Il poeta, in un lungo poema di 4040 versi descrive il tormento di Giuda, che dopo essere stato avvicinato da uno scriba, programma il tradimento e conclude con un suicidio la sua vita. |
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Alessandro Patti, Il pomeriggio (introduzione e note di Salvatore Martorana), Libreria Editrice Urso, Collana "Araba Fenice" n. 14, Avola 1999, pp. 174, € 16,00 – 978-88-6954-257-2Il libro Può essere così prepotente il bisogno di soddisfare le voglie più materiali e più crasse da indurre un discepolo a tradire il Maestro? Può tanto la voglia di denaro? Per quale misterioso cammino un uomo arriva a uccidere un altro uomo con la sconvolgente determinazione, lucida insieme e nevrotica, con cui Giuda uccide Gesù? Questo è il tema che A. Patti si è proposto in questa sua mirabile prima opera, in cui tratta anche come, dalla notte dello spirito e dallo straziato rivoltarsi entro se stesso, Giuda ritrovi la via del pentimento e del riscatto umani se non della salvezza eterna. Gli ultimi versi sembra che si riversino, come terribile voce di condanna, sulla attuale società, schiava come è del denaro e di tutte le male arti capaci di conquistarlo. Il messaggio che A. Patti lascia all'umanità è di sprone e di conforto a intraprendere e proseguire il cammino lungo le vie sempre illuminate dalla luce salvifica della Legge e dell'Amore. ***************************************************************************************** DIMMI CON CHI VAI ... E'
sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta. Giuda, per esempio,
aveva degli amici irreprensibili. -------------------------------------- |
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ALESSANDRO PATTI Cenni biografici sul Patti a cura di Salvatore Martorana [...]Le notizie che si hanno sulla vita di Alessandro Patti sono dovute ad una breve nota autobiografica, scritta di suo pugno ed inviata ad un tale Alfero in data che non risulta sul foglio, e a qualche ragguaglio fornitomi dalla nipote Ada. Da queste scarne notizie, si ricava che nacque ad Avola, il 22 novembre 1894, Antonino Francesco Alessandro Patti da Francesco, catanese, e da Pasqualina Rizzotti di Avola, figlia di Antonino, proprietario terriero. Morto d'infarto il padre, a ridosso dell'anno 1900, il bambino fu affidato dal nonno materno al rev. Francesco Piccione, il prete cieco, il classicista che ha insegnato latino e greco ad una miriade di giovani avolesi, dagli ultimi anni dell' '800 fino alla morte, e che indicò, a chi gliene faceva richiesta, nel Patti il suo successore, quando per motivi di salute e di età non poté più soddisfare la richiesta di lezioni private che gli giungevano da tutta la città. Il piccolo Alessandro, nato in un ambiente religiosamente motivato, trovò l'educatore dello spirito e dell'intelletto nel sacerdote-precettore, che lo guidò oltre che all'acquisizione precoce del sapere alla conoscenza dei testi sacri, all'approfondimento di temi religiosi, alla partecipazione ai riti sacri, ai quali, divenuto adulto, non presenziò più, forse solo per il suo naturale riserbo. Conseguita nel 1912, a 18 anni, la licenza liceale, così si chiamava allora e fino agli anni 60 l'attuale maturità classica, il Patti trascorse un anno, grosso modo dall'agosto 1912 all'agosto 1913, in Germania, ad Heidelberg, presso i parenti del cognato, il padre di Ada, e a partire dall'anno accademico 1913-'14, si iscrisse all'Università di Heidelberg in Filologia classica e germanica (che equivale alla nostra Facoltà di lettere classiche). Ritornato in Italia nel 1914, nel '15 fu chiamato alle armi, rimanendovi fino alla fine della prima guerra mondiale. Con l'anno accademico 1919-'20 si iscrisse alla facoltà di Diritto dell'Università di Berna, ma presto abbandonò l'idea della laurea in Diritto e nel '21 ritornò in Italia. Di lì a poco partì di nuovo verso Heidelberg per continuare gli studi classici senza iscriversi all'Università nell'anno accademico 1922-'23. L'anno seguente rientrò in Italia, ma lasciò la terra natale nel 1925 per rimanere ad Heidelberg fino al 1935; in questi dieci anni, concluse gli studi alla facoltà di Filologia classica e germanica ma non sostenne l'esame di laurea; nel 1933 sposò una giovane tedesca dalla quale ebbe una figlia, di nome Angela; nello stesso anno ottenne dal Kultur Ministerium del Baden il lettorato di Italiano nella Facoltà di Scienze economiche e sociali dell'Università di Heidelberg. Tornò ad Avola nell'ottobre del 1935, richiamatovi da una grave malattia della madre, Pasqualina Rizzotti, che morì nel maggio dell'anno seguente; non si allontanò più da Avola, anche perché, con l'ottobre del 1936, ottenne l'insegnamento di tedesco nel R. Istituto Magistrale di Noto. Nella breve nota autobiografica, il Patti non dà ulteriori notizie datate, ma aggiunge di avere trascorso la vita in privato, impartendo lezioni di italiano, latino e greco, prima in Germania e poi, delle stesse materie, oltre al tedesco, a privatisti ad Avola; chiudendo la breve nota autobiografica, aggiunge di scrivere, in lingua tedesca, nelle ore libere dagli impegni didattici, un libro di impressioni e di visioni della natura. Eppure, la vita pubblica di Patti prosegue anche oltre il 1936, e l'insegnamento di latino e greco al R. Liceo-Ginnasio "T. Gargallo" di Siracusa, nei. quattro anni scolastici 1938-1942, si aggiunge alla precedente esperienza didattica al Magistrale di Noto. L'avv. Corrado Piccione, di Siracusa, ricorda ancora con simpatia, con nostalgia e con ammirazione la serietà, la cultura, la professionalità, la carica umana del suo professore di latino e greco. Nello stesso liceo, insegnò Latino e Greco anche nell'a.s. 1943-'44, ma si dimise dall'incarico pubblico, che mantenne fino al 31 gennaio1944, con lettera del 22 dello stesso mese. Il 4 dicembre 19405 contrasse matrimonio a Noto con la prof. Matilde Genovesi, ma l'unione durò poco tempo. Fu una parentesi nella vita del Professore che in seguito si ritirò nella sua Avola a curare con maggiore dispendio di tempo e di energie l'insegnamento privato. Un ultimo insegnamento pubblico ebbe al Liceo-Ginnasio l.r. di Avola negli anni scolastici compresi tra gli ultimi anni 50 e i primi 60. Fu il suo canto del cigno; dopo pochi anni, 1'8 maggio 1966, consunto da un'ulcera gastrica, spirava tra le braccia della diletta nipote nella casa avita, al n. 32 di via Manzoni. Salvatore Martorana |
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