Il default della nazione
Quando una nave si inclina da una parte o dall’altra e comincia imbarcare acqua il suo destino è segnato ed è quello il momento in cui, per primi, i topi cominciano ad abbandonare l’imbarcazione. I topi sono animali, come ci dicono, non intelligenti eppure riescono a capire quando è arrivato il momento di mettere in salvo la pelle. I nostri deputati del popolo della libertà, invece, restano sordi ai segnali che stanno arrivando numerosi e sono tutti schierati sul ponte decisi a seguire il loro capitano negli abissi marini assieme alla nave. Onore alla dedizione ma che escano in fretta dalla scena. Quali sono i segnali? Anzitutto l’invecchiamento della televisione come strumento di propaganda e plagio delle masse. Ora è il web ad essere salito in cattedra e con la sua capillare rete di contatti è riuscito a scuotere anche i regimi dittatoriali che sembravano forti restituendo ai ve.ri titolari i diritti e la libertà. Berlusconi non è il padrone del web. E’ vero che anche da Internet bisogna guardarsi perché c’è sempre il rischio che qualcuno prenda la barra del timone per condurre la barca dove fa comodo solo a lui. Come prima cosa occorre fare delle norme ferree perché ciò non possa più succedere

arlo del conflitto d’interessi. L’altro segnale è lo scricchiolio della dottrina assunta a credo religioso dall’attuale premier:la globalizzazione senza regole. Berlusconi non riesce nemmeno a concepire che una società metta insieme tutte le forze disponibili per assicurare a tutti i suoi componenti una vita decente e tranquilla. Per lui l’unica legge che capisce e quella del far-west dove ha sempre ragione chi ha più pistole e spara per primo. Lo scricchiolio si è avvertito, ed è la prima volta, proprio nello stato in cui è nato: gli Stati Uniti d’America. Anche oltre oceano, come in Italia la politica, non essendo in grado, per come è gestita di governare i processi della società viene clamorosamente smentita dalle forze economiche che bloccano di fatto ogni provvedimento. Abbiamo visto tutti la fatica che ha fatto il presidente Obama per convincere i repubblicani a partecipare, sia pure solo formalmente, al salvataggio della nazione dal fallimento. Non è servito a niente: i mercati non hanno creduto agli impegni dei repubblicani e hanno fatto bene. Infatti i ricchi, prima di perdere un solo granello del loro denaro lo sanno tutti che sono pronti a rimangiarsi la parola data e non rispettare gli impegni assunti. Anche in Italia c’è la stessa situazione con l’aggravante che, malgrado la schiacciante maggioranza in parlamento, il governo non riesce a varare un solo provvedimento utile al paese e di tutto si parla tranne di provvedimenti che aggrediscano l’evasione fiscale, sottraggano parte degli enormi utili alle finanziarie, grandi aziende e patrimoni privati. Questi sono i provvedimenti che aspettano i grandi capitali internazionali per allentare la stretta e dare un momento di respiro alla nostra economia. I nostri governanti, come i repubblicani in America, fanno finta di non capire. Ciò si deve alla imbecillità e carenza di cultura sociale di chi ha la guida del paese. Cosa ci si poteva aspettare di diverso da una masnada di azzeccagarbugli falliti, domestici ignoranti, zoticoni, analfabeti, violenti, ladri e donne di strada, tutti guidati dal principe dell’imbroglio? Considerato che la televisione ha perso il potere di manipolare i fatti e nascondere la verità, gli italiani hanno ormai già compreso come stanno le cose e, ora, non resta che farlo capire a chi ci governa. Sarebbe poco elegante vedere tante donne, anche carine, fare la fine dei topi che non sono riusciti a scappare. Animo, muovete le chiappe, prima che sia troppo tardi.
Fulvio Maiello 8 agosto 2011-Trento