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17) Carmela Monteleone  Femmina
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Giovedì, 31 Agosto 2006 03:44 Host: host96-155.pool80104.interbusiness.it Scrivi un commento Invia una E-mail

Lucia Sortino, Il difficile cammino della mia vita
2006, 8?, pp. 56, Collana Cammini n. 2 della Libreria Editrice Urso, Euro 8,00

UN REGALO PER LUCIA

"Vorrei che la vita iniziasse un po' a ragionare, il pi? delle volte anche lei sbaglia ed assegna dei compiti difficili ed importanti a persone molto pi? piccole e fragili del compito stesso".
E' con questa meditazione sulla vita che Lucia Sortino† riporta alla mente i suoi 11 anni, quando un dolore allo stomaco iniziÚ a torturarla. Forse dolori mestruali? Forse appendicite? Fino a giungere al 26 dicembre del 2002 in cui la risposta fu una, secca e immediata e priva di remissioni di peccati: CANCRO.
La giovane Lucia, ora 17enne, nel suo libro-confessione non tralascia nulla.

"In alcuni dei miei ricordi mi ci vorrei infilare dentro per rifare quelle cose compiute da bambina, senza problemi, spensierata e felice come un tempo, quel tempo che non aveva lo stesso odore di quello di ora, quel tempo che rimarr‡ sempre in me".
Il ricordo della sua infanzia le d‡ forza di vivere. Ma la sensibilit‡ di Lucia Ë smisurata. CosÏ nonostante in lei vi sia un cancro che giornalmente la divora, si d‡ pena per i bambini affetti dallo stesso male , rivolgendosi al 'cancro' con queste parole: -io vorrei fare fuggire da te ogni piccolo bambino ma non posso- .quando penso ai miei piccoli amici morti a causa tua, mi sento quasi in colpa per esser stata pi? forte di loro. Io avrei voluto sconfiggerti non solo per me ma per tutti gli altri- ..perchÈ t'intrufoli nei bambini?".

Il cuore di Lucia Ë cosÏ sensibile e pieno d'amore, che arriva al punto di chiamare quelle piccole vite strappate dalla morte: -Eroi-. Scolpendo il loro ricordo nel cuore.

In mezzo a tale sofferenza, non da poco, Lucia osserva la vita con estrema accuratezza.

E saltano fuori delle grida con domande figlie di una lunga meditazione: -Una persona lotta per la propria guarigione, lotta tanto, prova tanti dolori, perde anni della sua vita in un letto, e poi il premio qual Ë? LA MORTE-.

Ma la giovane continua a meravigliarci. Nonostante abbia una croce da vivere si preoccupa delle guerre che attanagliano il mondo, manifestando cosÏ una grande umanit‡. E con disinvoltura riesce a donarci un paragone degno dei pi? grandi pensatori dove si antepongono le guerre combattute con le armi e quelle che lei e i piccoli eroi devono affrontare: -Vedo guerre di ogni tipoï.guerre per avere di pi?, guerre perchÈ si sconosce il vero amore, guerre perchÈ non si usano pi? dolci parole-.

Un altro giorno riapro la finestra e vedo ancora guerre, guerre diverse perÚ, non volute da noi.

Vedo piccoli ammalati, sofferenti e non conoscono il loro futuro".

Alle sue ore, la giovane Lucia, aggiunge attimi in cui parlando al cancro, come spesso fa, lo chiama "bastardo cancro" i prenderei a schiaffi, ti farei provare tutto ciÚ che fai provare tu, ma non posso farlo, tu sei solo un ammasso di cellule pazze, malate, tu sei un bastardo, sei un cancroï.

Come in ogni persona malata cronica, la contraddizione Ë forte.

Se da un lato grida bastardo cancro, dallïaltro cerca Dio come rifugio.

ïï.perchÈ si deve credere in qualcuno che Ë pi? importante di tutti gli uomini insieme, DIO.

Devi crederci e LUI ti aiuter‡ïï

Credo che sia proprio la presenza di Dio che la conduce a preoccuparsi per le lacrime che la madre versa e non per le sue. Ed Ë questa stessa presenza che la induce ad aver cura dei ïpiccoli eroiï† a cui lei Ë legata dal profondo dellïanima.

In Lucia riesco a vedere lïemblema della vita fatto di coraggio e forza intrepida.

Lei giovane e fragile ma al contempo dura e inossidabile.

Lei essere piccolo e indeciso ma al contempo grande e decisa a lottare.

Lei stanca di quelle degenze ospedaliere e desiderosa di tornare nella sua casa.

Lei che sogna i suoi sogni ad occhi aperti fra lacrime e singhiozzi celati.

Lei che ha avuto il coraggio di scoprirsi al mondo intero raccontando se stessa.

Si perchÈ Ë cosÏ. Ci vuole coraggio a raccontare la propria vita, indipendentemente dalla malattia.

Ci vuole coraggio ad aprire se stessi davanti a tutti. Usando una frase che io ripeto sempre: ïci vuole coraggio a sbuttanarsi al mondo interoï. †Una frase volgare ï.come spesse volte lo Ë la vita con noi malati cronici. SÏ, perchÈ lo sono anchïio e come Lucia non so se ho accettato tutto o no.

Voglio concludere queste righe con qualcosa di personale rivolto a Lucia.

ïCara compagna di sventura, tu non mi conosci ma anchïio sono una malata cronica.

Vivo con la dialisi e la mia malattia un giorno non molto lontano, avr‡ divorato tutti i miei organi conducendomi ad una fine straziante.

So cosa significa stare in ospedale, subire torture che non sai se serviranno a qualcosa.

Anchïio ho fatto il Prelievo midollare e le trasfusioni. Giornalmente faccio la dialisi 4 volte al dÏ per 30 minuti ogni cambio.

Ti capisco quando stai male. Come te mi sono legata ad amici cari che mi aiutano a sorridere e mi danno la forza di vivere.

La vita Ë piena di sorprese e fino alla fine la sceneggiatura puÚ cambiare anche nel finale.

E come diceva Raf in una sua canzone ...ïsognala la vita che vuoi non smettere mai, fai che sia infinita e cosÏ tu digli di sÏ ïsogni e tutto quello che cïË, sono dei frammenti di te, sono come un popolo un piccolo oracolo ïsogni se non cïË la fai pi?ïï.

Un abbraccio anche se non ti conosco

Ciao
Carmela Monteleone
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