle passeggiate filosofiche sul sito archeologico di Eloro, presidio militare siracusano in abbandono, dal quale si gode di un paesaggio pressoche' incolume, al confine con la riserva di Vendicari. Urso, Burgaretta e i loro amici si sono autodefiniti ''i peripatetici di Eloro'': vanno li' e camminano a lungo, discutendo di filosofia come a voler recuperare la propria identita' di Greci antichi. E si vede che un po' di filosofia dev'essere rimasta impigliata fra la macchia mediterranea che a Eloro soverchia le rovine: filosofia spiccia, di pratica quotidiana, che deriva dall'esperienza. Qui - ma non solo qui, girando per i siti archeologici siciliani - puo' succedere di arrivare fino al cancello e trovarlo chiuso pur nel pieno orario di visita: orario severo e limitato, ostentato su un cartello che campeggia sul cancello stesso. Uno a questo punto che fa? Scavalca. E si scavalca facilmente, salvo poi essere intercettati da due militari destinati alla tutela dei beni archeologici. Non ci sono sanzioni, e meno male. Ma l'esperienza vale per confermare un fondamento del vivere in Sicilia. Una terra dove le regole ci sarebbero, tuttavia e' consentito aggirarle per conseguire giustizia. Ma solo a patto di non farsi scoprire...
(in Roberto Alajmo, L'arte di annacarsi, pagg.125-126)

Roberto Alajmo
L'arte di annacarsi
Un viaggio in Sicilia
2011, formato ottavo, pagine 278
Euro 9,50 
'Annacare/annacarsi' e' in dialetto siciliano un verbo insidioso, difficilmente traducibile in italiano. Quel che piu' si avvicina e' 'cullare/cullarsi', ma non e' proprio la stessa cosa. L'arte di annacarsi prevede il muoversi il massimo per spostarsi il minimo. Una immagine che descrive bene lo spirito dell'isola e piu' ancora la disposizione d'animo dei siciliani tessuta di diffidenza. Ogni viaggio in Sicilia, anche quello intrapreso in questo libro, diventa una specie di 'danza immobile' attorno alla geografia e alla filosofia, alla storia, al folklore e alla gastronomia, scoprendo che fra le diverse discipline esistono continui rimandi a una trama inestricabile. 'Pur restando immobile, l'Isola si muove. Non e' uno di quei posti dove si va a cercare la conferma delle proprie conoscenze. e' invece un teatro dove le cose succedono da un momento all'altro. e' un susseguirsi di scatti prolungati, pause per rifiatare e ancora fughe in avanti''. Come l'Isola, Alajmo procede a zig-zag in un itinerario non lineare, senza vincoli di percorso ne' di tempo, da un capo all'altro, sulla base di pure suggestioni, guidato dalla bellezza, accompagnato da un lucido pessimismo. Come un atto d'amore che non si nasconde nessuna vergogna dell'oggetto amato: capita di innamorarsi di una canaglia. E anche se lo sai, che puoi farci?
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