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Fulvio Maiello  |
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Siamo arrivati al capolinea
Possiamo scegliere se scendere o no? Si, lo possiamo,. ma in un caso o nell’altro il risultato sarà lo stesso: se scendiamo dovremo aspettare un altro mezzo di trasporto per ricominciare il giro; se non scendiamo rifaremo lo stesso giro di prima e ci ritroveremo sempre alla stesso punto di partenza. Allora non scendiamo e, come stanno facendo tutti gli italiani, ignoriamo semplicemente il dilemma e speriamo che la Provvidenza decida per noi, esseri ignoranti e poco coraggiosi. Ma la Provvidenza ha molto altro cui pensare e non può provvedere ai capricci di un popolo decadente e decaduto come il nostro ed eccoci nudi ad affrontare le evenienze senza alcun paracadute. Fuori dalle metafore sembra ormai dimostrato che mai come oggi il Bel Paese si è è trovato ad un livello così basso di coesione e di giustizia sociale-. Tutti rubano a cominciare dai componenti la classe politica che con il loro comportamento coprono e incoraggiano le ruberie diffusissime in ogni strato della società. Berlusconi, vessillifero e inventore del sistema, sembra voglia ritirarsi nei suoi paradisi dorati, ma ormai il danno è fatto e ci sono milioni di italiani pronti a raccogliere la sua bandiera, convinti che il tornaconto personale sia l’unico scopo lecito della loro attività. L’attuale classe politica, ivi compresi gli apparati burocratici dei partiti politici e i loro fiancheggiatori, sembrano essere sordi alle richieste ingenue della popolazione che l’ha votata e, giudice di sé stessa, si assolve da ogni peccato. Sta in una ridotta che assomiglia sempre più al fortino nel deserto dei Tartari dove no arriva mai un’aggressione vera. Cosa fanno gli italiani? Leggono i giornali e si indignano, guardano la TV e si indignano, non tutte le Tv per la verità, perché in alcune reti trovano tuttora il narcotico che li fa sprofondare in uno stato di incosciente e beato dormiveglia. Non sono capaci di alcuna reazione e tutto ciò che mettono in campo non è altro che una lamentazione affidata allo sproloquiare di un guitto che parla di tutto senza sapere niente e che ha fortuna perché è la fotografia di gran parte degli italiani: uomini e donne che guardano a sé stessi e nulla sono disposti a sacrificare sull’altare della collettività nazionale. Mai come oggi si rivela azzeccato il detto che gli italiani sono individualisti e nessuno capisce che il suo simile possa avere dei bisogni autonomi che limitino in qualche modo i propri. Personalmente mi ritengo un ottimista perché cerco sempre di vedere in ogni fatto negativo o sgradevole un suo risvolto positivo e quasi sempre lo trovo ma, stavolta, non ci riesco proprio. Sono così costretto a declamare una orazione funebre per un paese che potrebbe essere il più bello al mondo ma che si è ridotto, purtroppo, ad invidiare i paesi del terzo mondo, molto più vivibili di questa nostra povera Italia.
Fulvio Maiello Trento- 26 ottobre 2012
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