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Piccoli racconti per ricordare il dramma sociale degli emerginati

«Randagi», presentato il libro di Benito Marziano

Marziano
Un momento della presentazione
del libro di Benito Marziano «Randagi»
Sala "Gagliardi", Noto (Sr) sabato 25 febbraio 2012

«Randagi» e' il titolo del libro di Benito Marziano presentato sabato scorso nella sala Gagliardi, dinanzi ad una vasta platea. Il volume, composto da sei piccoli racconti, rappresenta un'occasione per evidenziare un dramma sociale rappresentato dal mondo toccante dei diseredati, dei disadattati, dagli emarginati di una società sempre più insensibile.
Una bella serata di presentazione per il libro del poeta e scrittore netino, con il saluto del sindaco Corrado Bonfanti e arricchita dalle tre superbe recensioni di Orazio Parisi, Salvatore Salemi e di Giovanni Stella.
Ha introdotto e moderato l'editore Francesco Urso.
Angela D'Amico e Fabio Marziano hanno letto alcuni brani dell'opera, inframmezzati da interventi musicali eseguiti da Liliana Calabrese.
«Ecco, dunque, un libro sugli "ultimi": derelitti, emarginati, vagabondi, clochard, randagi, appunto. E' bastata questa parola - ha detto Mary Di Martino, presente alla serata- per far emergere una miriade di ricordi letterari, d'arte, di cultura, una ricchezza straordinaria di impressioni, di sentimenti mescolati a sotterranea ammirazione e pietà per il mondo sconosciuto, irraggiungibile e composito di questi funamboli della vita, in bilico tra l'essere e il non essere, tra l'esistere e l'essere invisibili».
«Randagi, ha scritto Parisi nella recensione - per sottolineare che a monte di ogni vita solitaria ed emarginata c'è un colpevole abbandono».
Uno stimolo per favorire un approccio più umano nei confronti degli ultimi e soprattuto di non dimenticare l'altra umanità della nostra società.

Carmen Orvieto
La Sicilia
01/03/2012

Il tempoKairós: il tempo opportuno

di Sonia Alia

Fra le molte espressioni che servivano a descrivere il tempo, i Greci ne avevano due fondamentali; Kronos: il succedersi ordinato di giorni, mesi e anni, e Kairós: il tempo delle opportunità, l'istante della svolta.

Il termine Kairós aveva il significato non solo di lampo di luce di un istante, ma pure di consapevolezza di cosa quest' istante significasse. Come a dire: se quando arriva il tuo Kairós non capisci che proprio di lui si tratta, allora per te non avrà nessun significato.

In un mondo attraversato dai pesanti passi degli dèi, in cui gli antichi Greci sentivano di avere poco spazio per le decisioni libere, Kairós rappresentava forse uno spazio di libertà vera: la possibilità di cogliere l'attimo, di afferrare la sorte, di decidere per sé e non secondo la volontà del caso e degli dèi.

Con un brivido di libertà Kairós dava l’ intuizione che il momento della propria occasione fosse giunto: una specie di scossa leggera in grado di mettere in moto e sospingere l’ individuo a tendere la mano velocemente per agguantare il ciuffo di capelli che gli stava saettando al fianco.

Gli antichi Greci pensavano a Kairós come l'ultimo fra i figli di Zeus e lo rappresentavano come un giovane nudo, con la testa rasata, ad eccezione di un ciuffo di capelli che gli pendeva dalla fronte.

Sempre di corsa, poteva essere afferrato e bloccato soltanto agguantandone la ciocca di capelli che sventolava al vento. Se si mancava la presa non c'era più nulla da fare: Kairós era già andato, e con lui l'occasione di cambiamento che portava con sé.

Per l’uomo contemporaneo Kairós può essere inteso come il lampo di luce che dura il tempo di un battito di ali di farfalla e che se intravisto si tenta velocemente di agguantare. Mentre si sta assorti in pensieri, per esempio, sulla banchina di un treno... ecco che, inaspettatamente, si potrebbe incontrare il proprio Kairós.

Oppure mentre si vaga senza meta in una città che non si conosce e ci s’imbatte in qualcosa o qualcuno che attira prepotentemente l’attenzione. O, ancora, mentre si corre ad un appuntamento improvviso in un orario in cui di solito si è occupati nel proprio luogo di lavoro e di sorpresa il proprio Kairós ci si para dinnanzi, magari sulle scale della metropolitana o all’ angolo di un bar o in qualsiasi altro luogo.

Ci sono Kairós quasi dappertutto … Sono persone soprattutto, ma anche oggetti, parole, suoni, odori che mai si penserebbe d’ incontrare ma che subitaneamente sono lì, dinnanzi a noi, e che difficilmente possono essere evitate.

Ma se le loro insite rivelazioni, i loro brividi misteriosi non sono capiti essi vengono schivati e allontanati.

Ed è così che si manca il proprio Kairós... Non sorridendo a un volto sconosciuto, facendo finta di non vedere una persona singolare, chiudendo gli occhi, le orecchie e la mente, non inspirando l'aria e rimanendo nel proprio cantuccio, mancando l'attimo, l’istante, il momento che se fosse colto, dopo, magari, sarebbe in grado di cambiare la vita... (Rielaborazione personale da Wikipedia e Silvia Romani)

Copertina Alia

in stampa
Sonia Alia
Le nostre esistenze
2012,
8°, pp. 56
Collana ARABA FENICE n. 40
9,50
acquista
ISBN 978-88-96071-56-4

Novità

DAL 29 FEBBRAIO 2012 IN LIBRERIA

GIOVANNI GANGEMI
Il papiro di Akhenaton
2012,
8°, pp. 360
Libreria Editrice Urso
Collana MNEME
n. 36
25,00
acquista
ISBN 978-88-96071-55-7
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Copertina GangemiQuesto romanzo è un prodotto di fantasia.
I personaggi, realmente esistenti, vengono utilizzati per dare veridicità alla storia.
Gli eventi narrati sono frutto della fantasia dell’autore.

Giovanni Gangemi è nato a  Catania nel 1964, laureato in  Medicina e  Chirurgia, specializzato in Dermatologia e Venereologia, svolge attività come libero professionista e come Medico di Assistenza Primaria (medico di base) ad Avola. Appassionato di libri di archeologia e di storia, è autore di più di trecento poesie, inedite. E’ coniugato e padre di due bambine.

 

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