dalla PRESENTAZIONE
L'opera postuma, complessa e corposa, “Il dialetto della mia terra natia al vaglio dell'esperienza critica e dell'assimilazione personale (il Siciliano della mia Avola)" di Giuseppe Pignatello esige, per chi vi si accosta, un chiarimento preliminare. Anzitutto, il ripetersi già nel titolo dell'aggettivo possessivo "mia terra natia" e "mia Avola" rivela una incondizionata adesione emotiva e un amore senza misura per la sua città natale da parte dell'Autore, che ad essa ha dedicato il più e il meglio della sua produzione letteraria. Basti fare, a tale riguardo, un semplice riferimento ai due volumi di "Avola degli Anni Trenta" (Catania, Istituto Siciliano di Cultura Regionale, 1978), alla "Guida di Avola" (Ispica, Martorina, 1980, seconda edizione 1993) e ad "Avola dalla Preistoria al Duemila" (Rosolini, Santocono, 2007), per rendersi conto di questo suo viscerale attaccamento al suolo natio.
In secondo luogo, va subito evidenziato come il suddetto titolo sia fortemente riduttivo rispetto alla copiosa materia trattata con sicura competenza, lunga e meditata preparazione, intelligenza e indefettibile applicazione.
Non siamo dinanzi a un semplice vocabolario del vernacolo avolese, a una fredda raccolta di termini in ordine alfabetico dell'ambito lessicale locale e neppure di fronte a un dizionario, che si limita a registrare e dar conto delle parole nella loro totalità sincronica e diacronica.
“Il dialetto della mia terra natia al vaglio dell'esperienza critica e dell'assimilazione personale (il Siciliano della mia Avola)" è il risultato di un vasto progetto di lavoro articolato, multiforme e originale nella sua impostazione...
Angelo Fortuna
Momento di vendita dei volumi di Pignatello nella Sala Comunale di Avola
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