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Leonardo Miucci  |
leon67@tin.it |
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SOLO DUE PAROLE
Ho come líimpressione di avere in tasca un piccolo tesoro, o forse un segreto, da custodire. Ma Ë solo un foglio di carta dattiloscritto.
Líascensore mi porta al quarto piano, a casa mia. Durante líascesa sbircio lo scritto, ma ne ricavo ben poco: líascensore arriva subito al quarto piano. Entro in casa, scambio velocemente una parola con mia moglie; il divano mi accoglie, e riprendo la lettura. Líavidit‡ mi assale, consumo quel foglio in un batti baleno; indugio; mi rispecchio; mi rivedo e mi vedo cresciuto e tuttavia ìbambinoî; e soprattutto mi ricordoÖ
Iniziavo cosÏ il mio vero, autentico cammino una sera díautunno: era il mese di ottobre del 2001. Entravo in libreria, in quel luogo che forse da molto, troppo tempo come una sirena mi tentava; ed accettai, cedendo alle lusinghe e alle sirene. Vi trovai un uomo dal sorriso sincero al quale chiedevo un certo libro sul Buddismo e forse proprio la particolarit‡ di quel libro, oppure il fiuto infallibile di quellíuomo, diede il l‡ a ciÚ che sarebbe diventato da quel momento in poi líinizio del mio, del nostro, cammino. Quel libro, oggi, porta la data e una dedica di mio pugno che richiamano quei momenti, come una lapide a futura memoria.
E fu Dante, con il suo "Inferno", Leopardi, con il suo "Infinito", Sciascia, Bufalino, e sentivo che non mi bastava, che avevo bisogno di altro ancora; quasi volutamente mi creavo ciÚ che poi ho definito ìintrecci curiosatiî: leggevo un autore e contestualmente ne leggevo un altro. Avevo come líimpressione di non avere molto tempo ancora a disposizione per leggere, per conoscere; líidea della morte imminente mi ha sempre tormentato e non tanto per líevento in sÈ, quanto piuttosto per la sottrazione di tempo che essa mi avrebbe procurato alla lettura, alla conoscenza. Sarei riuscito a leggere tutti i libri che nel tempo mi sono detto di leggere? Forse mi servirebbe uníaltra vita, o forse due vite. Con due vite al massimo dovrei farcela. Si, credo proprio di potercela fare.
E venne poi il momento del dubbio, della curiosit‡, dello stupore; e fu la volta dellíArchÈ e quindi di Eraclito, col suo divenire, di Parmenide, col suo ìessereî, del Maestro che della maieutica e dellíironia ne ha fatto vessillo del suo pensare, e ancora Cartesio, col suo ìcogitoî, Nietzsche, il filosofo che spoglia, Severino e Galimberti, con il loro uomo tecnologico. E Calvino, lo ìscoiattolo della pennaî, con la sua fantastica realt‡ e la sua leggerezza, ed Epicuro, che sembra aver risolto il dilemma della felicit‡ dellíuomo (si badi: della felicit‡, e non dellíinfelicit‡), e Lucrezio, che con ìsempliciî, naturali riflessioni sembra aver risolto líenigma dellíesistenza.
E ora sono qua, con il sapore della scoperta e líeccitazione di quanto ancora resta da scoprire.
Avola, 2 febbraio 2007 Leonardo Miucci
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