31-10-2009 inserito da ciccio; categoria Accadi..menti. 
Che fare a proposito delle migrazioni?
Dopo la visione del film documentario U stisso sangu (Avola sabato 17 novembre, su promozione della Libreria Editrice Urso e dell'Associazione Acquanuvena), interviene con uno scritto Paolo Pantano
Nel corso della serata del 17 ottobre 2009 vi e' stata una domanda di Ciccio Urso: cosa si puo' fare?
La risposta e' molto complessa e richiede una articolazione notevole. Provero' a fare delle brevi considerazioni, per non stancare la lettura:
1) La risposta non puo' essere ideologica, ne' vista solo in chiave sociale (le valutazioni oggi, non possono essere fatte con i vecchi arnesi del Novecento, anche se ne dobbiamo tener conto, ma con una visione post-ideologica) poiche' le migrazioni nascono da eventi diversi e precisi.
Bisogna individuare le cause che le hanno scatenate: calamita', desertificazione, alluvioni, guerre, persecuzioni religiose, tribali, etniche. La questione delle disuguaglianze sociali e dello sfruttamento e' la conseguenza, non la causa.
Il Rapporto Stern (un grande economista che ha avuto commissionato, con la sua prestigiosa equipe, dal governo britannico uno studio sistemico) riferisce che gran parte del fenomeno delle migrazioni e' dovuto agli effetti del riscaldamento globale e dai conseguenti cambiamenti climatici, per cui le nazioni perdono dal 5 per cento al 15 per cento della loro capacita' economica, molte persona sono, pertanto, indotte ad emigrare, quindi vi sono motivazioni diverse rispetto a quelle del novecento. Vi e' anche uno studio del Pentagono che mette al primo posto tra i problemi mondiali il problema delle migrazioni (per chi e' interessato posso trasmettere i due studi per email).
2) Vi saranno milioni di altri profughi, rifugiati, esiliati, sfollati ed inoltre migranti in cerca di lavoro; per questi ultimi sappiamo che non possiamo accoglierli tutti poiche' le capacita' di offrire lavoro sono limitate, specialmente oggi in periodo di crisi economica. Allora bisogna creare condizioni di lavoro in loco con accordi con le nazioni di provenienza, altrimenti tutto si riduce ad una semplice ''carita' pelosa'' o ad una accoglienza insufficiente poiche' lascia le persone in condizioni disumane e senza prospettiva.
3) Vi e' una enorme documentazione scientifica e saggistica sulle cause e rimedi del fenomeno (che a volte assume le caratteristiche di ''esodo biblico''); un fenomeno che sara' in crescita esponenziale, ma la riflessione comune riguarda l'individuazione dei motivi scatenanti, in modo da curare l'origine della malattia, non il sintomo.
Da Italo Calvino (Le Citta' invisibili)
L'inferno dei viventi non e' qualcosa che sara'; se ce n'e' uno, e' quello che e' gia' qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo piu'. Il secondo e' rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non e' inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
PAOLO PANTANO
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