Il cammino di ciascuno di noi non è esclusivamente quello che si chiama "Via di Francesco", "Cammino di Santiago", "Cammino del Nord", ecc., ma come ben sappiamo quelli con tanta strada alle spalle, il nostro vero cammino è quello di tutti i giorni, è quello dove si forma, mosaico per mosaico, il nostro sistema di valori, di sensibilità e di pensiero.
In quella quotidianità, ricca o povera che sia, si svolge la nostra esistenza...
Mi capitava ieri, 19 febbraio 2014, di vedere espressa nella nostra chat l'ennesima disquisizione a proposito dell'inutilità delle guide per affrontare un cammino (perché si ritenevano già vecchie alla loro uscita, perché inutili, perché non necessarie quanto il cibo, ...visto che prima viene il cibo...).
E, ovviamente, da parte di quella occasionale interlocutrice, si sostenevano di più le ragioni del corpo, più che quelle dell'anima...
Sostenni ulteriormente in quel momento la legittimità del pensare diverso, e dichiaravo di rispettare quel punto di vista che non condividevo... D'altro canto, pensavo, come può obbligarsi una persona a leggere? Tanto danno fa già la Scuola in questo senso ed è meglio non insistere con nessuno, mai!...
Qualcuno mi dirà, "non insistere neanche con noi", ma tanto, ripeto, come si fa a obbligare qualcuno a leggere o a comprare libri?
Ho personalmente dedicato la vita a leggere e, dopo aver capito quanto questo fosse necessario, ho anche impegnato il mio tempo quotidiano alla migliore circolazione dei libri. Mi sono in parte convinto che viviamo in una società di illetterati (chiamare tutti analfabeti sarebbe un'offesa). Meglio non insistere, dicevamo!
Nella frantumazione di ogni punto di riferimento, com'è l'epoca attuale, l'individuo si trova a non aver modelli e, nella più totale incertezza non sa come muoversi.
E allora, come capita spesso nella chat a Gerardo, a Cinzia, a Italo (che ogni tanto si arrabbia...) vien chiesto dove si prende l'aereo, il treno, se si deve prenotare l'albergue, il modello di scarpa, lo zaino e così via... Tutte cose a cui vien data risposta in ciascuna guida composta per cammini (di Angela Seracchioli, di Riccardo Latini, di Luciano Callegari, di Paolo Giulietti e così via...)...
Ma che ne sanno di questo gli sprovveduti pellegrini neofiti? E allora chiedono in giro...
Io, invece, ho avuto anche il piacere di godere dell'esperienza altrui, e per questo ho anche letto, oltre alle guide più disparate, come già fa, ad esempio Maria Antonietta Nichele, i diari e i resoconti più vari, ed è stato come se anch'io fossi stato con loro, nella famiglia di quel loro cammino.
Come fare a dimenticare "Il cammino maledetto" di Alfredo Moretti, "Il passo perfetto" di Nicola Artuso", "Peregrinos" di Fabrizio Ardito, "Il cammino immortale" di Rufin, "Il mio cammino di rinascita" di Elena Martinelli e così via?
A proposito dell'importanza della cultura... Ho visto di recente un telone di protesta esposto davanti ad un Teatro siciliano, relativamente ai risparmi nei confronti della cultura, che diceva: "Chi impoverisce la cultura, arricchisce l'ignoranza!". Sono d'accordissimo!
Poca importanza ha, poi, se in queste pagine del Forum si propongono talvolta libri e se attraverso questo sito se ne vendono pochi relativamente al lavoro svolto. Ogni giorno, nella nostra esistenza, noi di sicuro abbiamo svolto la nostra piccola parte per una migliore consapevolezza.
E in più, abbiamo il piacere di essere gli unici in Italia a proporre in una sola pagina tutti i libri sui cammini...
(Vedi in http://www.libreriaeditriceurso.com/escursioni/caminosantiago.html).
E se molti li vedono, e li vanno a comprare altrove, non è un problema!
Ma oltre a questo, a proposito di esistenza e di relazione coi libri, vi volevo parlare di un amico della mia Libreria Editrice Urso, che amava tanto i libri, e che non c'è più, e di cui ricorre in questi giorni l'anniversario della sua morte...
IN RICORDO DI SEBASTIANO CARUSO
CHIAMATO "NUCCIO, l'AVVOCATO"
FU FELICE...
di Francesco Urso
Nella foto Francesco Urso e Sebastiano Caruso in libreria
Fu in un giorno come questo, di fine febbraio del 2011, che morì nella più assoluta solitudine il personaggio che più di tutti amò i libri ad Avola. Chi sa qualcosa in più su quella bruttissima storia di emarginazione (e di accoglienza da parte nostra della Libreria Urso), sa anche come morì, come e quando fu ritrovato... dopo una ventina di giorni...
Lunedì 7 marzo di quell'anno, il 2011, potevamo essere al massimo una ventina di persone in Chiesa, non di più... Mancava anche quel coro che sempre, o quasi sempre, c'è ad ogni funerale.
Don Giovanni Caruso, parroco della Chiesa di Santa Venera, si rese conto della considerazione che noi avevamo per quel nostro amico scomparso, e si dovette rendere conto della poca considerazione che, invece, dovevano avere quasi tutti gli assenti.
Eppure, in quel momento nessuno di noi si aspettava questa esplicitazione nel manifesto mortuario attaccato alle mura della città: "FU FELICE"
particolare del manifesto mortuario
Io lo so bene, che felice per davvero lo fu, di sicuro in compagnia dei tanti libri che fino all'ultimo momento gli offrirono pure l'estrema carezza!
Pochi giorni prima mi aveva domandato se io avessi paura della morte...
Mi piace riproporre uno dei commenti più belli, fatti dopo la morte del nostro "Presidente" da parte di Orazio Parisi:
Chi era Nuccio Caruso il clochard?
Quanta curiosità "postuma"! In vita, i sorrisetti, più che maliziosi, maligni. Dopo la morte, tutti ne vorrebbero parlare, ostentando "molta" di quell'umanità così scarsa prima.
Che di lui parli Giovanni Stella, è legittimo. Fa parte, come giustamente egli stesso ha appena ricordato, del "covo". E in questo covo l'avvocato Iappi Iappi è stato designato come "il presidente". E non è stato uno scherzo. Egli ha rappresentato esattamente tutti i membri di un covo di emarginati dalla società dei falsi benestanti e non lettori. Non lettori che però, essendo maggioritari in questa "perversa" società democratica della quantità senza qualità, non vogliono sentirsi dire analfabeti. Anzi, come giustamente avverte mia figlia, esperta di comunicazione, più che di analfabeti, si tratta di "illetterati", in quanto, pur essendo tutti scolarizzati, non hanno dimestichezza, per mancanza di allenamento, con i libri. La sostanza, comunque, non cambia. E questi illetterati (analfabeti di ritorno) fanno uso del loro potere maggioritario per deridere e emarginare i clochard amanti dell'unico prodotto che, a dir loro, non dà alcun benessere, alcun vantaggio, alcuna ricchezza, il libro. Ma questi illetterati non si domandano (non se lo domanderanno mai) se il loro è vero benessere. Stanno bene così. Le loro case sono pulite. Le loro macchine o i loro motorini, nonostante la benzina alle stelle, continuano a passeggiare spocchiosamente al viale Lido o al Lungomare. Prendono pure l'aereo per i Weekend fuori casa (e così credono di aver superato il loro provincialismo). Mandano i loro figli al Cepu anziché all'università, come ha loro raccomandato il capo del governo. Certo, non muoiono in mezzo alla sporcizia, per terra, con la testa riversa su di un libro. Possono, pertanto, domandarsi se il loro è vero benessere? Hanno, però, memoria corta (questo possiamo dirlo senza tema d'essere smentiti). Quando i "sapienti" andarono a cercare Eraclito, trovarono, con grande meraviglia, un uomo trasandato e pieno di fuliggine in un tugurio, dove infornava il pane. Esitarono. Al che, Eraclito disse loro: "Entrate pure. Anche qui dimorano gli dèi".
(Orazio Parisi)
Grazie Orazio! A nome di tutti noi...
Giovanni Stella, Sebastiano Caruso e Francesco Urso nella Libreria Urso
Anche Giovanni Stella aveva scritto...
Nuccio, clochard colto
Il suo corpo riverso su un libro. Accanto il pappagallino, unico compagno di vita e di morte.
Così è apparso Nuccio Caruso, ad Avola inteso “l’avvocato” per via della laurea in giurisprudenza per pochi esami non conseguita, da altri, soprattutto ragazzi di quartiere, ingiuriato in vari modi a cagione del suo abbigliamento e del look assai trasandato, a dir poco e bene.
L’hanno trovato dopo circa un mese dalla morte per l’allerta lanciata da Ciccio Urso, editore-libraio (geograficamente ultimo uscendo, primo entrando, nell’antico continente), stante la inusuale lunga assenza dalla libreria: Il “covo” come scherzosamente l’ha definita l’altro Urso, Alessandro, avolese trapiantato in Canada, perché lo spazio dedicato all’avventore è così angusto che i tanti frequentatori sostano all’interno in non più di tre, alternandosi con gli altri che attendono il turno sul marciapiede avanti l’ingresso di quella originale bottega libraria che a me ha sempre ricordato la famosa libreria Shakespeare and Company di Parigi.
La foto di Nuccio, coperto da maglione e giacca, i soli abiti di cui disponeva, e con lunghi untuosi capelli, campeggia alle spalle di Ciccio, sopra il datato papiro che festeggia il 25° anniversario di apertura della libreria.
Sotto quella foto c’è scritto “Il Presidente”, tale designato a larga maggioranza dai frequentatori assidui della libreria, a conferma e conforto di un modo controcorrente e anticonformista di concepire la vita e anche in omaggio alla vasta cultura, umanistica e non solo, di quell’uomo che sotto le spoglie di un clochard, innocuo, era un condensato di conoscenza dei più disparati argomenti, frutto di lettura costante di libri – unici beni che arredavano la sua disordinata, caotica e fatiscente piccola dimora, ubicata nel centro cittadino – che lui saccheggiava e che costituivano il solo alimento di vita.
Armani certamente non lo avrebbe mai scelto a modello, né lo avrebbe sperato acquirente dei suoi prodotti, e lui, che non disponeva di televisione (De Chirico vedeva le figure ma chiudeva l’audio) ma solo di una vecchissima radio per ascoltare musica classica, sconosceva l’esistenza dello stilista. Gli era noto tuttavia come il genere umano nel pianeta che ci ospita, solo usufruttuari di beni altrui, era vissuto nei secoli e financo nei dettagli che (probabilmente) Armani ignora.
Perduto anni fa un occhio per via di un ramo essiccato, aveva provveduto a coprirlo con un cerotto mentre con l’altro leggeva, la sola cosa che aveva voglia di fare, barricato in casa, concedendosi ogni tanto di uscire solo per acquistare i beni di prima necessità e fare una breve incursione in libreria, dove mi accadeva talvolta di incontralo e così avere conferma del suo spessore culturale.
L’anno scorso Ciccio ed io andammo a fargli visita al reparto psichiatrico dell’Ospedale di Avola, dove il giorno prima per una curiosa banalità era stato ricoverato. Lo trovammo fisicamente “restaurato”: vestaglia e pantofole coprivano un corpo che aveva subíto una lunga doccia, mentre i folti capelli, per la prima volta, erano soffici.
Ci chiese: “Che ci sto a fare qui, io voglio tornare a casa: i miei libri e il pappagallino mi attendono…”
Dopo qualche giorno, anche grazie alla celerità con cui il dottore Nino Cappello, direttore del reparto, prese in gestione il caso, restitutito alla sua dignità umana e alla libertà, fece ritorno a casa, a continuare la sua vita di sempre, la sola che conosceva, la sola che aveva voglia di vivere.
La libreria di Ciccio farà gran fatica a sostituire il suo Presidente.
Nuccio, secondo la regola alla quale nessun essere umano può sfuggire, se n’è andato. Aveva 76 anni.
Anche lui era un uomo.
(Giovanni Stella)
Sebastiano Caruso, Nino Muccio, Francesco e Marco Urso
E anche Nino Muccio, ne parlò...
IL SUPER-UOMO NON MUORE, SI ALLONTANA
Starà via molto tempo, ma nessuno pianga per questo.
Ha lasciato detto qualcosa “… Ho memoria oscura, sempre più logora col passare degli anni, di ciò che mi ha condotto in questo luogo deserto che mi è diventato patria. Rammento una città sontuosa, edifici irti di pinnacoli, grovigli di strade sottili, subitanee piazze; su una di queste si affaccia una casa dalle stanze anguste, certamente una casa illustre, sulle pareti della quale erano disegnati stemmi, motti, ora nella memoria, risibili e sinistri; giacché quel che ricordo è una folla che, di notte, gremiva la piazza davanti all’ingresso – un ingresso elaboratamene ornato da belve allegoriche, devotamente araldiche – e urlava la mia infamia. Si agitavano torce, come a promettere il rogo, si scuotevano ferri; ma che mai avevo compiuto per essere oggetto di tanto furore? Ora la folla si zittisce, ora si avanza un uomo vestito con le variopinte vesti del boia, dell’uomo di giustizia e legge una sua carta, la grida anzi, e guarda verso le finestre della casa, e dietro a quelle finestre io sto acquattato, ascoltando; legge, l’uomo della giustizia, un elenco di miei misfatti che sono diventati i miei connotati. Ho dunque frodato, ho recato violenza, ho aggredito, ho commesso atti intollerabilmente sacrileghi?
La città in cui vivo è singolarmente pia, e sebbene corriva al vizio più agevole e ingenuo, non tollera gli oltraggi che si atteggiano a sfida di ciò che qui è sacro. Non rammento che mai avessi fatto, quale tempio avessi profanato e in che guisa, né quali divinità avessi sfidato, e invero non rammento più quali mai fossero le divinità che in quella città antica e severa si adoravano con riti fastosi ed esigenti. Credevano in un solo o in più dèi? O forse i dèmoni, spiriti e geni, avevo forse offeso, o i defunti, i morti taciturni ed eloquenti che talune famiglie adottavano come custodi delle loro effimere fortune?
Avevo compiuto qualcosa di intollerabile, e che la città non avrebbe tollerato. Avevo visto uomini più quieti e modesti di me bruciare tra le fiamme di un rogo altissimo, quasi un edificio, oserei dire non privo di eleganza; in questa città scorre il sangue dei rei; e la gente, vestita in vesti pittoresche, assai se ne diletta. Nulla rammento dei miei delitti, ma mai ho dimenticato quel momento di orrore, giacché sapevo che in nessun caso sarei riuscito ad argomentare a mia difesa, ad estenuare la violenza delle accuse, a spiegare come quei gesti empi racchiudessero un segreto gesto devozionale, forse un difficile inchino rituale. Non posso sperare di indurre quella folla ad una tregua; e dunque fuggo, spalanco la porta, e tengo la spada dritta davanti a me; si fa silenzio, la mia disperata audacia non spaventa ma stupisce, ed ecco che mi inoltro per il dedalo, il labirinto delle strade, sulla punta della spada mi faccio consegnare un cavallo e fuggo, lascio la città che non vedrò mai più; lascio certo qualcuno che amo, studi diletti, passeggiate pensose con amici di ardua compagnia, lascio una grande nobile biblioteca, e forse anche compagni viziosamente diletti, empi dibattiti sulla eternità delle pene infernali, giochi argutamente negromantici, lascio fantasmi che ho evocato ma non liberato dal mio potere e che ora forse ancora si dibattono per le strade di quella città di antica bellezza: gli dèi, gli dèi che dicono io abbia insultato, perdono ogni nome mentre io cavalco nella notte, non rammento più che cosa mai credessi, quali fantasie mi abbiano spinto a sfidare potenze di cui ignoro tutto, e che non nominerò mai più, né per preghiera né per imprecazione”… (“La palude definitiva”, di Giorgio Manganelli, incipit).
La morte del Super-uomo non è un fatto che si viene ad aggiungere ad altri fatti: è una mancanza. Ecco perché il Super-uomo quando si allontana lascia dei sostituti: qualcuno che s’impegni in un’esplorazione profonda e lacerante delle forme della notte per raccontare agli uomini un mondo in cui il buio della ragione ha preso il sopravvento sui lumi della civiltà.
La gravità secondo la curvatura dello spazio-tempo, il probabilismo che scaturisce dal principio di indeterminazione di Heisenberg, il gatto di Schrödinger, le fluttuazioni del vuoto secondo Hawking, l’anomalia dell’atomo di carbonio, l’importanza dei tocoferoli, la comprensione del tempo profondo, la chimica prebiotica e la chimica cosmica, il ritmo laurenziano, le “laudes creaturarum”, la scuola siciliana, lo stilnovo, le “Stanze” del Poliziano, i “Canti” di Leopardi e altro ancora sono degli ottimi cimenti per questo Super-uomo in pectore “…Non si pasce di cibo mortale/Chi si pasce di cibo celeste…”
Ma avrà l’ardire di presenziare alla Festa della Vittoria che si tiene ogni 4 di novembre acconciato con lo scolapasta in testa e il manico della scopa tenuto fra mano e spalla come si tiene il moschetto, per omaggiare un corteo festante trascinato dalle note della “Leggenda del Piave”? Ma avrà l’ardire di incitare Sancho suo scudiero alla tenzone dopo aver avvistato il gigante Gazebo che nottetempo ha occupato la piazza con tutto il suo esercito? Ma avrà l’ardire di intonare ad alta voce all’angolo tra Corso Garibaldi e via Mazzini, all’altezza della libreria Urso, le arie del “Rigoletto”?
(Nino Muccio)
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IN RILIEVO:
CONSULTA
l'elenco dei libri distribuiti
dalla Libreria Editrice Urso
sui cammini europei del pellegrino
Alfredo Moretti
Cammino Maledetto
2009, 16°, pp. 156
€ 11,50
Generalmente la pubblicistica sul Cammino di Santiago di Compostela è alimentata da resoconti di viaggio di persone che volontariamente e con convinzione affrontano il lungo percorso che le porterà alla meta. A raccontare la sua storia, questa volta, è un uomo che non avrebbe mai voluto mettersi in cammino, ma lo fa per non abbandonare la moglie in quella che considera una vera pazzia. Giorno dopo giorno, tappa dopo tappa, le esperienze di incontro e di vita che il Cammino di Santiago di Compostela sa dare a chi lo percorre, generano in quest’uomo un processo di trasformazione interiore che lo renderà un vero pellegrino e gli farà riacquisire il senso dell’esistenza. Il racconto è volutamente ironico e leggero, frutto della fantasia dell’autore, sebbene incentrato su fatti ed eventi realmente accaduti, così come sono stati riferiti da alcuni pellegrini.
Jean-Christophe Rufin
Il cammino immortale
La strada per Santiago
2013, 8°, pp. 208
€ 13,90
"Camminare in compagnia del Pellegrino Rufin da Hendaye a Compostella è un incanto. Non un secondo di noia lungo i 900 chilometri e le 200 pagine, in cui assistiamo alla metamorfosi da scrittore-ambasciatore in pellegrino celeste."
L’Express
"L’itinerario è soprattutto umano. La dimensione spirituale e religiosa esiste, sia chiaro, ma quella pratica prende il sopravvento: quando e dove mangiare, dove trovare dell’acqua, come curare le vesciche, come riuscire a dormire. Si fa il Cammino per pensare, e ne si esce completamente vuoti. L’autore lo riassume in una bella formula: 'Il Cammino è un’iniziazione fatta attraverso il corpo'."
Le Figaro
"Un formidabile divertissement filosofico."
Le Nouvel Observateur
Fabrizio Ardito
Il Cammino di Santiago
Guida e taccuino per il viaggio
2013, 8°, pp. 192, ill.
€ 14,90
Non è una guida, e neanche un racconto o una cronaca. Il taccuino dedicato al Cammino di Santiago è il compagno ideale di viaggio. Su cui controllare la via di ogni giorno e dove scrivere note, pensieri, telefoni e ricette. Fondamentale per programmare il percorso – con la lunghezza delle tappe, i tempi, i dislivelli e tutti i punti sosta – e da conservare al ritorno. Piccolo, tascabile e comodo, questo taccuino, con la descrizione in dettaglio di ognuna delle 34 tappe dal confine francese a Santiago di Compostela, entra facilmente in una tasca o nello zaino. Poco peso, molte informazioni e tanto spazio per giungere alla meta e conservare i ricordi di un viaggio straordinario.
Gandini Davide
Il portico della
Gloria
(Lourdes,
Santiago de Compostela
Finisterre, a piedi)
2003,
8°, pp. 304
€ 23,60
Il
Portico della Gloria è
il portico romanico che immette nella Basilica di Santiago de
Compostela, approdo d'arte e di fede per chi giunge da lontano.
Portico della Gloria sono anche tutte le cappelle e tutti i rifugi
creati nei secoli per accogliere i pellegrini sulla via dei Camino
de Santiago: portico di gloria perché nella scansione di
quei ripari l'umanità più diversa si rigenera nell'interiore
più profondo. Il cammino a piedi diventa cammino dell'animo.
Angela Maria Seracchioli
Di qui passò Francesco
Quinta edizione 2013,
8°, pp. 208, ill.
€ 18,00
Diciassette giorni con lo zaino in spalla tra Toscana, Umbria e Lazio, tra foreste millenarie e vallate ricche di arte e di storia. La prima guida a piedi sulle “strade di Francesco”, dai luoghi più noti come La Verna e Assisi a quelli meno famosi, ma altrettanto affascinanti, come Montecasale o il Sacro Speco di Narni. Un itinerario da seguire tutto d’un fiato oppure a tappe, costruendosi un percorso ad hoc. Un intero capitolo è dedicato a chi vuole viaggiare in bicicletta. Tutte le informazioni, i percorsi, le cartine, i sentieri e i luoghi più suggestivi da non perdere; come e quando partire, le difficoltà, i chilometraggi, dove dormire. E per ogni tappa gli avvenimenti fondamentali della vita di Francesco tratti dalle fonti originali. Una guida per chi si sente pellegrino o per chi vuole semplicemente camminare alla scoperta di sentieri e orizzonti nuovi.
Cristina Saviozzi
Come gufi nella notte
Storie di eremiti del nostro tempo
2010, 8°, pp. 256
€ 14,50
In apparente contrasto con la vita frenetica moderna, ancora oggi giovani uomini e donne abbracciano la scelta eremitica e vegliano, come gufi nella notte, meditando e scoprendo la presenza di Dio nel silenzio. Ma questi eremiti, che prendono qui la parola, non sono persone tagliate fuori dal mondo o lontane dai problemi della gente. Ben al contrario dimostrano una sorprendente vivacità e curiosità.
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