Kairós: il tempo opportuno
di Sonia Alia
Fra le molte espressioni che servivano a descrivere il tempo, i Greci ne avevano due fondamentali; Kronos: il succedersi ordinato di giorni, mesi e anni, e Kairós: il tempo delle opportunità, l'istante della svolta.
Il termine Kairós aveva il significato non solo di lampo di luce di un istante, ma pure di consapevolezza di cosa quest' istante significasse. Come a dire: se quando arriva il tuo Kairós non capisci che proprio di lui si tratta, allora per te non avrà nessun significato.
In un mondo attraversato dai pesanti passi degli dèi, in cui gli antichi Greci sentivano di avere poco spazio per le decisioni libere, Kairós rappresentava forse uno spazio di libertà vera: la possibilità di cogliere l'attimo, di afferrare la sorte, di decidere per sé e non secondo la volontà del caso e degli dèi.
Con un brivido di libertà Kairós dava l’ intuizione che il momento della propria occasione fosse giunto: una specie di scossa leggera in grado di mettere in moto e sospingere l’ individuo a tendere la mano velocemente per agguantare il ciuffo di capelli che gli stava saettando al fianco.
Gli antichi Greci pensavano a Kairós come l'ultimo fra i figli di Zeus e lo rappresentavano come un giovane nudo, con la testa rasata, ad eccezione di un ciuffo di capelli che gli pendeva dalla fronte.
Sempre di corsa, poteva essere afferrato e bloccato soltanto agguantandone la ciocca di capelli che sventolava al vento. Se si mancava la presa non c'era più nulla da fare: Kairós era già andato, e con lui l'occasione di cambiamento che portava con sé.
Per l’uomo contemporaneo Kairós può essere inteso come il lampo di luce che dura il tempo di un battito di ali di farfalla e che se intravisto si tenta velocemente di agguantare. Mentre si sta assorti in pensieri, per esempio, sulla banchina di un treno... ecco che, inaspettatamente, si potrebbe incontrare il proprio Kairós.
Oppure mentre si vaga senza meta in una città che non si conosce e ci s’imbatte in qualcosa o qualcuno che attira prepotentemente l’attenzione. O, ancora, mentre si corre ad un appuntamento improvviso in un orario in cui di solito si è occupati nel proprio luogo di lavoro e di sorpresa il proprio Kairós ci si para dinnanzi, magari sulle scale della metropolitana o all’ angolo di un bar o in qualsiasi altro luogo.
Ci sono Kairós quasi dappertutto … Sono persone soprattutto, ma anche oggetti, parole, suoni, odori che mai si penserebbe d’ incontrare ma che subitaneamente sono lì, dinnanzi a noi, e che difficilmente possono essere evitate.
Ma se le loro insite rivelazioni, i loro brividi misteriosi non sono capiti essi vengono schivati e allontanati.
Ed è così che si manca il proprio Kairós... Non sorridendo a un volto sconosciuto, facendo finta di non vedere una persona singolare, chiudendo gli occhi, le orecchie e la mente, non inspirando l'aria e rimanendo nel proprio cantuccio, mancando l'attimo, l’istante, il momento che se fosse colto, dopo, magari, sarebbe in grado di cambiare la vita... (Rielaborazione personale da Wikipedia e Silvia Romani)


Sonia Alia
Le nostre esistenze
2012, 8°, pp. 56
Collana ARABA FENICE n. 40
€ 9,50
ISBN 978-88-96071-56-4
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