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28) Giovanni Stella  Maschio
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Lunedì, 24 Dicembre 2007 23:07 IP: 151.53.145.10 Scrivi un commento Invia una E-mail

Antonio Caldarella
Detto fra noi
Libreria Editrice Urso, Avola 2007, pp. 63, Ä 8,50




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Líautore Ë nato a Siracusa nel 1959 ed ha conseguito la laurea in Scienze Politiche allíIstituto Orientale di Napoli. » poeta, drammaturgo, attore e regista. Lavora in teatro, cinema e televisione dal 1977.
Con la medesima casa editrice ha pubblicato La luna sfogliata dal vento (1991) accreditata dalla prefazione di Jean-Paul Manganaro, noto traduttore e critico letterario, professore allíUniversit‡ di Lille, gi‡ professore alla Sorbona di Parigi citt‡ dove vive.
La raccolta ora data alle stampe Ë dedicata ìdi cuore, o meglio di polmone, al professore Umberto Veronesiî e agli altri della sua Èquipe per averlo ìriportato sullíisolaÖ che cíËî.
Non víË bisogno di aggiungere altro per dar contezza del dolore e della sofferenza patiti da questo bel giovane poeta che anche con i versi ha sconfitto la malattia.
Questo libro testimonia perciÚ anche, ove mai ve ne fosse bisogno, del dolore e della gioia per la rinascita, cui il verso ha concorso sensibilmente.
Antonio Caldarella, nei versi e coi versi, Ë riuscito a coniugare con ottimismo, gioia di vivere e amoreÖ anche per la sua terra, i conterranei, le cose del reale, descritte con semplicit‡ e trasparenza di linguaggio e di immagine.

***

Circostanze queste che nella serata di presentazione del libro nella fredda ma poi calda serata del 22 dicembre scorso nel salone comunale di Avola organizzata dallíinfaticabile editore Ciccio Urso e presentata con garbo e stile da Libero DíAgata, egli ha saputo rappresentare, sia nella lettura dei versi, sia nelle risposte alle domande del pubblico, una persuasiva determinazione.
Ricorrente Ë stato il tema dominante nelle domande e negli interventi del pubblico: chi Ë il poeta? CosíË la poesia?
Ungaretti diceva che fino a diciotto anni tutti scrivono poesie. Dopo lo fanno solo i poeti e gli sciocchi.
Il poeta ñ io credo ñ Ë un uomo come altri, che a differenza di altri riesce a far affiorare in superficie quanto viceversa resterebbe nel sommerso, nei suoi fondali.
E perciÚ comunica ed esteriorizza ciÚ che nel suo profondo alberga e da esso promana: le sofferenze, i dolori, le gioie, gli amoriÖ e quantíaltro la vita e la storia ci regalano quotidianamente. Granelli di stati díanimo, momenti di confronto con se stesso.
E lo fa con líuso della parola, ma di una parola sensibile, che confina con la musica, perciÚ poesia, mezzo al fine. CosÏ quelle parole, quei versi gli si appartengono fin quando restano nel ventre del vulcano, chÈ una volta spifferati sono lapilli da lasciar macerare in fondo a uno dei tanti cassetti, finchÈ le fiamme della purgazione, prima o poi, non le divorano. Ma se cede alla tentazione di pubblicare, quei versi non gli si appartengono pi?, sono di tout le monde, perciÚ dei lettori, che al di l‡ della critica letteraria li apprezzeranno o meno, secondo un proprio metro di valutazione e un personale convincimento che attribuisce a quelle poesie un significato che magari prescinde interamente dallo stato primigenio, intenzionale, dellíautore nel momento del parto. PerciÚ Bufalino scrisse che ìSimile a un colombo viaggiatore / il poeta porta sotto líala / un messaggio che ignoraî.
Chi Ë il poeta dunque? Un uomo sensibile nei confronti del quale si possono dare tante definizioni. Qui privilegiamo quella di Pessoa ìIl poeta Ë un fingitore, / finge cosÏ completamente / che arriva a fingere che Ë dolore il dolore che davvero senteî.
Senza dimenticare la definizione che della poesia diede Montale nel ricevere a Stoccolma il premio Nobel nel 1975îÖ un prodotto assolutamente inutile quasi mai nocivoî.
E nella societ‡ di oggi da tanto tempo ci si domanda se cíË un futuro per la poesia. Quasimodo da poeta siculo-greco come amava definirsi non poteva che conclamarne la perenne attualit‡.
E Addamo, forse profeticamente, scrisse che ìSolo un poeta / potr‡ dichiarare estinta líera dei poetiî.

***

Le poesie di Antonio non hanno titolo perchÈ, come lui stesso ha spiegato, ìla vita non ha titoloî.
Questa raccolta, in ogni caso e indipendentemente dalle circostanze che líhanno germinata, rappresenta un notevole passo avanti e un ulteriore salto di qualit‡ nei confronti della precedente, datata oltre quindici anni fa. Tre lustri che si notano eÖ si leggono.
ìMani piccole e grandi gesti / storie e mignoli / unti di bugie / E poi rossetti e calze smagliate, sudateî. / CosÏ i versi di esordio del volume. Poi ìQuante rose nascono, muoiono, / diventano pane per gli uccelliî. Il passaggio altalenante dallíuomo ai fiori e agli animali con estrema sintesi Ë fulmineo.
Tutta la raccolta Ë una piacevole mescolanza di sensazioni umane, di effetti della natura che si alternano e poi sfilano come in un palcoscenico per la gioia degli occhi, la dolce musicalit‡ del verso, la forte emozione e sensazione che riesce a comunicare anche quando si riferisce allíIsola, ai suoi figli alle sue cose, con il linguaggio originale della terra che ci ha dato i natali e che ci ospita.
ìClandestino di me stessoî, ecco chi Ë e come si vede, ancora in una fulgurazione, il poeta, che come tale, continua ìa sognare un ponte che porti alla lunaî, a quella meta ideale da sempre di poeti e innamorati. E poi, ben conscio, ammonisce ìGeneralmente non si scrive / si correggono solo i fogli bianchiî.
» quel che ora ho fatto anchíio usando i fogli dono di Ciccio, che col suo consueto sorriso sornione sotto baffi inesistenti, mi ha incitato a scrivere.
E adesso sono io a invitare il lettore a leggere la raccolta di Antonio. Giuro che non si pentir‡.

Giovanni Stella
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