LA CRESCITA DELLA DECRESCITA
Segavano i rami sui quali erano seduti.
E si scambiavano a gran voce le loro esperienze,
di come segare pi? in fretta.
E precipitarono con uno schianto.
E quelli che li videro,
scossero la testa e continuarono a segare.
Bertolt Brecht
Ormai sta iniziando a diventare chiaro: sempre pi? persone hanno capito, o anche solo percepito, che non stiamo seguendo la giusta direzione, e che la Decrescita Ë il paradigma culturale che ci permette di cambiarla. PerchÈ Decrescita non vuol dire ìtornare indietroî, ma semplicemente ìcambiare rottaî, in totale contrasto con líimposizione della crescita (economica) senza limiti, tanto deleteria quanto improbabile. Decrescita Felice non Ë ripudio per la tecnologia o per líinnovazione. Ci vuole infatti pi? tecnologia per costruire, ad esempio, una casa ìpassivaî che non abbia alcun impianto di riscaldamento o che, se non passiva, consumi al massimo 7 litri di gasolio al metro quadro allíanno, come in Germania, di una che ne consuma pi? di venti, come in Italia.†La Decrescita Felice Ë il desiderio ed ha líobiettivo di riportare sia líeconomia che, appunto, la tecnologia al servizio dellíuomo, e non il contrario. Decrescita (che finalmente il mio computer non segnala pi? come ìerroreî), significa mettere in pratica una serie di cambiamenti che in certi casi possono dare líimpressione di fare un passo indietro, ma non ritiene necessariamente che il passato sia stato tutto rose e fiori. » un tentativo di dare un aspetto pi? umano e meno atomizzato alla situazione attuale, cercando di unire alcuni vecchi usi o abitudini allíattuale apertura mentale e livello culturale (in teoria superiori rispetto a prima), nonchÈ agli attuali progressi scientifici e tecnologici. » il proposito di riportare líessere umano a lavorare per vivere, non vivere per lavorare; a produrre per usare, non consumare per produrre. » il tentativo di ridare il giusto significato a termini quali ìprogressoî, ìsviluppoî, ìbenessereî (ormai confuso con ìbenavereî) e ovviamente ìcrescitaî, non di voler tornare al carro e alla candela, o altri luoghi comuni preconfezionati che le vengono attribuiti. E se in certi casi la Decrescita Felice puÚ in effetti portare a fare un passo indietro, non vuol dire che sia un male, o che sia una scelta cosÏ sbagliata. Se vi trovate sullíorlo di un precipizio, ad esempio, preferireste fare un passo avanti o uno indietro?
Decrescita Felice Ë anche questo. » la consapevolezza del fatto che Ë arrivato il momento di rallentare, magari anche di fermarsi un attimo a riflettere sul da farsi, guardare il precipizio che ci si prospetta davanti (che sia economico, sociale, ambientale, esistenziale), fare un passo indietro se Ë necessario, e continuare sulla nostra ìnuovaî strada, avendo scelto un sentiero diverso per poter andare avanti. », paradossalmente, uno dei fenomeni pi? innovativi che ci siano in questo momento, soprattutto se si pensa che mercato, politica ed economia si basano per lo pi? su concetti, convinzioni e ideologie ormai vecchi di due secoli.
Sempre pi? persone stanno determinando la ìcrescita della decrescitaî. Un indice molto forte di ciÚ Ë il costante aumento di gruppi o individui che, per esempio, si recano ad ascoltare che cosa Maurizio Pallante ha da dire, o che diventano soci o simpatizzanti di MDF, o ancora che decidono di far parte del gruppo dedicato al Movimento per la Decrescita Felice attivo su Facebook (http://www.facebook.com/home.php?#/group.php?gid=49780005273), questo dirompente e controverso fenomeno dalle potenzialit‡ comunicative enormi, nel quale Ë possibile restare aggiornati sugli sviluppi e gli eventi di MDF (cosa possibile, se non si vuole stare su Facebook, anche iscrivendosi alla newsletter del sito [
www.decrescitafelice.it] semplicemente spedendo il proprio indirizzo di posta elettronica allíindirizzo segreteria@decrescitafelice.it). In questo gruppo Ë e sar‡ possibile scambiarsi opinioni, consigli, esperienze, in modo da poter passare al pi? presto dalle parole ai fatti. CíË chi ha proposto di farne un progetto ìopen sourceî, chi vuole delle risposte allíesigenza di apportare dei cambiamenti alla propria quotidianit‡, chi Ë per il momento semplicemente curioso, e chi vorrebbe creare una rete sempre pi? fitta di persone che vogliano tornare a vivere in un mondo che abbia un senso per líuomo, visto che in molti, troppi casi, evidentemente non lo ha pi?.
Un indice, dicevo, del fatto che siamo solo allíinizio di quello che, mi auguro, sar‡ un lungo percorso da fare tutti insieme dato che, in un modo o nellíaltro, siamo tutti sulla stessa barca.
Líimportante Ë non abbandonarsi allíidea che sia in ogni caso una battaglia persa, e che líunica possibilit‡ che abbiamo Ë quella di adeguarsi alle regole dettate da un mercato impazzito che, promuovendo (tramite la societ‡ di consumi che ha creato) lo spreco e la superficialit‡, continua a (provare a) distrarci dalle nostre vere esigenze, propinandoci una serie di vuote e false promesse che non stanno creando che problemi e frustrazioni.
Siamo in tanti. Siamo sempre di pi?. E possiamo fare tanto.