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Fulvio Maiello  |
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Il sistema capitalista
E’ preferibile una società nella quale chi può produce solo ciò che gli serve per vivere oppure dove chi produce lo fa solo per aumentare i profitti e la ricchezza? Se riflettiamo un momento sul quesito possiamo subito identificare le due ipotesi nei due sistemi socio-economici che, da sempre, hanno accompagnato la storia dell’umanità. Il sistema liberista e quello democratico. Possiamo iniziare dall’epoca dei faraoni in Egitto, circa 5 millenni a.c., quando vigeva il sistema liberista che portava nelle casse del Faraone la maggior parte della ricchezza prodotta dai cittadini-sudditi. Non era possibile a quel tempo per gli egiziani pensare di avere proprietà, ma la ricchezza di proprietà del faraone era, di fatto, distribuita alla popolazione che era rifornita di grano, carne, verdura e vestiario. Gli egiziani erano nella stragrande maggioranza poveri ma nessuno stava in sofferenza e la storia ci ha tramandato un’epoca di benessere sociale e di grande civiltà. Quindi non è il possesso di grandi estensioni terriere, di industrie o di grandi quantità di denaro che solo ci può garantire il benessere. Dopo gli egiziani i greci scoprirono, tra le altre cose, che ogni essere umano era libero nel pensiero e nelle opere e nacque così la democrazia che in lingua greca vuole dire “governo del popolo”. Per la prima volta appare sulla scena mondiale la forma politica, ancora oggi in uso, che è la repubblica. Platone non pensava certamente che nella sua repubblica ideale potessero esistere grandi concentrazioni di mezzi materiali nelle mani di una o poche persone. Arriviamo ai romani che conquistarono il mondo allora conosciuto ma nessuno potette elevarsi economicamente al livello dei nostri moderni magnati del petrolio, della televisione e della finanza. I pretori e i consoli, a fine mandato, subivano un processo pubblico per verificare che non avessero usato la carica pubblica per arricchirsi. La circostanza, pensando ai nostri giorni, fa tenerezza. Nel successivo medio-evo si ebbero grandi disordini e molte guerre che concentrarono nelle mani dei vincitori le terre coltivabili e i mezzi di produzione, che al tempo erano rappresentati dalle braccia degli uomini che si ritrovarono sottoposti alla servitù della gleba. All’alba dell’epoca moderna l’umanità si ritrovò soggetta all’arbitrio di pochi padroni, in uno stato di indigenza morale e materiale. Era una situazione insostenibile e, infatti, verso la fine del XVIII° secolo dalla Francia arrivò una nuova grande idea che doveva sostituire gli assetti sociali del tempo. Libertè, Egalitè, Fraternitè.Con la rivoluzione francese caddero molte teste e nel mondo di allora ci fu un sussultò di dignità umana. Sembrava che le nazioni e gli uomini avessero raggiunto un punto di equilibrio nella vita sociale e c’era grande sviluppo nella produzione di beni, accompagnato dalla nascita delle prime organizzazioni operaie e dai primi sistemi di protezione sociale per i più deboli. A mio parere, è la punta più alta di civiltà mai raggiunta in Europa. Anche nel generale benessere, però, si agitavano le insofferenze di quanti non sopportavano i vincoli della convivenza civile e iniziò la ricerca, in altri lidi, di uomini da schiavizzare e risorse da rubare per il profitto personale. Il fenomeno della emigrazione verso il nuovo mondo fu l’occasione per affermare i mai sopiti desideri di parte degli uomini di avere grande libertà di azione e nessuna regola. La grande conquista del west americano con lo sterminio dei pellerossa nativi e la tradizione in catene dall’Africa di migliaia di neri per la coltivazione del cotone lasciò una schiera di grandi capitalisti , i quali ancora oggi, non hanno nessuna vergogna di bloccare al parlamento americano una legge presidenziale che voleva estendere l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini. Per concludere, penso si possa affermare che troppo presto si è abbandonato il concetto che la proprietà privata è un furto. A cosa può mai servire il possesso di dieci ville o molti appartamenti. Solo ad accumulare denaro e arrecare sofferenza a chi non ha un tetto sulla testa. Che dire? Viene spontaneo desiderare la posa di reticolati vigilati ai confini e vietare l’ingresso agli estranei, ma non è possibile. Chi possiede qualche idea la faccia conoscere in fretta perché il tempo che ci rimane per discutere dei massimi sistemi e giocare con la vita degli uomini è finito.
Fulvio Maiello-19 aprilòe 2012
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