Gli ospiti di Pelle sembrano non aver conosciuto l'offerta edenica del bene originario, l'abbraccio affettuoso dello spazio materno, il sostegno insostituibile di colui che manda nel mondo i suoi nati, con l'orgoglio della crescita compiuta e la gioia del dono consegnato. Non appartiene al cosmo di questo libro l'imago dell'altro in cui ci si puo' riconoscere, specchiandosi, per essere a propria volta per altri una 'porta bella' (come quella del tempio di Atti degli Apostoli) aperta sul mondo. Gli storpi non guariscono in Pelle, il miracolo di una nuova nascita non avviene, nessun varco si apre. O almeno, cosi' avviene nella generalita' di questi testi che non fanno sconti al loro interlocutore, e che quando gli prospettano un barlume di felicita', lo fanno sempre in modo difficile e lancinante, sotto le specie di una prassi estetica mascherata (un mondo colorato con i segni della disfatta: Io sono felice), di un incubo oltrepassato dalla veglia (una fuga dall'angoscia dell'abbandono: Bus), di una scelta coraggiosa maturata nella dimora acerba dell'efferatezza e dell'impietosita' (il pentimento di un uomo di mafia: 'U vastasi).
Eppure Pelle non e' un libro disperato. Il suo segno piu' chiaro e' in fondo quello di un'umanita' straziata, ma che testimonia nel suo stesso corpo, nel suo grido implicito o irresistibilmente urlato, nel suo narrarsi fulmineo, la dignita' del vivere nonostante tutto, la forza quasi brutale, incontrollabile, della vita. Essa cerca ascolto, quasi senza saperlo, in un interlocutore ideale, quale il lettore di questi testi e' chiamato ad essere, ma ancor prima giustifica senza saperlo il movimento fatico per il fatto di aver trovato nel proprio autore il terapeuta capace di dare voce all'inesprimibile, al fondo oscuro della nostra condizione. Pelle e' insomma un libro che tocca, che mette in scena la delicatezza del confine corporeo - la pelle, appunto - e la sua temibile vulnerabilita'. La pelle offesa dei personaggi e la pelle abrasa dei suoi lettori (la pelle dell'anima, anzitutto) si mescolano nel libro di Demaria in un impasto linguistico di matrice espressionistica e di notevole intensita', seppur sgorgato come un fiume in piena o una improvvisa colata di lava in pochi mesi di esplorazione e di scrittura. In questo senso Pelle e' anche l'inizio di una strada, di un percorso verso la parola propria e autentica, che attraverso le donne e gli uomini del libro si manifesta, in quanto ricerca ultimativa del giusto tono da parte del suo gelido e pietoso narratore.
Antonio Sichera docente di Letteratura italiana contemporanea
nell'Universita' degli Studi di Catania
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