Una
catastrofe di natura non precisata incombe sull'Umanità
e a
ognuno di noi è consentito, in un'ipotetica "arca di Noè"
di poter portare con sé solo dieci libri.
Li
salveremmo dal disastro e li vorremmo con noi,
perché non sapremmo
farne a meno.
Lucia Bonanni spiega quali libri salverebbe, e perché.
Nel compilare l’elenco dei dieci libri salvare, mi sono attenuta a quelle regole di classificazione che nella letteratura individuano tre gruppi essenziali quali poesia, prosa e teatro, ordinati a loro volta secondo caratteristiche di contenuto e di forma.
Della saggistica fanno parte il testo argomentativo, quello normativo e quello descrittivo; il teatro prevede un insieme di opere drammatiche, appartenenti ad una determinata cultura, ad un periodo letterario, ad un autore in cui sono individuati vari generi di spettacolo, di contenuto e di espressione artistica.
Per quanto concerne la prosa, essa si suddivide in tre sottogruppi individuati in saggistica, narrativa e teatro; la narrativa prevede una complessità di generi che nella produzione letteraria diramano in una miscellanea di vicende reali o fantastiche, racchiuse in racconti e romanzi. Se la produzione letteraria è priva di fabula, si hanno i diari, le lettere, le cronache e le descrizioni di viaggio; se invece è con la fabula, si hanno il romanzo, il racconto breve, la novella, la fiaba e la favola. A loro volta i racconti e i romanzi, sempre secondo il contenuto e la forma, possono essere di vario genere: epico, didascalico, tragico, biografico e autobiografico, fantastico, mitologico, fantascienza, fantasy, horror, gotico e neogotico, giallo, letteratura per ragazzi.
Discorso a parte è quello che riguarda la poesia che pur prevedendo vari generi, si differenzia dalla prosa per caratteristiche di sinteticità, realtà sublimata in fantasia, verso-metrica, rari dialoghi, lessico anche simbolico.
1) Vorrei iniziare la parte discorsiva dal “Cantico di frate Sole” perché in esso ritrovo tutta la poesia precedente e quella a venire, vi scorgo la tensione dell’Uomo che dalle cose finite si protende verso un qualcosa di sublime, di eterno, di sconosciuto ai sensi e inafferrabile dal pensiero; in quelle parole vive l’Uomo con le sue sofferenze, le sue sconfitte, i drammi, le delusioni, ma anche con le sue conquiste, le sue felicità, le sue mete, le sue serenità, le pacificazioni con se stesso e con la vita fuori dal sé. In quelle rime ci sono i canti spirituali di Novalis e le inquietudini di Baudelaire, le riflessioni filosofiche di Gibran e quelle religiose di Tagore, la vita sofferta di Hichmet e la poesia sociale di Withman. I versi del cantico sono altresì una scrittura allegorica in cui il bene e il male si assimilano con tutto ciò che porta luce allo spirito errante e tutto ciò che vi porta tenebra e sofferenza, percorsi compiuti dall’Uomo per giungere alla chiarità contemplativa e al sogno estatico.
2) Tra la prosa diaristica ho scelto le pagine di Anna Frank perché avevo circa la sua età, quando le lessi per la prima volta; le ho scelte come memoria collettiva, affinché quel revisionismo storico latente non debba stendere una coltre d’oblio su una realtà etico-sociale tra le più dissacranti che la storia abbia mai scritto. In esse vive anche l’umanità e la grandezza di Etty Hillesum che nonostante tutto si propone di coltivare il perdono per quanti hanno causato una simile catastrofe, non potendo però adempiere alla promessa perché lei stessa vittima di quei terribili eventi; c’è il largo respiro della poetessa Anna Achmatova, in fila, in tempi altrettanto tremendi, davanti alle carceri di Leningrado per poter dare vita a quei “Nomi restituiti” nella verità non taciuta; e poi c’è anche Anna Arendt che propone i poeti quali pescatori di perle nel mare del ben sommerso; ed ancora Liliana Segre che nel suo percorso di rinascita alla vita, si aggrappa al ricordo chi le ha fatto del bene. E poi ho scelto il diario di Anna Frank perché in quelle scritture c’è già quella piazza San Venceslao, dove un giovane di appena vent’anni sacrifica la propria vita, cercando di risvegliare le coscienze di un popolo rassegnato al potere; e c’è anche la determinazione di un altro giovane, che in piazza Tien’anmen grida il proprio dissenso dinanzi ad uno dei tanti carrarmati che hanno invaso la città.
3) Ecco il motivo per cui nel genere epico ho pensato al Cid Campeador, eroe magnifico, che sa avvalersi di un grande senso di giustizia e di libertà.
4) Non per puro caso nel genere fantascienza ho inserito “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury, per affermare ancora una volta l’immenso valore dei libri, in un’epoca in cui il formato digitale sembra voler soppiantare la pagina scritta e non debba succedere, come già successo in altri periodi, che possedere e leggere libri diventi un reato… in tal caso entrerei a far parte di quella compagine di volontari che vogliono salvare il sapere, imparando a mente brani letterari, salvando anche la dimensione fantastica della relatività.
5) Motivo per cui nel genere fantasy ho pensato a “La storia infinita” di Michael Ende, una storia nelle storie raccontata in ventisei capitoli quante sono le lettere dell’alfabeto tedesco e ciascun capitolo numerato con le lettre dell’alfabeto greco come accede nell’Iliade e nell’Odissea.
6) Quindi nel genere fantastico non poteva mancare J. Borges con le sue “Finzioni” i cui racconti si dipanano su temi fantastici, simbolici, polizieschi, illusori, creando situazioni al limite del paradosso con chiaro rimando al Calvino de “Le Cittá invisibili” e di “Marcovaldo”. Sappiamo bene che l’orrido fa parte dell’immaginario collettivo e che può esorcizzare le paure che si annidano nell’animo, chiamando in soccorso l’amore sublime e quello terreno; per questo Allan Poe coi suoi racconti e i suoi versi è maestro del genere horror e neogotico come pure del genere psicologico.
7) Ed a proposito dell’amore terreno, mi viene in mente il carteggio che confluì in un “Viaggio chiamato amore”, vissuto con diletto, ma anche con grande disagio esistenziale da parte dei due protagonisti, il poeta D. Campana e la scrittrice S. Aleramo, due anime inquiete che non seppero raccogliere i messaggi provenienti da situazioni di vita vissuta e di volta in volta fermata in splendidi versi.
8) Per restare nel tema del viaggio “L’alchimista” di P. Coelho, da me inserito nei romanzi-saggio argomentativi, risulta essere il viaggio simbolico nei luoghi più reconditi e oscuri del cuore e al ricerca del tesoro che è dentro ciascuno di noi per giungere anche all’Anima del Mondo, o “inconscio collettivo” secondo Jung, attuando il linguaggio alchemico e quello del misticismo.
9) Nell’Anima del Mondo, animata dalle passioni umane, sta tutto il discorso in avanti dall’Andalusia all’Egitto nella conoscenza della propria Leggenda Personale, intesa come viaggio di iniziazione alla vita adulta; e tale Leggenda richiama l’avventura di un altro ragazzo che va alla ricerca di un altro tesoro, la propria madre, compiendo come viaggio iniziatici, quello “Dagli Appennini alle Ande”.
10) E che dire del giallo esilarante di Maurice Leblanc, “Arsenio Lupin”, personaggio eclettico e imprevedibile quanto rocambolesco e inafferrabile, sempre al limite del possibile e del credibile, uomo dai mille risvolti comportamentali e dalle mille sfaccettature interpretative.
Dieci libri da salvare
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