
Questi pezzi di Causi sono il suo omaggio alla vita. Volete chiamarle poesie, come sembra documentare la divertente, variopinta serie di riferimenti a premi, manifestazioni poetiche? Chiamatele cosi'. Quel che conta non e' il nome o la categoria in cui le volete inserire. Non mancano in queste pagine, molte risonanze di lingua poetica, veri e propri esempi di poetichese, reminiscenze. Quel che vale qui e' l'impeto, che non si preoccupa di quanto raccoglie o perde per via. Causi ha l'impeto di dire dell'aria sentita, della fisica partecipazione al mondo. Un libro d'accensioni. Quasi per la brama di sentire la vita. Come se fosse sul punto di andarsene. Come se il mondo fosse sul punto di rientrare nel niente. E allora cosa importa se le immagini vengono dal piu' frequentato hangar delle patrie lettere, cosa importa se l'impeto conosce solo gesti consueti, tipici, parole che vengono dalla scuola, o dalle sale desuete della poesia ottocentesca. Che cosa importa se qui si trova quello che Baudelaire ammirava come scopo dell'arte: le poncif, il gesto cosi' tipico che tutti riconoscono e ne sentono un significato generale. Qui e' una poesia che usa i poncif. Non ha la forza di crearne. Causi, corridore estremo, ne usa a bizzeffe, n'approfitta. Non si disturba per cercare altro, gli va bene quel che una lunga tradizione ha cerato e depositato. Magari gia' messo in archivio. Qui conta l'impeto. Non importa fregiarsi dell'inutile patacca di poeta, di cui si fanno belli solo uomini dalla retorica orribile, se l'impeto dell'autore non parla al cuore altrui. Causi trascina verso l'aria, le luci, la splendida feritissima alterita' del mondo.
Ora avete tra le mani questa forza di Causi. Che vuole dire quanto davvero ''sente'' il mondo. E voi, lettori, ora lo sentite?
Davide Rondoni |