AD AVOLA DOPO IL TERREMOTO DEL 1693
LA CHIESA DI SAN GIACOMO CON ANNESSO LO SPEDALE SAN GIACOMO
(http://www.libreriaeditriceurso.com/foto_avola/Esagono.jpg)
Dopo il tremendo terremoto del 9-11 Gennaio 1693, che sconvolse tutta la fascia orientale della Sicilia e la parte estrema della Calabria, facendo scomparire del tutto antiche città come Avola e modificando le caratteristiche di altre come Catania e Messina, gli istituti caritatevoli di assistenza e beneficenza furono riprodotti nell'ambito del nuovo abitato, entro il perimetro esagonale dal quale prende l'avvio l'odierna città.
In una carta topografica, fatta redigere e pubblicare a proprie spese dal Marchese Giuseppe Guttadauro nel 1756, di cui, anche se conservata nel Museo Civico, circolano molte copie, viene registrata una cosiddetta "Domus Hospitalis", ubicata in un isolato delimitato dalla Via Manin e dalla Via Milano, comprendente le attuali case Santuccio e i locali adibiti una volta ad uffici della Maternità ed Infanzia ed oggi ad uffici SAUB. Chi entra in questi ultimi locali, malgrado le trasformazioni operatevi, si avvede subito dai soffitti a botte che i vani erano un tempo e originariamente locali di chiesa.
Essi costituivano appunto la Chiesa di S. Giacomo, edificata ad imitazione di quella già esistita sulle colline e distrutta dal terremoto e a corredo della annessa Domus Hospitalis.
Nei fascicoli dei "Conti dei Stabilimenti di beneficenza" della città di Avola, risultano registrati i nomi dei componenti del Consiglio di Amministrazione dell'opera dello Spedale S. Giacomo, nome trasferito alla "Domus" soltanto con la soppressione della chiesa contigua, nell'anno 1819. Essi sono: il barone Angelino Greco e don Concetto Guttadauro come procuratori, don Vincenzo Gubernale come tesoriere.
Da un opuscolo del Bentivegna, riguardante le opere pie della Sicilia del 1862, si traggono ancora riferimenti e notizie in "subiecta materia". Nel 1858, Avola, con una popolazione di 10754 anime, disponeva ancora di uno "Spedale e Chiesa di S. Giacomo", il cui Consiglio di Amministrazione era composto di tre deputati, aventi una durata triennale. Il bilancio dello Spedale aveva le seguenti entrate. l) per fondi rustici e urbani, £ 4,24; per canoni e soggiogazioni, £ 278,24. Aveva all'incontro i seguenti esiti annui: l) per soldi agli impiegati amministrativi e per spese di amministrazione, £ 23,28; 2) per spese culto divino, £ 51,83; 3) per spese ed esiti vari (somma distribuita agli ammalati poveri a domicilio), £ 101,96; per fondo di spese impreviste, £ 105,4l. Lo Spedale beneficiava inoltre, a tutto il mese di maggio 1862, di una rendita di £ 42,50 sul Gran Libro. (http://www.libreriaeditriceurso.com/foto_avola/ospedalecappuccini.jpg)
Dal 1862 al 1885, cioè all'anno in cui avvenne il riconoscimento e l'avvio dell'Ospizio-Ospedale G. Di Maria, di cui si dirà tra breve, non si ha alcuna traccia o notizia di uno stabilimento che abbia assolto finalità di cura o assistenza di cittadini. E' da pensare che in tale periodo abbia continuato la sua attività, sia pure stentatamente lo Spedale S. Giacomo, la cui scomparsa dalla vita cittadina avvenne inavvertita e senza alcuna consapevolezza degli amministratoti pubblici e degli assistiti.
in Italico L. Troja, Dalla "Domus hospitalis" al moderno "Ospedale Giuseppe Di Maria" - (Origine e vicenda storica dell'Ospedale di Avola), Libreria Editrice Urso, Collana MNEME (http://www.libreriaeditriceurso.com/catalogo/mneme.html) n. 28