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Emanuele Insinna  |
emanueleinsinna@alice.it |
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Il maestro di chimere offre, immoto, un sogno;
s’inebria del suo azzurro abbaglio
che avvolge nord e sud e noi stessi.
Semina tra le spine e raccoglie
i ritinti opportunisti, i tristi berretti neri e divi senza luce
che benigno ammette alla sua corte.
Spaccia la pietra di paragone
per oro puro, così illude il popolo
e spande il suo potere sulle menti inerti.
Lui gode, di una parvenza di maestà,
si presenta a Roma a far politica.
Un invisibile potere fluttua in mezzo a noi,
come un olezzo, una nebbia
che la libertà come fiamma morente attenua.
L’hanno seguito per ascoltarlo in quei simposi eletti
dove si parla d’esperienze erotiche.
Lo consacrarono dio e lo seguono
senza confutarlo ne discutere,
senza scegliere, lo seguono soltanto.
La chimerica avventura travolge
anche gli uomini che non sognano.
Si serve della libertà come un velo
per coprire la malizia.
Così può emanare codici di frode e dedalei leggi.
Muse, ispiratrici d’artisti, poeti e saggi,
aprite le vostre fonti, inondate i vergini intelletti
affinché soffochino la chimera.
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