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Secondo me quel che si sperimenta, e che si prova, in cammino, è un'infinita meraviglia, quasi una costruzione infinita di emozioni, una montagna di impressioni fatta né più né meno, come quella di sassi sotto la croce di ferro, dove miticamente depositammo io e Liliana un sasso portato dalla nostra casa in campagna, un pezzo di calcare diverso da tutti i sassi che lì trovammo, e vidi, poi, che con loro mischiammo.
Non è facile fare un elenco esaustivo, e valido per tutti, delle cose che ci fanno fortunati in cammino e nella vita, anche perché siamo tutti necessariamente differenti.
Potrei aggiungere "Fortunato sei o pellegrino, se puoi fare tutto questo con la/il tua/o compagna/o di vita, accettando di aspettarla/o talvolta, o felicitandoti che, se il tuo passo rallentava, davanti a te lei/lui ti aspettava, per condividere ancora."
Per me tutto il decalogo può andar bene, anche se il decimo punto mi dà da pensare... Il padre che ebbi in vita non vedeva l'ora che io tornassi da un mio lungo viaggio, e mi aspettava, solamente perché non voleva occuparsi di mie cose durante la mia assenza...
Il padre che invece mi aspetterebbe dall'altra parte, e che non ho pregato mai, o mai abbastanza, se ci fosse per davvero, si occuperebbe troppo, e per davvero, delle mie cose... E mi dispiacerebbe. Vorrei fosse meno pre-occupato per me...
Ciascuno può aggiungere del suo a quell'elenco, e noi staremo a sentire, a leggere, a riflettere e imparare ancora qualcos'altro, che non abbiamo capito fino ad ora, e di cui possiamo gradire il senso. Grazie Cinzia.