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69) Mec, Un anarchico in cattivit‡  Maschio
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Martedì, 8 Gennaio 2008 22:42 IP: 151.53.131.135 Scrivi un commento

FINE D'ANNO IN CARCERE. LETTERA DELL'ANARCHICO MEC PRIGIONIERO A PERUGIA

Michele Fabiani, detto ´Mecª, ha ventíanni e vive a Spoleto. Assieme ad
altri quattro ragazzi spoletini Ë finito in carcere, lo scorso 23
ottobre, dopo una spettacolare azione di polizia. » accusato dei reati
associativi previsti dagli articoli 270 e 270 bis del codice penale, che
riguardano le ´associazioni con finalit‡ di terrorismo anche
internazionale o di eversione dellíordine democraticoª. Mec si dichiara
anarchico e ha scritto sui muri della sua citt‡ qualche slogan
anarchico. Per la sua liberazione sta lottando il Comitato 23 ottobre.
Al suo fianco si sono schierati il consiglio comunale di Spoleto, alcuni
parlamentari, tra i quali líonorevole Katia Bellillo, i senatori
Giovanni Russo Spena, Stefano Zuccherini, Francesco Ferrante e Maria
Luisa Boccia, oltre a vari consiglieri comunali dellíUmbria. Questa
lettera descrive la sua situazione ed Ë stata scritta pochi giorni dopo
il suo arresto. In un messaggio pi? recente, Mec [che ha anche
partecipato allo sciopero della fame contro líergastolo] racconta che le
situazioni sono peggiorate: ´Líisolamento si fa pi? rigido, hanno
intensificato i controlli e adesso certe guardie [non tutte] vietano
pure al lavorante che pulisce di avvicinarsi troppo alla mia cella.
Neppure ai parlamentari Ë stato permesso di incontrarmi. Hanno concesso
solo una visita veloce tramite le sbarre con il comandante e il
direttore che controllano le nostre conversazioni. Anche questa Ë una
decisione della direzione del carcere, non necessaria per il regime Eiv
[ëElevato indice di vigilanzaí], cosÏ come non Ë necessario che io passi
líora di aria da solo, ma Ë anche questa una decisione arbitraria
dellíamministrazioneª. Sono Michele Fabiani, detto ´Mecª, come direbbero
i giudici! Vorrei che questo scritto girasse il pi? possibile, non so
ancora se potrÚ fotocopiarlo o se dovrÚ ricopiarlo a mano per cercare di
mandarlo il pi? possibile in giro. Dalla seconda media mi chiamano Mec
perchÈ per spirito di contraddizione tifavo la Maclaren. E cosÏ ho
appena scoperto che di sfortune ne ho avute due in due giorni: la
macchina di Montezemolo vince i mondiali ed io finisco in galera.
MartedÏ 23 ottobre 5 brutti uomini [due erano cosÏ brutti che si sono
messi i passamontagna] irrompevano in casa mia, la mettevano
completamente sottosopra e mi arrestavano in base allíarticolo 270 bis
[scritto dal ministro Rocco per Mussolini]. I reati associativi previsti
dallíart. 270 bis e 270 permettono di arrestare qualcuno non perciÚ che
ha fatto, ma per come la pensa, perchÈ fa parte di qualche fantomatica
associazione. Basti pensare che uno di noi cinque, rinchiusi in
isolamento giudiziario da quasi quattro giorni e da oggi in Elevato
indice di vigilanza, Ë accusato solo di aver fatto una scritta su un
muro! Ci pensate? Tre volanti [ a testa], i mitra, i passamontagna, la
scorta aerea dellíelicottero, le telecamere, il carcere, líisolamento,
per una scritta su un muro! Sono stato poi portato alla Caserma dei
carabinieri di Spoleto e poi a quella di Perugia, infine da quella di
Perugia al carcere. Il primo momento propriamente comico Ë stato quello
del trasferimento dalla caserma al carcere: chi guidava la macchina,
forse impressionato, ha sbagliato strada ed abbiamo fatto due volte il
giro della stazione ferroviaria. In carcere mi stanno trattando bene,
non mi hanno mai toccato [in tutti i sensi, neanche per gli
spostamenti]. La cella Ë molto sporca, cíË un tavolo appeso al muro con
un armadietto inchiodato ed un letto inchiodato per terra e alla parete.
Oggi Ë caduto líisolamento e abbiamo anche la televisione: resta il
divieto di comunicare tra noi, che Ë la cosa peggiore. Ho visto le
immagini del TG3 Umbria che eravate fuori durante gli interrogatori:
eravate tanti! Sono tanto felice, purtroppo da dentro non vi abbiamo
sentitoÖ Nessuno tema o si rallegri: io ero , sono e resto un
prigioniero, anche prima di martedÏ: siamo tutti prigionieri, tutti i
giorni. Quando ci alziamo la mattina per andare a lavorare, quando
sprechiamo gli anni pi? belli della nostra vita su una macchina, quando
facciamo spesa, quando non possiamo farla perchÈ mancano i soldi, quando
li buttiamo via i soldi per delle cazzate [ vestiti, aperitivi,
sigarette non cíË differenza] quando guardiamo la TV che ci fa il
lavaggio del cervello, che cerca continuamente di terrorizzarci con
morti, omicidi, rapine [ quando in quindici anni gli omicidi sono
diminuiti del 70%] cosÏ che noi possiamo chiedere pi? telecamere, pi?
carceri, pene sicure, quando se cíË una pena davvero sicura a questo
mondo, Ë quella che incatena lo sfruttato alle sue condizioni. Io non ho
mai detto ´Sono un uomo liberoª, in pochi possono dirlo senza
presunzioni. Se io fossi un uomo libero, andrei tutti i giorni sulla
cima del Monte Fionchi, in estate con le mucche e le pecore e in inverno
con la neve, e dopo aver raggiunto faticosamente le cimeÖguardare a nord
ovest, la valle Umbra o valle Spoletino come si diceva una volta, poi a
Nord Est la Valnerina e il Vettore quasi sempre liscio dietro, e poi via
verso est tutti gli Appennini che cominciano da lÏ, fino a sud dove ci
sono quelle meravigliose foresteÖ E forse ripensandoci neanche lÏ sarei
veramente libero,. perchÈ la valle Umbra Ë piena di cave, di capannoni,
di fabbriche, di mostri che devono essere combattuti .Quindi io non sono
un uomo liberoÖ Io sapevo gi‡ di essere prigioniero prima che un giudice
me lo dicesse. Certo questa prigione Ë diversa da quella fuori: qui vedi
tutti i giorni in maniera limpida, simbolica, e al tempo stesso
materiale quali sono i rapporti di forza del dominio; dove cíË
chiaramente e distintamente líuomo, con i suoi sogni, i suoi amori, il
suo carattere, e il sistema, le sbarre, le catene, le telecamere, le
guardie. Ovviamente líuomo qui sta peggio. » inutile fare retorica. Dopo
qualche giorno la gabbia te la trovi attorno alla tua testa. Con il
cervello che ragiona ma non ha gli oggetti su cui ragionare, con la
voglia incontenibile di parlare e non cíË nessuno, di correre e non cíË
spazio, quando mi affaccio alla finestra vedo un muro con altre sbarre,
non si vede un filo díerba, una collina [ neanche durante líaria, che
passo solo in una stanza pi? grande], fuori dalla tua gabbia cíË
uníaltra gabbiaÖ La mia paura Ë che quando uscirÚ ci sar‡ ancora questa
gabbia intorno alla testa che miÖ e mi dice di non prendere a calci la
porta della cella e di mettermi ad urlare. Il rapporto qui Ë tutto
mentale. » di questo che voglio liberarmi, voglio uscire e continuare ad
avere una capacit‡ di analisi oggettiva della realt‡. Qui questa
capacit‡ rischio di perderla. Mentre fuori, magari innaffiando un seme e
facendo crescere una pianta, si ha uníinterazione fisica col mondo. La
realt‡ Ë una sintesi in cui líuomo colloca se stesso tra il mondo e le
sue idee. In galera purtroppo questa sintesi Ë pericolosamente,
patologicamente, troppo incentrata sulla mente. Ai compagni che scrivono
che non trovano parole dico di trovarle queste parole che ne abbiamo
troppo bisogno. Scriveteci a tutti e cinque! E vorrei che qualcuno
dicesse ad Erika che le mando un bacio.

Mec, Un anarchico in cattivit‡
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