Cammino di Santiago  
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9) Liliana e Ciccio Urso  Femmina
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domenica, 5 giugno 2005 23:06 Invia una E-mail

Racconti dal Cammino
E un'immensa risata ci sommergerà

Arriviamo a Najera, dopo una giornata non difficilissima di cammino, ma sempre con circa venticinque chilometri alle spalle (...per non dire nei piedi); aspettiamo l'apertura del rifugio (una modernissima struttura polisportiva riempita con decine di letti a castello), ci si fa la doccia, si acquista un po' di mangiare; si decide fra gli "intellettuali" della "famiglia" di andare a visitare il monastero di San Millan de la Cogolla, dove è nata la lingua castigliana. In taxi? Oh, è ancora possibile andare in automobile? Che lusso, ragazzi! Cinque in ogni taxi e si parte. Dopo mezz'ora di strada si arriva a destinazione, si entra in monastero, si gira di qua, si gira di là, si cammina, si cammina ancora (tanto per cambiare!), si invitano gli ultimi del gruppo (noi!) a far presto, si vedono gli antichi codici, si spiega questo, si spiega quello, e i nostri occhi cominciano a chiudersi, piano piano, per la stanchezza. Con un occhio cominciamo a dormire, mentre con l'altro io e Liliana controlliamo noi stessi (fino a che punto siamo ridotti!) e gli altri.
Ci ritroviamo improvvisamente in un sito curiosissimo, dentro una vecchia chiesa con tanti sarcofaghi e, nella comitiva, siamo i primi a sederci sul primo più vicino e, occhio accanto all'altro occhio ci addormentiamo, quasi. La guida, rivolta verso di noi, spiega tutto, qualcosa l'afferro, qualcosa la intendo, e, improvvisamente, indica con naturalezza, col dito indice rivolto verso di noi, la collocazione della regina (non ricordo più il nome), proprio sotto di noi e, di scatto, mi alzo, chiedo conferma (anch'io indicando coll'indice verso la testa del sarcofago), che stia proprio lì dentro con la faccia sotto il nostro sedere; dimostro, addolorato, esagerato stupore per aver mancato di rispetto a tanta autorità e, nell'esagerare l'espressione dei miei sentimenti, scateno la risata generale di tutti.
Torniamo alla casa-rifugio, dove Rosa prepara per noi nella prima cucina elettronica della mia vita gli spaghetti alla norma più speciali di tutti i cammini del mondo.
E poi, finalmente,tutti a dormire... con tutt'e due gli occhi chiusi.
Le dieci di sera sono già passate e l'indomani si riparte alle sei del mattino.
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