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copertrina SavastaEmanuele Savasta, A , 8°, pp. 52, € 15,00
(Collana OPERA n. 12) acquista

La copertina nera su cui spiccano lettere bianche e l’immagine di una giovane impressa come in una radiografia e frammentata in una sorta di puzzle da ricomporre, è l’emblema perfetto per questo testo di poesie d’amore per la donna.
Amore generoso, capace di proiettarsi verso l’esterno ed incapace di indugiare nell’introspezione egoistica del proprio sentire o patire individualistico.
Nella descrizione delle svariate situazioni affettive che l’autore evoca, non esiste neanche una frase contenente acredine o autocommiserazione.
Al contrario, i sentimenti espressi sono unicamente di riconoscenza, rispetto, stupore verso l’amore che la donna sa dare e anche non dare.
E in ogni verso la figura della donna emerge solenne tramite parole accostate l’una all’altra con la stessa efficacia che, in un dipinto pregevole, hanno i segni e i colori quando imprimono e trasfigurano la realtà tanto da riuscire ad entrare in comunicazione con chi li osserva.
Attraverso lemmi musicali e pacati come nenie, l’autore narra i suoi sentimenti amorosi allacciandoli
alla descrizione di elementi biotici e abiotici che egli scorge con gli occhi dell’animo e canta con la maestria dei poeti.
Nel libro, tramite la citazione di alcuni pensieri, per alcuni istanti emergono dalla loro dimensione Dante, Neruda, Bufalino, D’Annunzio, Dostoevskij, Blake, Aeport.
Il loro parlare si intreccia a quello dell’autore aggiungendogli pregio perché, come quei grandi, anche lui con il suo dire è in grado di destare il cuore.

Sonia Alia

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M'annoia
di Sonia Alia


Insegno da più di 30 anni.
Nella Scuola Elementare (…oggi Primaria) da 20.
Bambini ne ho visti proprio tanti.
Ognuno irripetibile nella propria unicità ma pur sempre inseribile nella specifica categoria data dall’età della fanciullezza.
Frequento i bambini dagli anni 60.
Da quando essi erano i miei coetanei e i miei compagni di gioco e di scuola.
Poi, da insegnante, ho frequentato i bambini degli anni 70, i bambini degli anni 80, i bambini degli anni 90, e, adesso, frequento i bambini degli anni 2000.
E tramite tali frequentazioni, nei vari decenni, ho avuto modo di avvertire in modo tangibile i grandi cambiamenti della società in generale e di quella avolese in particolare.
La scuola, dentro cui ho vissuto quasi tutta la mia vita (prima da alunna e poi da docente), è stata la cassa di risonanza di questi cambiamenti.
Cambiamenti economici, di costume, di stili di vita, di interessi e di priorità personali e collettive.
Tracciare un percorso dei vari decenni a cui su si accennava sarebbe inutile in tale sede.
Chi legge è un adulto che è stato piccolo dagli anni 80 in giù e di certo ricorda molto bene il suo modo d’essere e di sentire all’epoca della propria infanzia.
Sprazzi di ricordi legati ai volti, ai luoghi, agli odori, ai sapori, alle sensazioni di quando si è bambini, tutti noi li abbiamo dentro incisi ed inalterabili nonostante lo scorrere degli anni.
Sono questi sprazzi che fanno di ognuno l’adulto che è.
L’infanzia è un periodo uguale per tutti gli esseri del mondo.
Al di là del tempo dello spazio.
Essa accomuna ed assembla ogni individuo al di là della razza, della cultura, della religione, della lingua, o di ogni altra diversità.
Eppure questa condizione così straordinariamente egualitaria e così straordinariamente ricca di potenzialità è fortemente minacciata dalla vertiginosa evoluzione tecnologica che influenza fortemente luoghi, rapporti interpersonali, ambienti di lavoro, dinamiche sociali.
La violazione dei diritti dell’infanzia non si fa solo con le guerre, con le faide, con la pedofilia, con lo sfruttamento minorile, con il non attenzionare le situazioni di disagio economico e sociale in cui un minore vive.
Violazione dei diritti dell’infanzia è anche privare quest’ultima degli spazi, dei tempi, dei coetanei, delle persone, che possano permetterle di evolversi con i ritmi, le attese, le parole, le scoperte, le esperienze, le emozioni, le sensazioni ad essa propri fin dalla comparsa dell’uomo sulla terra.
Molti bambini del 2000, nella nostra società, sono affetti da un morbo da cui erano immuni i bambini dei secoli precedenti.
Un morbo che colpiva solo gli adulti depressi, stressati, avviliti.
Questo morbo si chiama “M’annoia’.
“Facciamo una passeggiata?"
“No, m’annoia".
“Vuoi leggere un bel libro?"
“Non so. Veramente m’annoia".
“Vuoi assistere ad uno spettacolo d’animazione per bambini?"
“Che ne so. Però m’annoia".
“Vuoi uscire con il tuo compagno per guardare le bancarelle?"
“No, m’annoia”.
“Vuoi giocare con il videogiochi che ti hanno regalato a Natale?"
“L’ho già imparato a memoria. Ormai m’annoia.
“Vuoi partecipare al gruppo in maschera che organizza la tua scuola?
“Non lo so… Veramente m’annoia.
E la lista potrebbe continuare….

“M’annoia”…
Un termine che la dice lunga in bocca ai nostri ragazzini.
“M’annoia” come mancanza d’allegria.
“M’annoia” come mancanza d’entusiasmo.
“M’annoia” come disincanto.
“M’annoia” come marcato individualismo.
“M’annoia” come assenza di generosità.
Poveri i nostri bambini!!!
Piccoli adulti senza più infanzia.
Piccoli esseri costretti a convivere forzatamente assieme a noi adulti e a difendersi con il loro “m’annoia” dalla nostra parvenza di vita piena di lavoro per sbarcare il lunario, di stress, di impegni, di meccanizzazione e di disattenzione.

Cari Liliana e Francesco,
siamo gli alunni della Scuola Elementare del plesso “Largo Sicilia” e vi scriviamo per ringraziarvi per la pubblicazione delle nostre poesie e delle foto che riguardano la nostra partecipazione al carnevale avolese.
Come per magia le vediamo in internet, cliccando pochi tasti, e ciò è bello e divertente e in più ci permette di farci conoscere da tante persone sconosciute con cui potremmo fare amicizia..
Vogliamo ringraziarvi anche per la gentilezza e la allegria con cui ci avete ospitato nella vostra bellissima libreria, suggestiva e piccolissima ma così accogliente da riuscire a contenere più di 50 alunni, con la bellissima sensazione di essere immersi dentro copertine colorate e misteriose.
Grazie anche per i libri che ci avete donato.
“Avola chiama i bambini di Cernobyl ”ci ha dato modo di conoscere bimbi venuti dall’Est- Europa che sono entrati nelle famiglie avolesi che li hanno accolti, quasi come degli angeli, a ricordarci il dovere della generosità e della condivisione.
Abbiamo saputo che potreste invitare a scuola qualche famiglia ospitante e siamo impazienti di conoscerle anche per sapere qualcosa di più di quei bambini che ora saranno dei ragazzi. Come stanno? Come vivono? Cosa ricordano della loro vacanza ad Avola?
Infine, vogliamo dirvi grazie per l’attenzione che quest’anno avete avuto per la nostra scuola dando importanza ai nostri pensieri, alle nostre iniziative, alle nostre parole, al nostro mondo.
Un grosso ciao da tutta la scuola e a presto.
Carissimi Francesco e Liliana,
i bambini delle varie classi della scuola elementare del plesso Largo Sicilia che sono venuti a trovarvi in libreria, vi inviano delle foto della loro esibizione durante il carnevale avolese 2004. Il gruppo in maschera ha avuto come titolo "Vistiti, balli e sapuri ri li nanni" ed ha proseguito il progetto natalizio che aveva come titolo "Il Natale nei valori e negli antichi sapori" nel contesto di educazione alimentare e di scoperta delle tradizioni del territorio che la scuola ha intrapeso, all'inizio dell'anno, nel proprio P.O.F. Vogliamo ringraziarvi perché, come vi ho già scritto circa un mese fa, molto materiale inerente agli abiti, alle tradizioni e ai sapori della nostra Sicilia lo abbiamo trovato nel vostro sito, nella sezione dedicata alla famiglia Grifasi. Insomma è riscontrabile che la libreria Urso diffonde cultura!!! Un abbraccio - Sonia
scuola ad Avola
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