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77) Fulvio Maiello  Maschio
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Sabato, 5 Aprile 2008 23:45 IP: 151.53.153.59 Scrivi un commento Invia una E-mail

Le due Italie

Il presidente Napolitano ci richiama spesso alla necessit‡ che tutti insieme
dobbiamo fare tutto il possibile per ricondurre ad unit‡ le mille e diversificate esigenze che attraversano il paese.
Tra i problemi da risolvere primeggiano, secondo lui, il lavoro e la questione meridionale.
Io sono un meridionale che vive da mezzo secolo nel nord del paese e non posso accettare tale impostazione perchÈ, a mio giudizio, Ë errata e superficiale.
Fino a quando continueremo a parlare solo del sud depresso líItalia non sar‡ mai uno stato unitario con il suo ruolo nel consesso delle nazioni nel tempo della globalizzazione.
A mio modesto avviso Ë necessario prima riconoscere che esiste si un problema meridionale ma non meno urgente e grave Ë un problema settentrionale. Attualmente esistono almeno due Italie diverse per le origini, la storia, i costumi e il tessuto sociale.
Don Sturzo e De Gasperi stanno certamente rivoltandosi nella tomba osservando come la loro idea di stato unitario sia oggi rivoltata come un calzino.
Il fenomeno ha origini antiche che risalgono allíalto medioevo quando andava disfacendosi il Sacro Impero romano díoccidente.
Al nord premevano le orde barbariche che portavano violenza e lutti mentre al sud gli arabi estendevano la loro influenza.
Sono due i tipi di societ‡ che tali eventi hanno lasciato. Al nord la popolazione si Ë organizzata in piccole comunit‡ familiari, i clan, dove il legame tra gli appartenenti era quello della famiglia allargata dove ogni componente doveva provvedere con ogni mezzo possibile compreso il furto e la violenza alla tutela e al benessere della comunit‡.
Al signor Bossi vorrei ricordare di risalire a quei tempi, pi? che alle sacre fonti del Po per collocare le origini del suo movimento.
I clan si organizzarono poi per categorie come gli imprenditori, gli artigiani, e altri tipi di attivit‡ mercantili dove vigeva la stessa regola: le leggi si possono accettare fin quando non si pongono in contrasto con le esigenze primarie del clan. Tale tipo di atteggiamento Ë oggi riscontrabile nella dottrina secondo cui, quando líimposizione fiscale non permette di lucrare quanto programmato, diventano lecite líelusione e líevasione fiscale. I concetti di solidariet‡ e mutuo soccorso nella famiglia pi? grande quale Ë la comunit‡ nazionale non hanno alcun valore e vengono cancellati.
Del resto ciÚ viene rivendicato pubblicamente in questi giorni come legittimo dagli attuali rappresentanti politici dei nuovi clan.
A sud gli arabi non erano solo i saraceni che facevano scorrerie sulle coste ma amministratori oculati, gente di cultura e artisti e i segni che hanno lasciato mi sembrano evidenti e innegabili.
La societ‡ che andava costituendosi pi? che da legami di interessi era organizzata sui legami di sangue, la famiglia ristretta, da ogni persona di buon senso riconosciuta come il fondamento di ogni realt‡ statuale.
Al nord il potere era nelle mani della dinastia dei Savoia mentre al sud governavano i Borbone.
Nellíottocento la rivoluzione industriale contribuÏ a cambiare líassetto politico. Nel nord líinsediarsi delle fabbriche esigeva forze di lavoro sempre pi? numerose che erano disponibili solo nel meridione. Ecco allora che, approfittando della crisi dellíimpero asburgico, i Savoia pensarono di colonizzare il sud per trovarci i lavoratori delle fabbriche del Nord e mandarono líingenuo Garibaldi alla conquista del regno delle due Sicilie.
Alle popolazioni del sud rimaneva il compito di coltivare la terra per fornire al nord anche le materie prime per la nascente industria alimentare.
Quando fu inevitabile lo scontro militare con líAustria furono reclutati nel profondo sud le centinaia di migliaia di soldati mandati a morire nelle trincee dellíIsonzo e del Grappa.
Se quanto fin qui esposto ha qualche riscontro nella realt‡ non Ë concepibile come la gente del sud continui a cedere alle lusinghe dei clan
del nord, vedi Berlusconi e c.
Ci sarebbe ancora molto da dire sul diverso atteggiamento che si tiene verso gli immigrati al nord e al sud che Ë, a mio parere, la spia pi? evidente del diverso grado di civilt‡ delle popolazioni.
Per concludere si puÚ affermare che, fino a quando non sar‡ sanata la dicotomia che vedo oggi presente, non sar‡ possibile parlare di stato italiano.
Personalmente rimango fiero e orgoglioso delle mie origini meridionali e non ho nulla da invidiare alle sirene del nord.
Fulvio Maiello
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