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56) Francesco Sferrazzo  Maschio
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Venerdì, 22 Giugno 2007 20:39 Host: host244-106.pool8249.interbusiness.it Scrivi un commento

Cosa cambieresti ad Avola?

Interessante domanda. Se fosse possibile cosa cambierei ad Avola?
» un sogno, cambierei la mentalit‡.
Quello che manca in questa citt‡ Ë il dialogo e il confronto costruttivo nellíinteressa comune.
Educherei quindi al bene comune.
LíItalia (ed anche Avola) Ë attraversata da una grande emergenza. Non Ë innanzitutto quella politica e neppure quella economica - a cui tutti, dalla destra alla sinistra, legano la possibilit‡ di ìripresaî del Paese -, ma qualcosa da cui dipendono anche la politica e líeconomia.
Si chiama ìeducazioneî. Riguarda ciascuno di noi, ad ogni et‡, perchÈ attraverso líeducazione si costruisce la persona, e quindi la societ‡.
Non Ë solo un problema di istruzione o di avviamento al lavoro.
Sta accadendo una cosa che non era mai accaduta prima: Ë in crisi la capacit‡ di una generazione di adulti di educare i propri figli.
Per anni dai nuovi pulpiti - scuole e universit‡, giornali e televisioni - si Ë predicato che la libert‡ Ë assenza di legami e di storia, che si puÚ diventare grandi senza appartenere a niente e a nessuno, seguendo semplicemente il proprio gusto o piacere.
» diventato normale pensare che tutto Ë uguale, che nulla in fondo ha valore se non i soldi, il potere e la posizione sociale. Si vive come se la verit‡ non esistesse, come se il desiderio di felicit‡ di cui Ë fatto il cuore dellíuomo fosse destinato a rimanere senza risposta.
» stata negata la realt‡, la speranza di un significato positivo della vita, e per questo rischia di crescere una generazione di ragazzi che si sentono orfani, senza padri e senza maestri, costretti a camminare come sulle sabbie mobili, bloccati di fronte alla vita, annoiati e a volte violenti, comunque in balia delle mode e del potere.
Ma la loro noia Ë figlia della nostra, la loro incertezza Ë figlia di una cultura che ha sistematicamente demolito le condizioni e i luoghi stessi dellíeducazione: la famiglia, la scuola, la Chiesa.
Se fosse possibile, inizierei ad educare i giovani al concetto di libert‡ , di bene comune, di Amore con la A maiuscola.
Ma senza una tradizione da poter trasmettere, educare Ë cosa impossibile.
O meglio educare diventa solo una reattivit‡ al mondo oggettivo che ci viene trasmesso.
Non Ë vero che idee, sentimenti, valori debbano essere scelti dal figlio senza il veicolo dei genitori. Se no, líideale sarebbe avere un padre scemo ed una madre idiota! Un padre e una madre non danno solo latte prima, risotto dopo al figlio! Un padre da sÈ al figlio!
Che razza di mentalit‡ mi ha passato la mia povera mamma quando, rincalzandomi le coperte, ogni sera, mi ripeteva ìpensa a quanti bambini non hanno un tetto sotto a cui stare !.î

Ad un certo punto della vita ogni ragazzo,come nella favola di Esopo, scoprir‡ di avere dietro la schiena due bisacce. In una di queste i i genitori, gli educatori hanno messo ciÚ che hanno creduto opportuno e giusto. Naturalmente, ad un certo punto, il giovane prender‡ la bisaccia da dietro le spalle per portarsela davanti agli occhi, rovistandovi (da qui derivano le parole ìproblemaî e ìcrisiî, cioË rendersi conto delle ragioni e limiti di una proposta).
Senza questo lavoro esiste solo la reattivit‡ al mondo esterno.
Ma forse questo Ë un sogno.
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