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Fulvio Maiello  |
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La televisione senza regole La televisione è un mezzo tecnologico che trasmette via etere immagini e suoni da un singolo luogo ( studio televisivo) fino nelle più remote località. Una regola fondamentale perché faccia presa sugli spettatori è che quanto trasmesso risulti facile da comprendere anche ai più sprovveduti. Una cosa da evitare è la ressa di persone che parlano tutte insieme contraddicendosi l’una con l’altra. Questa è la prima regola adottata da Berlusconi, il quale scappa accuratamente da tutti i contraddittori. Con i conduttori ha sempre vita facile perché nessuno riesce mai ad interromperlo per quante corbellerie possa raccontare. Lui obbedisce ad una regola fondamentale della comunicazione: spara qualsiasi idiozia con l’atteggiamento di chi ci crede veramente e tutto diventa così possibile e credibile. Non è una cosa facile da ottenere perché richiede un controllo ferreo della mimica facciale e del tono della voce. Abbiamo tutti visto come il povero Santoro quasi perdeva il controllo mentre il cavaliere stava immobile e impettito con il suo sorriso ingessato e non perdeva una battuta. Ottiene tale risultato non perché sia bello o aitante, in realtà è piuttosto sgradevole da vedersi più largo che alto e con sorriso ebete stampato sul viso, che mette da parte solo quando si addormenta sfinito. Non mi risulta che nessuno sia mai riuscito a stabilire il programma o l’argomento dei suoi soliloqui, eppure basterebbe chiedergli se sono state le toghe rosse a corrompere il giudice Violente costatagli la bella cifra di circa mezzo milione di euro che è stato costretto, in seguito a condanna definitiva, a pagare alla parte lesa. Io vorrei sapere quando, chi decide cosa e quando deve andare in onda, farà in modo di cancellare la sua presenza asfissiante dai programmi televisivi, specialmente da quelli della cosiddetta televisione pubblica. A partire dall’ineffabile Vespa tutti gli altri suoi colleghi maschi e femmine sbavano quando possono annunciare la presenza del cavaliere nei loro programmi. Ciò è naturale perché sono tutti schiavi dell’audience e nessuno si preoccupa del martirio che impongono agli spettatori. Non si rendono conto che l’audience è dovuta non alla simpatia che raccoglie tra gli spettatori ma ad un altro motivo meno nobile. Gran parte dei suoi fans sono o suoi servi perché iscritti nel suo libro paga oppure gente comune che vorrebbe fare come lui per fare soldi e spera che, una volta al potere, lui lo consenta. Abbiamo tutti visto come nell’attuale parlamento la maggioranza dei nominati sia da lui dipendente sì, ma pagata da tutti gli italiani. Altro che Caligola che aveva fatto senatore un solo cavallo, i romani se la cavavano con qualche cesta di biada. I competitori del cavaliere in questa campagna elettorale si affannano ad inseguirlo nelle sue acrobazie dialettiche tra menzogne e lusinghe non sapendo cosa dire e nulla in effetti dicono. Fino a quando non impareranno anche loro a parlare agl stomaci degli italiani anziché alle menti non caveranno un ragno dal buco. Provino a martellare anche loro con frasi ad effetto ripetute ossessivamente in ogni occasione e vedranno che qualche risultato arriverà. Vogliamo una volta per tutte ammettere che la nostra democrazia ci consente di giocare solo su un tavolo truccato dove tutti barano e chi ha meno scrupoli sarà il probabile vincitore. Cosa può opporre alle bugie del cavaliere che non sia già in partenza inverosimile il povero Bersanu. Non il responsabile aiuto dei sindacati arroccati, sulla indifendibile difesa di un welfare, invidiato e invidiabile nel mondo intero, ma non più consentito dalle risorse di cui disponiamo e non esiste nessuno che possa imporre alle forze produttive di fare lavorare gli italiani anziché dislocare all’estero le proprie produzioni; anche i duri e puri padani si sono adeguati e avendo ormai abbondantemente sfruttato le forze lavorative che provenivano dal sud della penisola si sono ormai rivolti alla Romania, Albania e simili. In un mondo dove pochi mangiano e molti stanno solo a guardare non c’è più nulla di sacro ed anche la difesa della proprietà privata, sbandierata dal cavaliere come un diritto naturale posto al di sopra delle leggi umane, è indifendibile contro i poverI che nulla possiedono 3, prima o dopo, si riprenderanno, con le buone o le cattive, quello che è stato loro sottratto. E’ vero che a sinistra ci sono forze relativamente nuove che portano cariche ideali non trascurabili, penso a Vendola, ma, a ben guardare, mi ricorda qualcosa di già visto. Bertinotti, ai suoi tempi, ricopriva lo stesso ruolo e l’esperienza ha dimostrato che non faceva altro che abbaiare alla luna,. In definitiva non si può condividere l’ottimismo da qualsiasi parte provenga perché gli italiani non sono mai stati affidabili nella loro storia e meno che meno lo sono adesso quando leggiamo nelle cronache di genitori che denunciano i professori, rei di avere requisito i telefonini ai loro angelici marmocchi oppure di pronto soccorsi intasati da falsi malati. Non ci resta che affidarci alla buona stella e sperare che,, almeno una volta, le previsioni pessimistiche siano smentite dalla realtà e il nuovo Innominato, di manzoniana memoria, se ne stia confinato e messo in condizione di non nuocere oltre, nel suo castello di Arcore. Fulvio Maiello
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