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ISBN 978-88-6954

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ALESSANDRO PATTI

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targa

Il poeta, in un lungo poema di 4040 versi descrive il tormento di Giuda, che dopo essere stato avvicinato da uno scriba, programma il tradimento e conclude con un suicidio la sua vita.
Può essere così prepotente il bisogno di soddisfare le voglie più materiali e più crasse da indurre un discepolo a tradire il Maestro? Può tanto la voglia di denaro? Per quale misterioso cammino un uomo arriva a uccidere un altro uomo con la sconvolgente determinazione, lucida insieme e nevrotica, con cui Giuda uccide Gesù? Questo è il tema che A. Patti si è proposto in questa sua mirabile prima opera, in cui tratta anche come, dalla notte dello spirito e dallo straziato rivoltarsi entro se stesso, Giuda ritrovi la via del pentimento e del riscatto umani se non della salvezza eterna. Gli ultimi versi sembra che si riversino, come terribile voce di condanna, sulla attuale società, schiava come è del denaro e di tutte le male arti capaci di conquistarlo. Il messaggio che A. Patti lascia all'umanità è di sprone e di conforto a intraprendere e proseguire il cammino lungo le vie sempre illuminate dalla luce salvifica della Legge e dell'Amore.


Questa la targa in memoria di Alessandro Patti
allocata nella sua abitazione nel C.le Leanti (in Via Manzoni) ad Avola,
inaugurata sabato sera 21 marzo 2015 alle 21,00

nel corso della tredicesima edizione della manifestazione "Dalle otto alle otto"
e con la partecipazione dei poeti di tante regioni d'Italia intervenuti ad Avola in occasione
della quarta edizione di "Libri di-versi in diversi libri in memoria di Nuccio Caruso"

Il poeta, in un lungo poema di 4040 versi descrive il tormento di Giuda, che dopo essere stato avvicinato da uno scriba, programma il tradimento e conclude con un suicidio la sua vita.
Può essere così prepotente il bisogno di soddisfare le voglie più materiali e più crasse da indurre un discepolo a tradire il Maestro? Può tanto la voglia di denaro? Per quale misterioso cammino un uomo arriva a uccidere un altro uomo con la sconvolgente determinazione, lucida insieme e nevrotica, con cui Giuda uccide Gesù? Questo è il tema che A. Patti si è proposto in questa sua mirabile prima opera, in cui tratta anche come, dalla notte dello spirito e dallo straziato rivoltarsi entro se stesso, Giuda ritrovi la via del pentimento e del riscatto umani se non della salvezza eterna. Gli ultimi versi sembra che si riversino, come terribile voce di condanna, sulla attuale società, schiava come è del denaro e di tutte le male arti capaci di conquistarlo. Il messaggio che A. Patti lascia all'umanità è di sprone e di conforto a intraprendere e proseguire il cammino lungo le vie sempre illuminate dalla luce salvifica della Legge e dell'Amore.

immagineAlessandro Patti, Il pomeriggio (introduzione e note di Salvatore Martorana), Libreria Editrice Urso, Collana "Araba Fenice" n. 14, Avola 1999, pp. 174, € 16,00 – 978-88-6954-257-2acquista

Il libro

Può essere così prepotente il bisogno di soddisfare le voglie più materiali e più crasse da indurre un discepolo a tradire il Maestro? Può tanto la voglia di denaro? Per quale misterioso cammino un uomo arriva a uccidere un altro uomo con la sconvolgente determinazione, lucida insieme e nevrotica, con cui Giuda uccide Gesù? Questo è il tema che A. Patti si è proposto in questa sua mirabile prima opera, in cui tratta anche come, dalla notte dello spirito e dallo straziato rivoltarsi entro se stesso, Giuda ritrovi la via del pentimento e del riscatto umani se non della salvezza eterna. Gli ultimi versi sembra che si riversino, come terribile voce di condanna, sulla attuale società, schiava come è del denaro e di tutte le male arti capaci di conquistarlo. Il messaggio che A. Patti lascia all'umanità è di sprone e di conforto a intraprendere e proseguire il cammino lungo le vie sempre illuminate dalla luce salvifica della Legge e dell'Amore.

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DIMMI CON CHI VAI ...

E' sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta. Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili.
Marcello Marchesi

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Ma chi era Alessandro Patti?

ALESSANDRO PATTI

patti

Cenni biografici sul Patti a cura di Salvatore Martorana

[...]Le notizie che si hanno sulla vita di Alessandro Patti sono dovute ad una breve nota autobiografica, scritta di suo pugno ed inviata ad un tale Alfero in data che non risulta sul foglio, e a qualche ragguaglio fornitomi dalla nipote Ada. Da queste scarne notizie, si ricava che nacque ad Avola, il 22 novembre 1894, Antonino Francesco Alessandro Patti da Francesco, catanese, e da Pasqualina Rizzotti di Avola, figlia di Antonino, proprietario terriero. Morto d'infarto il padre, a ridosso dell'anno 1900, il bambino fu affidato dal nonno materno al rev. Francesco Piccione, il prete cieco, il classicista che ha insegnato latino e greco ad una miriade di giovani avolesi, dagli ultimi anni dell' '800 fino alla morte, e che indicò, a chi gliene faceva richiesta, nel Patti il suo successore, quando per motivi di salute e di età non poté più soddisfare la richiesta di lezioni private che gli giungevano da tutta la città. Il piccolo Alessandro, nato in un ambiente religiosamente motivato, trovò l'educatore dello spirito e dell'intelletto nel sacerdote-precettore, che lo guidò oltre che all'acquisizione precoce del sapere alla conoscenza dei testi sacri, all'approfondimento di temi religiosi, alla partecipazione ai riti sacri, ai quali, divenuto adulto, non presenziò più, forse solo per il suo naturale riserbo. Conseguita nel 1912, a 18 anni, la licenza liceale, così si chiamava allora e fino agli anni 60 l'attuale maturità classica, il Patti trascorse un anno, grosso modo dall'agosto 1912 all'agosto 1913, in Germania, ad Heidelberg, presso i parenti del cognato, il padre di Ada, e a partire dall'anno accademico 1913-'14, si iscrisse all'Università di Heidelberg in Filologia classica e germanica (che equivale alla nostra Facoltà di lettere classiche). Ritornato in Italia nel 1914, nel '15 fu chiamato alle armi, rimanendovi fino alla fine della prima guerra mondiale. Con l'anno accademico 1919-'20 si iscrisse alla facoltà di Diritto dell'Università di Berna, ma presto abbandonò l'idea della laurea in Diritto e nel '21 ritornò in Italia. Di lì a poco partì di nuovo verso Heidelberg per continuare gli studi classici senza iscriversi all'Università nell'anno accademico 1922-'23. L'anno seguente rientrò in Italia, ma lasciò la terra natale nel 1925 per rimanere ad Heidelberg fino al 1935; in questi dieci anni, concluse gli studi alla facoltà di Filologia classica e germanica ma non sostenne l'esame di laurea; nel 1933 sposò una giovane tedesca dalla quale ebbe una figlia, di nome Angela; nello stesso anno ottenne dal Kultur Ministerium del Baden il lettorato di Italiano nella Facoltà di Scienze economiche e sociali dell'Università di Heidelberg. copertinaTornò ad Avola nell'ottobre del 1935, richiamatovi da una grave malattia della madre, Pasqualina Rizzotti, che morì nel maggio dell'anno seguente; non si allontanò più da Avola, anche perché, con l'ottobre del 1936, ottenne l'insegnamento di tedesco nel R. Istituto Magistrale di Noto. Nella breve nota autobiografica, il Patti non dà ulteriori notizie datate, ma aggiunge di avere trascorso la vita in privato, impartendo lezioni di italiano, latino e greco, prima in Germania e poi, delle stesse materie, oltre al tedesco, a privatisti ad Avola; chiudendo la breve nota autobiografica, aggiunge di scrivere, in lingua tedesca, nelle ore libere dagli impegni didattici, un libro di impressioni e di visioni della natura. Eppure, la vita pubblica di Patti prosegue anche oltre il 1936, e l'insegnamento di latino e greco al R. Liceo-Ginnasio "T. Gargallo" di Siracusa, nei. quattro anni scolastici 1938-1942, si aggiunge alla precedente esperienza didattica al Magistrale di Noto. L'avv. Corrado Piccione, di Siracusa, ricorda ancora con simpatia, con nostalgia e con ammirazione la serietà, la cultura, la professionalità, la carica umana del suo professore di latino e greco. Nello stesso liceo, insegnò Latino e Greco anche nell'a.s. 1943-'44, ma si dimise dall'incarico pubblico, che mantenne fino al 31 gennaio1944, con lettera del 22 dello stesso mese. Il 4 dicembre 19405 contrasse matrimonio a Noto con la prof. Matilde Genovesi, ma l'unione durò poco tempo. Fu una parentesi nella vita del Professore che in seguito si ritirò nella sua Avola a curare con maggiore dispendio di tempo e di energie l'insegnamento privato. Un ultimo insegnamento pubblico ebbe al Liceo-Ginnasio l.r. di Avola negli anni scolastici compresi tra gli ultimi anni 50 e i primi 60. Fu il suo canto del cigno; dopo pochi anni, 1'8 maggio 1966, consunto da un'ulcera gastrica, spirava tra le braccia della diletta nipote nella casa avita, al n. 32 di via Manzoni.

Salvatore Martorana

TROJAItalico L. TrojaItalico L. Troja
Alessandro Patti. Un esiliato di Weimar che perdette il suo cuore ad Heidelberg
2007, 8°, pp. 80 (Collana MNEME n. 18)
12.00 – ISBN 978-88-6954-197-1acquista

Alessandro Patti nacque nella casa paterna di via Manzoni, al civico n. 32, il 22 novembre 1894, coi nomi battesimali di Antonino Francesco Alessandro, dal padre Francesco, un catanese trasferitosi ad Avola per motivi di lavoro, e dalla madre Pasqualina Rizzotti. La madre era figlia di un modesto agricoltore del luogo, Antonino Rizzotti, che tanta parte ebbe nel futuro del precoce nipote, agevolandone le aspirazioni e la svolta nella vita.

 

 


FOTO QUI VICINO: Avola, Via Manzoni, 36          Viamanzoni   Alessandro, come veniva chiamato, visse i primi anni della sua infanzia nella casa natale, circondato dall’affetto dei genitori, dei nonni (di uno di essi portava il primo nome) e delle due sorelle Rosina e Grazietta, delle quali la prima, che egli chiamava affettuosamente Sidda, andata sposa ad uno svizzero di Basilea di nome Futterknecht, con la figlia Ada assistette il fratello nell’ultimo tratto della sua esistenza.
   La casa natale sorgeva, e sorge tutt’oggi, su uno dei sei lati – la via Manzoni – dell’esagono, nel quale è racchiuso il reticolo di strade e di case, di chiara impronta rinascimentale, che oggi costituisce il centro e il nucleo principale della città, rifatta dopo il sisma del 9 – 11 Gennaio 1693. È un palazzetto, costituito da camere che, distribuite tra un terrano ed una sopraelevazione, si affacciano parte ad oriente, verso uno slargo e la fiancata della chiesa, con una balconata unica al piano sopraelevato e due balconcini al piano terrano, e parte ad occidente verso l’interno del cortile.
   Sullo slargo, che si apre nella Via Manzoni all’altezza della fiancata ovest della monumentale chiesa barocca dell’Annunnziata, comunemente detta chiesa della Badia, confluiscono, in senso normale tra loro, due arterie del reticolo centrale cittadino, la Via Napoli e la via Manin detta “delle Balate” per le lastre di pietra bianca che ne lastricavano il sedime. Sulle due arterie si è svolta la prima parte della esistenza di Alessandro Patti, sulla prima raggiungendo infante il vicino palazzetto di padre don Ciccio Piccione (a vista dalla sua casa), sulla seconda servendosene adulto per godersi il quotidiano svago della passeggiata in piazza.
   Perduto ancora infante il padre all’incirca nel 1900, il piccolo Alessandro, dopo avere avuto una prima istruzione elementare forse nella scuola pubblica, fu affidato dal premuroso nonno materno alle cure ed all’insegnamento del sacerdote Francesco Piccione, amico di famiglia. Costui, oltre agli impegni religiosi che assolveva nella vicina chiesa della Badia, impartiva lezioni private di lettere - attività che esercitò fino alla morte, avvenuta il 30 Aprile 1945 - in una stanzetta isolata del suo palazzetto, posto nella via Napoli al civico n. 63, a circa un centinaio di metri dalla abitazione del suo giovane allievo.
   Circondato o, meglio, custodito dagli affetti della madre, delle sorelle maggiori e del nonno materno, Alessandro, oltre ad aprirsi precocemente al sapere, acquisì una larga conoscenza dei testi sacri, alla quale aggiungeva la partecipazione ai riti durante le funzioni religiose; un’esperienza la stessa, nella quale affonda le radici la futura composizione del poema Il pomeriggio pubblicato postumamente, ma della quale non ebbe mai sospetto chi ebbe la sorte di averlo maestro ed amico nell’ultimo tratto della sua esistenza, tranne qualche riferimento alla Bibbia come importante fonte storica.
   La vicinanza del dotto ed interessato precettore, gli aprì presto il cammino degli studi. Poiché in quel tempo nella città di Avola l’unica scuola post-elementare era l’Istituto di Avviamento Professionale con indirizzo di contabilità e computisteria, piuttosto che fargli frequentare il Ginnasio della vicina Noto che avrebbe costretto lo studente ancora infante o a viaggiare o a trasferirsi, i familiari, e soprattutto il nonno Rizzotti che gli era particolarmente vicino, preferirono fargli completare e conseguire il quinquennio ginnasiale privatamente, sotto la guida e gli insegnamenti dell’amico sacerdote. Ciò consentì al validissimo docente privato di offrire ed allo sveglio ed intelligentissimo discepolo di ottenere un apprendimento ed una formazione non al passo, ma al di là dei programmi scolastici ufficiali. In quel tempo il sacerdote non era stato colpito dalla cecità, che un disgraziato accidente gli procurò più tardi, a cinquant’anni circa, e che lo accompagnò nell’insegnamento fino alla morte .
   A distanza di molti anni, la sorella Sidda, che col fratello aveva vissuto la maggior parte della sua vita, ricordava ancora il tempo quando questi, ancora fanciullo, trascorreva la giornata studiando e dedicando poche ore al sonno di notte. Per studiare egli poggiava i libri e i quaderni su un tavolino mobile, che spostava agevolmente, la mattina nella stanza ad oriente e il pomeriggio nell’altra ad occidente. Seguiva così il corso della luce e dei raggi del caldo sole siciliano...

[...]Le ricerche eseguite e le note che seguono presentano un uomo, il cui destino si legò indissolubilmente, e malauguratamente, alle vicende che portarono la Germania, patria dei suoi studi, alla catastrofe ed il mondo civile alla sua metamorfosi. Di lui si può dire ciò che scrisse, nel 1928, Erich M. Remarque , che appartenne cioè ad una generazione “distrutta dalla guerra… anche se scampò alle sue granate”.

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