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Fulvio Maiello  |
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Incapaci di comprendere dove finisce il lecito?
Ma veramente credono i politici che gli italiani siano incapaci di comprendere dove finisce il lecito e comincia la terra di nessuno dell’imbroglio e della truffa? Lo spettacolo offerto dal parlamento italiano in questi ultimi tempi ha sollevato il velo della bugia e offre anche ai più sprovveduti la prova dell’estrema miseria cui ci sta trascinando una maniera di gestire il potere semplicemente scandalosa. E’ mai possibile che nelle aule dove si dovrebbe pianificare e gestire il nostro presente e il futuro dei nostri figli si passi il tempo a parlare di comportamenti privati del premier o delle esigenze elettorali della lega? Oltretutto parlano anche male e non conoscono l’italiano, non solo i semplici deputati, anche i membri dell’esecutivo non scherzano. Perché un povero cittadino che accende la tv è costretto a sentire gli sproloqui di individui privi di istruzione e di educazione o le sgangherate contorsioni del deputato della maggioranza per spiegare quello che non si può spiegare se non con le pratiche proprie della mafia? A questa gente gli italiani pagano un lauto vitalizio anche con pochi mesi di frequentazione del parlamento o, meglio, con appropriati colpi di mano i parlamentari si sono da soli attribuiti benefici e prebende e ne ricevono solo offese. Dovremo tollerare in eterno questo stato di cose? Se cerchiamo una spiegazione siamo in difficoltà ma ecco il lampo della rivelazione. Sulle rovine del comunismo abbiamo lasciato che germogliasse il seme dell’arbitrio camuffato con il termine di democrazia. Il suffragio universale, in teoria una conquista civile, nella realtà à soltanto la giustificazione per le ruberie e le violenze su una popolazione inebetita e narcotizzata dai media. La stessa idea di stato nazionale, che dovrebbe fornire le regole etiche della convivenza, in realtà non ha niente di etico. E’ forse moralmente accettabile che lo stato sia il fornitore ufficiale della droga sotto forma di tabacco e sigarette? E’ moralmente accettabile che lo stato tragga le sue fonti di sostentamento (le tasse) dai consumi tralasciando le grandi proprietà e i grandi patrimoni? Il concetto di proprietà privata tanto caro al nostro premier, se guardiamo bene, non è altro che la metafora del vecchio detto “homo homini lupus”, e sulle vie e nelle piazze non circolano che lupi. Come si vede sono troppe le cose ambigue e incomprensibili per farsene una ragione o nutrire una speranza. Non resta allora che rifugiarsi sulla cima della montagna più vicina e vivere di radici e bacche lasciando agli italiani tutta la pozza di fango nella quale si stanno spensieratamente crogiolando.
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