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Fulvio Maiello  |
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La crisi industriale
Da uomo della strada faccio alcune considerazioni: se un ministro della Repubblica dichiara pubblicamente di essere pessimista circa la soluzione di una crisi come quella dell’Alcoa in Sardegna e motiva il suo pessimismo con lo scarso interesse degli investitori finanziari sulla produzione dell’alluminio nel nostro paese, mi viene subito il sospetto che lo stesso pessimismo riguarda anche la crisi del carbone e tutto il comparto delle attività estrattive e manifatturiere. Il nostro governo dichiara, in tal modo, di essere in attesa degli imput della finanza per programmare la sua attività. Da quando esistono le società compito degli amministratori pubblici, e il governo e il parlamento hanno il solo compito di organizzare le risorse per favorire la crescita economica e il benessere dei loro amministrati, è quello di cercare queste risorse al fine di finanziare le attività strategiche del paese che, nel nostro caso, sono poche: l’approvvigionamento di fonti energetiche. Lo sfruttamento delle risorse locali e la difesa dalle speculazioni esterne. Per il primo problema la soluzione ottimale è senza dubbio la diversificazione dei fornitori, al fine di sfruttare appieno le regole della concorrenza e del mercato libero: in altre parole basta ai cartelli e ai prezzi bloccati. In questo credo che nessuno abbia del dubbi sulla efficacia della politica. Per il secondo, riconosciuto lo stato di degrado della ricerca e sfruttamento delle risorse locali, quali l’abbandono delle attività estrattive e la scarsa attenzione per la produzione di energia,occorre ripensare seriamente ad una politica di approvvigionamento di materie prime ed energia che siano quanto più possibile autonome e meno soggette ai capricci di poteri economici esterni. Per quanto riguarda la difesa dalle speculazioni esterne al nostro sistema non potremo mai avere l’efficacia necessaria con l’attuale governo che difende solo le regole della finanza internazionale e non le esigenze nazionali. Cosa farei io se fossi al posto dell’attuale Presidente del Consiglio? La mia ricetta è facile da esprimere ma difficile da realizzare: Ammettiamo tutti che in Italia esiste una distribuzione della ricchezza ingiusta, la quale fa si che chi è ricco lo diventa ogni giorno di più e chi è povero precipita sempre più nel baratro della disperazione. Bene, allora chiamerei i ricchi, che possiamo identificare negli investitori, sopra ricordati per le dichiarazioni del nostro ineffabile ministro, a dare il loro contributo, sotto forma di una tassa patrimoniale importante, commisurata alla entità della fortuna accumulata, da destinare esclusivamente alla ripresa e incentivazione delle attività produttive prima indicate come strategiche per il nostro paese. Se ,come investitori, i grandi capitalisti non sono interessati al bene del paese ma guardano solo al loro profitto, come cittadini debbono rispettare le regole loro imposte e, in caso contrario, sono sempre liberi di emigrare ed andare a vivere alle Bahamas, liberando la nostra casa dalla loro ingombrante presenza e dai cattivi odori che vi lasciano.
Fulvio Maiello
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