CAMINO DE SANTIAGO
LA VIA DE LA PLATA (
per il Cammino Mozarabico Sanabrese)
IMPARARE IL CAMMINO PROFONDO Camminare per essere in presenza mentale.
Camminare per avere fiducia in noi e negli altri
Camminare per guardarsi dentro
Camminare per sentire il proprio respiro.
Camminare per vedere con l'occhio interiore.
per rilassarsi, superare ansie e preoccupazioni.
Camminare nel labirinto della vita.
Camminare per essere in pace con se stessi, camminare spinti dal sincero proposito di essere felici.
Il camminare è una delle poche attività che, per quanto impegnativa, consente di svolgerne contemporaneamente altre, a volte altrettanto impegnative.
Perché camminare concilia, il pensare, il sognare, il conoscere persone.
Si cammina per stare in silenzio e per gustarsi la compagnia, perché si è curiosi del mondo e perché ci si vuole ritrovare in se stessi.
Nelle camminate che richiedono più giorni lo stare fuori casa non è più una transizione, ma l'elemento della stabilità.
C'è un'inversione, si va da un albergo dei pellegrini ad un altro.
Ed è il dentro a trasformarsi, infinitamente variabile.
Non si dorme due volte nello stesso letto, ogni sera ci accolgono ospiti diversi. Sorpresa rinnovata dagli scenari, dagli ambienti, varietà dei muri, delle pietre.
Ci si ferma, il corpo è stanco, bisogna trovare riparo.
Bisogna anche parlare della strana impressione che fanno i primi passi, quelli del mattino.
Si è consultata la carta, deciso l'itinerario del giorno, ci si è congedati, si e bilanciato lo zaino, individuato il sentiero, ci si è assicurati la direzione.
Ci si ferma, si controlla, si gira a vuoto e poi il sentiero si apre, lo si imbocca, si prende il ritmo.
Si alza la testa ed eccoci partiti, ma partiti per camminare per stare fuori.
Fuori è il nostro elemento, la sensazione precisa di abitarlo.
Si lascia un albergo per un altro ma la continuità, ciò che dura e persiste, sono i rilievi che mi circondano, quel susseguirsi di colline sempre presenti.
Tutto quello che si attraversa, i passaggi obbligati, ciò che si lascia alle spalle sono le stanze di una notte, la sala da pranzo di una sera, i loro abitanti, i loro fantasmi ma non il paesaggio.
Si abita il paesaggio, se ne prende lentamente possesso,se fa la propria sede.
E può nascere quella strana impressione del mattino, quando si sono lasciati alle spalle i muri dell'albergo e ci si ritrova con la faccia al freddo e al vento, in mezzo al mondo: questa è davvero la propria casa, per tutto il giorno, è qui che si rimarrà camminando.
In certi periodi può accadere, per ragioni diverse, di sedersi e lasciarsi andare, è una forte tentazione, non desiderare più nulla, ma bisogna trovare dentro noi stessi la forza di cambiare, non sentirsi soli in mezzo agli altri, non perdere la capacità di amare e nello stesso tempo sentire un disperato bisogno di affetto.
Con il tempo certi condizionamenti possono diventare ossessioni e paventare un futuro pieno di paure e incertezze.
Per salvarci da questo stato dobbiamo crearci un sogno che ci permetta di far rinascere l'entusiasmo, acquisire nuovo vigore, ritrovare serenità.
Sappiamo che si può essere felici: le cose finiscono ma ne arrivano altre, sempre nuove, più o meno belle, ma da vivere sempre.
C'è una strada lunga nel mio cuore.
Una di quelle con il fondo bianco bianco che scorrono tra due ali verdi di campi macchiati di rosso.
Una che si perde all'orizzonte, là dove l'azzurro del cielo va a baciare la terra, una strada pregna di assordante Silenzio, abitata dalla Solitudine, inondata dal Sole.
Sarà il cammino delle tre S… Silenzio..., Solitudine..., Sole.
E allora PLATA sia …
Perché la Plata e non altri cammini? È stata una scelta voluta dopo aver letto diversi libri sui cammini, percorsi da molti altri pellegrini, ognuno con le sue esperienze e le sue motivazioni, ho deciso per questo di farlo da solo, anche se forse è il più lungo e il più difficile, per trovare in me stesso la forza, l'entusiasmo, la voglia di vivere i prossimi anni alla ricerca di nuovi incentivi e di non sedermi mai sui bei ricordi del passato.
Ho fatto questo cammino per me stesso, ma anche in ricordo di Maristella, per le persone a me care, per parenti o amici che non potranno più farlo, e per quelli che non possono capirlo.
Ma soprattutto per i miei due carissimi nipotini Liliana e Nicolò a cui dedico queste mie brevi note e a cui offro la possibilità di leggerle, non ora, ma magari più in là, di capire, di raccogliere qualche buon consiglio per un loro futuro radioso, come radiosa è stata la mia esperienza.
Nella vita faranno le loro scelte, di studio o di lavoro, ma dovranno sempre aprirsi al mondo, alla conoscenza delle persone, allo scambio interculturale, per imparare altre lingue in modo da avere un rapporto diretto con le persone di altri paesi, quello che è mancato al loro nonno.
Io sono un po’ testardo e cerco sempre di fare quello che ho in testa, voglio imparare e vivere ogni momento intensamente, attraversare la mia vita consapevolmente e forse in futuro potrei spiegarmi tante cose, cose imparate anche attraverso il dolore e la solitudine, che mi ha anche insegnato la necessità di condividere il proprio amore con tutta la creazione e con il cosmo intero.
La vita ti offre sempre una possibilità. ULTREYA E BUEN CAMINO!!!
regioni della spagna attraversate:
Andalusia, da Sevilla a el Real de la Jara
Extremadura, da Monesterio a Banos de Montemayor
Catilla y Leon, da Calzada de Bejar all'Alto de A Canda
Galicia, da Villavella a Santiago de Compostella
Il cammino è costantemente segnalato da frecce gialle (flechas) e da ceramiche o altri elementi con la conchiglia (concha), cubi in granito, miliari, cippi o altro.
Il cammino per sentieri originari è stato alquanto modificato nel tempo per causa di forza maggiore.
Per esempio quando si attraversano grandi opere civili come ponti, autostrade, ave per le nuove linee dei treni, quando una strada moderna si trova a coincidere con il cammino.
Altre volte si attraversano zone in cui il sentiero quasi scompare o risulta pressoché irriconoscibile.
Si potrebbe considerare la via della Plata come un grande percorso di trekking, con ogni tipo di sentiero da affrontare oltre che con i piedi anche con la testa per superare i momenti di difficoltà e di solitudine, che sono parte integrante (anche in senso psicologico ed emotivo) del cammino da compiere.
da Fréderic Gros, Andare a piedi – Filosofia del camminare - Solitudini
Ora, per essere davvero piacevole, il cammino a piedi dev'essere fatto da soli.
Se lo si fa in gruppo o in due da soltanto, al cammino resta solamente il nome, diventa qualcos'altro che ricorda più un picnic.
Il cammino a piedi va fatto da soli, perché la libertà è un requisito essenziale: si deve essere infatti sempre liberi di fermarsi o di continuare, e di seguire questo o quel tragitto secondo il capriccio del momento e poi perché si deve procedere con il proprio passo.
Bisogna davvero camminare da soli? Infatti, camminando, è necessario trovare il proprio ritmo fondamentale e mantenerlo.
Il ritmo fondamentale è il proprio ritmo, quello che non stanca e permette di camminare per oltre dieci ore senza sfinirsi, di conseguenza, se occorre adeguarsi al passo di un altro, accelerando o rallentando, il corpo risponde meno.
In ogni modo la solitudine assoluta, non esiste.
Fino a tre o quattro persone si può ancora camminare senza parlarsi, ciascuno prende la propria andatura.
Oltre a quattro si ha una colonia, gridi e fischi, si va da uno all'altro, si aspetta, si formano gruppi che di li a poco diventano clan.
Addio semplicità e austerità e si cominciano a fare confronti, mentre per camminare bisogna essere soli, impossibile condividere la solitudine.
E molte altre solitudini ad ognuno la sua. Silenzi
Poiché esistono tante solitudini, esistono tanti silenzi.
Si cammina sempre in silenzio.
Certo da principio, non appena lasciamo le vie, le strade, gli spazi pubblici, il calpestio di migliaia di passi, la confusione delle urla, delle voci, dei mormorii, il rumore stridulo dei motori, c'è l'evidenza ritrovata del silenzio, in primo luogo come trasparenza.
Tutto è calmo, attento e tutto riposa.
Si è chiuso il cicaleccio del mondo, con le voci di corridoio, le chiacchiere.
Si accoglie il silenzio come un gran vento fresco che scaccia le nuvole.
C'è il silenzio dei boschi, i gruppi di alberi formano intorno a noi pareti mobili.
Si cammina su sentieri tracciati, strette strisce di terra che serpeggiano.
Di lì a poco si perde l'orientamento, il silenzio allora è fremente, inquieto.
C'è il silenzio delle dure marce dei pomeriggi estivi, su sentieri sassosi, allo scoperto sotto un sole implacabile.
Silenzio smagliante, minerale, opprimente, si sente soltanto il lieve scricchiolare dei sassi. c'è il silenzio delle albe, dove bisogna partire prestissimo, quando la tappa è lunga.
E molti altri silenzi, a ognuno il suo. TAPPE
30-4 Siviglia – Guillena km 22
1-5 Castilblanco De Los Arroyos km 20
2-5 Almaden De La Plata km 31
3-5 Monesterio km 31
4-5 Calzadillo De Los Barros km 27
5-5 Villafranca De Los Barros km 42
6-5 Torremejia km 28
7-5 Merida km 16
8-5 Alcuescar km 39
9-5 Caceres km 37
10-5 Embalse De Alcantara km 38
11-5 Galisteo km 48
12-5 Oliva De Pklasencia km 27
13-5 Riposo a Placencia E Visdita
14-5 Aldeanueva Del Camino km 20
15-5 Fuenterroble De Salvatierra km 43
16-5 San Pedro De Rozados km 29
17-5 Salamanca km 23
18-5 Riposo a Salamanca
19-5 El cubo de Tierra del vino km 40
20-5 Zamora km 34
21-5 Granja de Moreruela km 42
22-5 Tabara km 22
23-5 Camarzana de tera km 30
24-5 Mounbay km 34
Trasferimento in taxi a Puebla De Sanabria km 27
25 -5 Vilavella km 40
26-5 Campobecerros km 34
27-5 Villar De Barrio km 35
28-5 Trasferimento in bus a orense km 36
29-5 Riposo a Orense
30-5 Cea km 21
31-5 Lalin - Laxe km 36
1-6 Outiero km 33
2-6 Santiago De Compostela km 19
3-6 Santiago
4-6 Bus a Finisterre e salita al faro km 5
5-6 Santiago, e ritorno a Milano
Totale km percorsi indicativamente km 954; km 63 con mezzi.
Visita alle principali città, e ai paesini attraversati, circa altri km 150
Lunedì 29 aprile 2013 Ci siamo. L'avvicinamento alla partenza è stato, come al solito, intenso.
Si sono aggiunti i dubbi classici di chi affronta per la prima volta un percorso, nel quale si favoleggia molto calore,solitudine, lunghezza delle tappe, ospitalità forse precaria e altri problemi che dovremo affrontare lungo il cammino, problemi fisici quale vesciche o ampollas, tendiniti o forse anche intestinali.
Chiuso lo zaino, domenica pomeriggio, da Como sotto un forte violento e improvviso temporale dopo la visita alla mostra dei trenini in miniatura al Broletto, con Daniela, Fabio, Nicolò e Liliana, mezzi bagnati vado a casa loro a Milano per essere pronti al mattino.
Mi accompagneranno in aeroporto, ad Orio al Serio con volo previsto per Siviglia alle ore 10.
Con la speranza che deve sempre accompagnare l'incedere verso la meta, speranza in un cambiamento interiore che si rifletta nella vita quotidiana, speranza che le cose cambino e speranza di farcela fisicamente
Aereo della Ryan Air pieno all'inverosimile, con molti ragazzi che vanno a vedere il gran premio di motociclismo a Yerez de la Frontera.
Seduto di fronte a me vedo un signore che parla in tedesco con altri.
Guardandolo vedo che ha ai piedi scarponi da trekking e in mano la credenziale del cammino di Santiago.
Mi presento e faccio la conoscenza con Leo, di Vipiteno, con cui inizio un conoscenza che si protrarrà saltuariamente fino a Santiago.
Scesi in aeroporto, dopo il ritiro dello zaino, andiamo in centro per cercare il primo albergo prenotato e trovando posto anche per lui, che era senza prenotazione.
Il primo impatto con Siviglia è positivo.
Una città pulita e a misura d'uomo per quello che possiamo giudicare.
Anche altri passeggeri del bus chiedono informazioni sul ns. cammino a noi, due pellegrini riconoscibilissimi.
Lasciati gli zaini nell'albergo di Triana, riattraversiamo il ponte sul canale ed entriamo nella parte vecchia della città con una leggera pioggerellina, l'intenzione è di vedere la cattedrale, monumento veramente unico in tutti i sensi.
Siamo quasi in orario di chiusura ma riusciamo a vederla bene sia internamente che nei cortili esterni con la torre della Giralda.
Due passi per le vie intorno alla cattedrale, soliti gruppi di turisti, negozietti di souvenir che non fanno per noi. Il conducente di una carrozzella ci indica la prima concha a terra a lato della cattedrale, e la prima freccia che segnalano l'inizio del cammino della via della Plata.
Ritorniamo in albergo per sistemare gli zaini e i letti, poi due passi nel rione di Triana, con visita a due chiese che alle 20 erano piene di gente, non solo di vecchietti ma anche tanti giovani in attesa della messa. Sembrano essere molto religiosi partecipando attivamente alla funzione.
Poi cena in un bar lungo la via principale: niente di speciale.
Prima notte in un albergo da pellegrini, con letti a castello per 6 persone, di cui alcuni di loro li ritroveremo lungo il cammino.
Martedì 30 aprile 1ª tappa da Sevilla a Guillena Tappa breve e non interessante, pressoché pianeggiante.
Si esce da Siviglia dopo aver attraversato il Guadalquivir.
Si attraversa una zona industriale dove si nota la grande crisi che ha colpito la Spagna con industrie e capannoni vuoti o in vendita, pochi autocarri in giro, edilizia e cantieri fermi, una vera desolazione.
Si cammina su strade asfaltate fino a Santinponce, con molte rotonde e poche frecce. Alla fine si raggiunge Italica, patria degli imperatori romani Traiano e Adriano.
Si arriva al teatro romano ma lo si fotografa solo dall'esterno perché tutto chiuso da inferriate perimetrali in rete.
Lo si vede ben conservato anche per l'aiuto e per mezzo dei contributi europei.
Come per tutte le future tappe, si parte molto presto con tutti i locali ancora chiusi, quindi a Santinponce mi fermo con Leo ad un bar per una leggera colazione: caffè con leche, un dolce, pane tostato con olio.
Subito dopo Santinponce inizia il primo tratto caratteristico della via: 12 km di sterrati attraverso campi, su lenti dossi in rettilineo e senza mai vederne la fine. Un grosso e alto silos per frumento o granoturco si staglia all'orizzonte.
Sembra di prenderlo ma è sempre un po' più in là.
Prima di arrivarci dobbiamo guadare un torrente, ma troviamo un passaggio su dei tronchi e su dei rami che ci aiutano a superarlo.
Un ultimo tratto di sentiero dove alcune persone stanno raccogliendo sui bordi della strada fiori di camomilla o d'altro, penso per farne tisane.
Eccoci al primo bivio. La guida dice di andare a destra, ma un signore ci consiglia di svoltare a sx, seguire la carretera e arrivare così in paese prima e meglio. Quello di dx, lungo una stradina che attraversa un torrente con acque profonde e putride, come mi confermerà l'altro pellegrino italiano, Mario il livornese, sopraggiunto poi in albergo.
All'ingresso del paese, comincia la ricerca dell'albergo.
Ma una signora in strada che ci vede arrivare, ci invita al suo albergo (La Luz). Contratto il prezzo per la notte per in12 euro, che comprende letto, colazione e lavaggio dei vestiti sporchi.
Siamo in tre Italiani con un Americano di oltre 100 kg con un grosso zaino pesante.
Inizia la discussione fra noi sugli zaini, sul peso e sulle caratteristiche che devono avere.
Quello di Leo grande pesa 13 kg, il mio è di circa 10 kg più lo zainetto che porterò sempre sul davanti, mentre quello di Mario, il livornese, maresciallo in pensione dei paracadutisti pesa al massimo 5 kg.
Sostiene che sia il peso giusto per fare il cammino con il minimo necessario per avere tutto quello che serve.
Forse ha ragione ma ognuno rimane della sua idea.
Dopo la doccia si esce per la spesa quotidiana e la frutta per il giorno dopo.
Due passi in paese in attesa della cena e poi abituarsi alle abitudini spagnole che
sarà dopo le 20,30.
Iniziano da questa sera per cena le zuppe che cambieranno poi a secondo dei paesi, un secondo con pesce o carne, vino tinto e dolce.
Torno in albergo mentre Leo si ferma a vedere Real Madrid contro il Bayern di Monaco
Mercoledì 1 maggio 2ª tappa da Guillena a Castilblanco de Los Arroyos La tappa è molto tranquilla tranne all'inizio per l'attraversamento della zona industriale di Guillena, anch'essa in crisi.
Si svolge su tracciato con saliscendi ma in continua salita.
Durante la tappa si percorreranno alcuni kilometri di strada asfaltata e poi ci allontana dalla civiltà, attraverso enormi oliveti e poi pascoli con querce non incontrando ne' paesi ne fontane per l'acqua.
Notte tranquilla. Dopo esserci preparata e fatta colazione con gli altri pellegrini, ritirata la biancheria asciutta e salutata la signora Pilar, dal nome della Vergine del
Pilar.
La ricorderò come la luce del cammino.
Mi metto in cammino proponendomi di tenere un'andatura non superiore ai 4 km all'ora, diversamente da ieri, arrivato davvero stanco avendo camminato troppo in fretta, ad oltre 6 km orari e pensando alle prossime tappe lunghe, bisogna risparmiarsi.
Pochi pellegrini sul cammino, molte mucche e tori al pascolo dietro recinzioni di filo spinato, senza macchine, immersi nel silenzio, con campi pieni di fiori arcobaleno, cancelli numerosi lungo la via della Plata che devono essere aperti e accuratamente richiusi e che segnano il confine tra i pascoli e le varie finca.
Si arriva all'albergo municipale ancora chiuso.
Si aspetta seduti all'esterno e finalmente arriva l'ospitalero che ci accoglie, ci registra e ci indica le camere.
In poco tempo l'albergo si riempie di oltre 30 pellegrini sistemati in due stanzoni con letti a castello.
Siamo fra i primi, subito doccia e lavaggio vestiti, pranzo con frutta e poi riposo in branda.
Due passi in paese fino alla chiesa, che come scopriremo spesso, nelle prossime tappe, la troviamo chiusa.
Si rientra in albergo e sul terrazzo ci si mette a chiacchierare con Mario e Leo, nel frattempo arrivano anche due ragazze di Genova, Paola e Daniela, direttamente da Siviglia avendo fatto una tappa doppia.
L'albergo è già pieno e non trovano posto, rimediano due materassi che metteranno all'ingresso dove dormiranno.
Nel frattempo però possono lavarsi, cucinare qualcosa e sistemarsi i piedi già con problemi di vesciche.
Per cena andiamo noi tre al ristorante del pellegrino, lì vicino: zuppa e calamari fritti con del vino tinto.
Si rientra in albergo.
A letto, in un russare generale molto intenso.
Giovedì 2 maggio 3ª tappa da Castilblanco de los Arroyos a Almaden de la Plata La prima metà della tappa si svolge su asfalto, in una strada senza una pista o un marciapiede per pedoni.
Non c'è molto traffico ma le macchine vanno veloci, il percorso è un continuo con dolci saliscendi.
La seconda parte si svolge nel parco del Berrocal per 17 Km attraverso boschi di sughero e nel finale abbiamo da fare la salita al Cerro del Calvario: un crinale di montagna di appena 300 m di salita ma estremamente ripido.
Dopo 28 km è una grossa fatica.
Bisogna riposarsi quasi a ogni passo: dura è anche la discesa, però un bellissimo panorama dal calvario, sulle valli circostanti, ripaga dalle fatiche.
La prima sorpresa la troviamo dopo la sveglia appena scesi dalle camerate: il cancello per uscire dall'albergo è chiuso con vari lucchetti, bisogna aspettare che arrivi o che si svegli l'ospitalero per aprirci.
Tutti molti arrabbiati per la partenza rinviata.
Un'altra sorpresa è che è stato rubato uno zaino ad un pellegrino spagnolo,non si sa come e quando può essere successo.
Disperato deve fermarsi per la denuncia, per trovarne e acquistarne un'altro con il relativo contenuto perché vuole proseguire il suo cammino.
A metà strada alla casa della forestale mi fermo per mangiare qualcosa.
Un piccolo riposo per poi riprendere e attraversare alcuni ruscelli con acqua limpida e fresca.
Molti fiori di cisto bianchi con corolle grandi ai lati del sentiero: recenti rimboschimenti coprono le alture circostanti.
Dopo l'Alto Calvario, si arriva infine ad Almaden de la Plata.
Pochi cartelli e frecce indicano la posizione dell'albergo, che si trova in fondo al paese dalla parte opposta da cui stiamo arrivando.
Molti pellegrini arrivati prima hanno già occupato tutti i letti inferiori.
Sono uno degli ultimi e mi devo arrangiare.
Dopo la solita doccia e il lavaggio della biancheria, registrazione da parte dell'ospitalero, verifica delle vesciche e aiutato da Mario, ne cucio una: speriamo bene.
Poi con Mario e Leo vado in paese.
Non c'è nulla, una birra al bar e si prenota per la cena.
Con zuppa e cotoletta di pollo, molto vino, si ritorna in albergo con Leo già a letto, e lì nasce una discussione stupida fra Mario e Leo, che finirà in un litigio verbale fra loro da non più riappacificarsi per il resto del cammino, nonostante un mio intervento di mediazione.
Venerdì 3 maggio 4ª tappa da Alamden de la Plata a Monasterio Tappa lunga che attraversa la riserva di caccia Arroyos Mateos, ma il suo proprietario in passato ne ha più volte chiuso l'accesso.
Dopo il paese di Real de la Plata il cammino prosegue per una bella calzada che, poco dopo, scende ad un ruscello, confine con l'Extremadura.
Da qui e per tutta questa regione il cammino è segnalato con cubi di pietra.
Fino all'Ermita di San Isidro il cammino è piacevole e vario in una bella campagna monopolizzata, come spesso accade, dalle querce.
Subito dopo l'Ermita il cammino attraversa l'autovia de la Plata e segue per un tratto la vecchia carretera con continui ma leggeri saliscendi.
La strada inizia poi a salire e l'ultimo tratto, pure se breve, è faticoso.
La tappa è sufficientemente lunga da far capire cosa significa prolungare il cammino fino a metà pomeriggio.
Questa lezione però, nel tempo, non mi è servita.
Sveglia sempre mattutina.
Si esce dal paese seguendo le frecce per sentieri ma all'inizio della carretera forse non le vedo, le perdo, sbaglio strada.
Dopo un po' torno indietro e ritrovo altri pellegrini.
Inizia un percorso su saliscendi continui attraverso campi con molti animali al pascolo: mucche,tori, pecore.
Cammino da solo perché ormai Leo è avanti.
Un'altra strada sbagliata con un cancello chiuso.
Con un pellegrino spagnolo torno indietro e ritrovo la strada.
Dopo un'altra ora di cammino ci fermiamo al bar per una buona colazione e rinfrescarci le idee.
Nuovi sentieri larghi e belli, mai monotoni.
Una sosta per un leggero pranzo a base di frutta a lato di una strada in riva ad un fiume, pascoli sempre chiusi da rete a protezione dagli animali, poi ci si reimmette sulla statale per gli ultimi 10 km di asfalto veramente tanti anche se c'è poco traffico e a Monasterio sembra che non ci si arrivi mai.
Da lontano vedo Paola e Daniela avanti circa 1 km.
Ma non riesco a raggiungerle se non proprio all'ingresso di Monasterio, solo perché una si era fermata a chiedere informazioni.
Assieme andiamo all'albergo parrocchiale dove erano già arrivati Leo e Agostino, un pellegrino spagnolo incontrato la prima sera a Siviglia.
L'albergo è quasi pieno ma rimediamo 3 posti letto.
Solito trafila di fine tappa prima di uscire per compere e per cena da solo nel ristorante del pellegrino di fronte all'albergo con zuppa e coscia di pollo, spezzatino con pomodori, vino tinto. Poi a riposo, necessario e indispensabile sopratutto per i piedi, passati e ripassati con creme all'arnica e olii vari.
Sabato 4 maggio 5ª tappa da Monasterio a Calzadillos de los Barros La tappa si articola in tre distinti tratti.
Da Monasterio a Fuente de Cantos si cammina molto piacevolmente in una strada di campagna che scende fra bei pascoli e querce.
Si incontrano frequentemente dei cancelli passando fra mucche al pascolo.
Bisogna fare molta attenzione perché gli errori di percorso comportano km in più.
Il secondo tratto è su strada bianca fra seminativi, sul crinale di dolci colline.
Da Fuente a Calzadillos si cammina su strada bianca, abbastanza noiosa, fra seminativi.
Uscendo da Monasterio cominciamo a vedere oltre alle frecce gialle, frequenti monoliti in granito grigio con ceramiche di due colori verde e giallo.
Si incontrano numerosi 'coto de caza', si attraversano digradanti colline coltivate, di grande bellezza, a perdita d'occhio, e si attraversa un bel torrente.
Partenza con Agostino e Leo, loro sempre davanti, io con il mio passo e non li raggiungo più.
Mi fermo a Fuente alla stazione degli autobus per una colazione e un bisogno assoluto di riposo.
Si riprende il cammino alla ricerca delle frecce su una strada sterrata per 7 km.
Sotto un sole implacabile, mi fermo per pranzo all'esterno di una casa lungo la strada ma seduto su una tavola un po' all'ombra.
Riprendo per gli ultimi kilometri.
All'ingresso del paese una signora mi indica il suo albergo 'Los Rodriguez’.
Non ci penso due volte e mi ci dirigo subito, appena fuori del paese, ho bisogno di una camera solo per me per ristabilirmi, ma seduto fuori dell'albergo trovo già Mario il livornese.
Si sta gustando un bella birra fresca e mi chiede informazione degli altri di cui non so nulla dall'inizio della giornata.
In questo momento non mi interessa nulla degli altri.
Il sole picchia forte in Extremadura.
Dopo la doccia e un riposo, scendo per una bella birra fresca e, sul tardi, con Mario vado a vedere il paese e la solita chiesa chiusa.
Molta gente in giro e tanti ragazzi e bimbi
Cena con minestra di verdura, prosciutto crudo spagnolo molto buono, e panna cotta. In albergo c'è un altro pellegrino inglese che rivedremo poi più avanti.
Sistemazione con calma dello zaino
Domenica 5 maggio 6ª tappa da Calzadillo de los Barros a Villafranca de los Barros Sino a Zafra si cammina su leggerissimi saliscendi per campi coltivati.
Si entra in città seguendo la linea ferroviaria e la si attraversa, in tutta la sua lunhezza.
Per una strada polverosa si sale ad un colle, scendendo poi a Los Santos de Maimona
Di qui si va per campi coltivati all'inizio, poi per pascoli e campi incolti, sino ad incrociare la carretera e l'autovia de la Plata.
Per uno stradone di campagna, fra uliveti e vigneti, si giunge a Villafranca.
Solita mattutina partenza per cercare le frecce del cammino, ritroviamo Paola, Daniela e Cristobal, e con loro ci avviamo.
Si erano fermati a dormire in un appartamento privato in paese.
Prima difficoltà della giornata.
Davanti a noi un torrente con molta acqua da attraversare.
Mario si toglie gli scarponi e lo guada con l'acqua oltre le ginocchia.
Io ricerco un passaggio alternativo poco distante, lo trovo e invito gli altri.
Aiutandoci l'un l'altro su un piccolo tronco e con i bastoni infissi in acqua, in precario equilibrio, riusciamo a passarlo senza bagnarci.
Ma quanta fatica!
Ognuno va avanti per conto suo ritrovandoci poi a Zafra nel parco per riposarci, mangiare qualcosa e andare all'Officina del Turismo per farci mettere un timbro o sello speciale sulla credenziale
Si riprende il cammino sotto un forte sole, cercando prima nel paese l'albergo dei pellegrini, ma decidendo insieme di proseguire decisi ad arrivare a Villafranca.
Due ore di cammino poi riposo per mangiarmi un panino mentre gli altri proseguono.
Il sole inizia a bruciare sul braccio e sulla fronte, nonostante le creme.
A Villafranca avevo già deciso di dormire a Casa Rurale Perin, la cerco e trovo infine l'albergo, molto bello, all'estremità nord del paese con una camera tutto per me, un bagno a disposizione per un relax completo anche per sistemare i piedi che cominciano a far male.
Per arrivarci ho dovuto chiedere informazioni a due donne del posto e anche dove potevo trovare un negozio o una tenda aperta per comperare della frutta, ma essendo domenica, è tutto chiuso.
Una di loro, gentilmente, entra in casa sua e mi regala due banane e due arance, per il cammino del giorno dopo.
La loro bontà non ha limiti verso un pellegrino stanco, arrivato con il solleone in questo paese.
Gli altri, già arrivati, si erano fermati all'albergo municipale, anche per questione di costi.
Dopo le solite operazione e la registrazione con il sello e un breve riposo esco e scendo in paese.
Mi fermo ad un bar per una birra e osservo il passeggio della gente, in attesa della cena che verrà servita non prima delle 20,30, come al solito.
Ritrovo Tosè, poi Paola, Daniela, Mario e Cristobal.
Dopo le birre, arriva per cena il merluzzo fritto accompagnato da un grosso contenitore di sangria.
Una bella serata in compagnia per dimenticare i piccoli problemi della giornata.
Al rientro in albergo, mi collego ad internet e riesco a scrivere qualcosa a Daniela, grazie anche all'aiuto di un pellegrino monegasco.
Alla sera, stanco, non riesco più neanche a leggere.
Lunedì 6 maggio 7ª tappa da Villafranca de Los barros a Torremeyos Fino a Torremeyo la tappa è completamente pianeggiante e noiosa.
Si svolge su uno stradone di campagna che fiancheggia campi coltivati, in prevalenza viti e olivi, lunghissimi rettilinei assenza assoluta di alberi.
È facile perdere le flechas ma la direzione è chiara, il Nord è uno solo.
Dopo una bella notte anche se insonne, preparato bene lo zaino esco alle 8 per fare una bella colazione al bar a lato della chiesa, già sul percorso del cammino indicato dalle frecce.
La prima parte si snoda su sentiero fra vigneti già formati o di nuovo impianto.
Sono in corso lavori di fresatura del terreno fra i vari filari, concimazioni e anticrittogamici dati a spruzzo.
Dopo 10 km. comincia il caldo.
Mi cambio, mi disseto e si ricomincia.
Al 20 km dopo 4 ore di marcia, mi fermo per il panino e la frutta sotto un ulivo e tanto bere.
Sembra che ci sia un po' d'aria.
Supero due pellegrini in sosta per mangiare e dopo circa altri 7 km arrivo a Torremeya, cerco e trovo l'albergo dei pellegrini, dove tutti gli altri si sono già sistemati.
Soliti lavori dopo la registrazione.
Esco per il paese e per delle foto, stavolta la chiesa è aperta, un prete anziano tiene catechismo a dei bimbi.
Spesa al supermercato per il giorno dopo e in farmacia per acquistare con Mario degli antinfiammatori che potranno tornare utili.
Vado a cena con Yosè in un ristorante segnalato, ma lo troviamo chiuso e andiamo in un altro dove ritroviamo i tre pellegrini Spagnoli, Cecilia e i due Fernando, uno dei due è la controfigura del re Yuan Carlos,quasi un sosia.
Yosè è una persona veramente gentile e disponibile, ci si capisce subito al volo in ogni momento, un vero amico.
Ritorno in albergo, massaggi ai piedi e poi a letto. Un albergo bello in una struttura completamente messa a nuovo.
Martedì 7 maggio 8ª tappa da Torremeyos a Merida I primi kilometri sono paralleli alla carretera nacional.
Successivamente il percorso si inoltra tra i campi,in piacevoli saliscendi e si entra in Meride passando sul ponte romano.
Esiste anche il ponte moderno di Calatrava, molto bello.
Una tappa tranquilla oggi.
Si parte tutti assieme ma subito dopo ognuno per la sua strada, con il proposito di trovarsi poi tutti all'albergo del pellegrino di Meride.
Il solito caldo, arrivo a Meride con Cristobal, ma ho quasi intenzione di proseguire direttamente per Alcuescar.
Gli altri mi convincono a fermarmi ed hanno ragione.
La città merita di essere visitata.
All'ingresso della città mi fermo in un bar per fare colazione, riordinare le idee ma subito dopo trovo l'albergo dei pellegrini posto lungo il fiume a lato del parco. Lasciato lo zaino, con Mario, Daniela, Paola, Cristobal e Yosè cominciamo la visita iniziando dall'Alcazar bello e conservato bene.
Si attraversa poi la città e si arriva al teatro romano, simile al teatro romano di Borsa in Siria.
Chissà cosa sarà rimasto di bello in quel paese così devastato!
Ci si ferma poi al mercato per i soliti acquisti di frutta per il giorno successivo e per dei buoni panini al prosciutto.
Trovo un frutto molto particolare simile al frutto del cedro che avevo mangiato in Libano, una vera prelibatezza che poi abbiamo diviso e assaggiato tutti.
Si ritorna in albergo per le solite formalità, poi esco di nuovo con Yosè per vedere il ponte romano da sotto, un giro di circa 5 km.
In un parco grande, veramente tenuto bene, una buona birra fresca al bar, cerco poi un ristorante ma non trovo quello che fa per me e torno in albergo per mangiare da solo al parco, gli altri hanno già mangiato prima.
Notte in dormiveglia per il gran caldo e l'umidità.
Mercoledì 8 maggio 9ª tappa da Meride ad Alcuescar Oggi si sale dalla quasi pianura di Meride ad Alcuescar, posta su un altopiano, salendo decisamente di quota.
La tappa è piacevole ma impegnativa.
Usciti da Meride la prima parte si svolge su una carretera abbastanza trafficata, poi sempre meno e infine si cammina per due terzi della tappa su stradine di campagna molto solitarie.
Fino ad Alyucen non è faticoso.
Successivamente l'attraversamento del parco del Cornalvo si presenta come il tratto più duro (alcune corte e secche salite) e solitario del cammino.
Ci si sveglia con una leggera pioggerellina.
Parto solo, molto presto, al buio, chiedendo indicazioni a qualche raro passante per uscire dalla città per Proserpina.
Si passa accanto all'acquedotto romano che al buio del mattino e con le luci artificiali ha tutto un suo fascino.
Finalmente arrivo al lago di Proserpina, da cui gli antichi romani derivavano l'acqua per la città di Meride.
Ancora oggi si vedono i resti ben conservati delle loro opere.
Lasciato il lago e l'asfalto, si raggiunge per sentieri sterrati Aleucyn dove faccio colazione e ritrovo gli altri.
Si riprende il cammino solitario per Alcuescar, dove si arriva al Monastero della Misericordia dopo circa 40 km di una tappa infinita.
All'arrivo, l'albergo del monastero è chiuso, devo suonare per far scendere ad aprirmi.
Formalità per l'ingresso e difficoltà a reperire un letto.
Poco dopo mi trasferisco con Mario nel camerone al 2° piano che ha oltre 70 letti, per ora vuoti.
Solite operazioni, donativo di 5 euro che comprende il dormire, la cena e la colazione con l'impegno per tutti a sistemare e riordinare dopo la cena il locale, lavando ed asciugando, ritirando i piatti al loro posto.
Come da avviso le porte del monastero chiudono per tutti alle 21 e riapriranno alle 7 del mattino successivo al suono di una campanella.
Programma per il giorno successivo, mentre Daniela e Paola partiranno il più presto possibile per il poco tempo che hanno a disposizione.
Con loro e con Mario abbiamo parlato di molte cose anche personali, ognuno con i suoi problemi.
Giovedì 9 maggio 10ª tappa da Alcuescar a Caceres Tappa lunga, è pressoché tutta pianeggiante tranne una breve salita dopo Valdesolar e l'arrivo a Caceres.
Si attraversano zone coltivate e pascoli, ma anche terreni incolti.
Ci si sveglia presto come al solito.
Tutti partono con il loro passo. Io da solo con il mio, tranquillo li seguo a distanza. Si incontrano sul cammino alcuni pietre miliari e si passa sopra un antico ponte romano ad una arcata.
Mi fermo per mangiare sul sentiero vicino ad una stazione di servizio della carretera che corre ai lati dello stesso, dove da li a poco vedo arrivare Yosè che si era fermato per colazione, ci si saluta e poi lui riparte con il suo passo, più svelto del mio.
Cielo nuvoloso, un po’ ventilato, non caldo.
Arrivo al secondo ponte romano a più arcate ben conservato, dove incontro alcuni ciclisti ma nessun pellegrino.
Arrivo a Valdesolar dove ritrovo tutti al bar, anche Mario il livornese che in quel momento decide di rinunciare al cammino a causa dei grossi problemi ai piedi. Domani rientrerà in Italia con il bus via Madrid.
Mi dispiace perdere un amico con il quale ho condiviso questi primi giorni ma ci ripromettiamo di rivederci presto, sentendoci al rientro.
Daniela e Paola ripartono con Cristobal per Caceres, io mi fermo un attimo e dopo un paio di birre fresche ricomincio, fa caldo. Con loro siamo rimasti d'accordo che a Caceres cercheranno un alloggio per tutti noi.
Al mio arrivo molto dopo di loro, mi viene incontro Paola, che mi accompagna all'appartamento che hanno trovato: tre stanze, soggiorno cucina e bagno, siamo in sei: io con Yosè, Cristobal con Carlo, Daniela e Paola nella 3' stanza.
Si decide di preparare una cena comune, e dopo le docce andiamo al supermercato per spesa, per preparare una grande pasta al tonno, petti di pollo e molte fragole, una buona bottiglia di vino oltre alla birra.
Le due ragazze cucinano e noi aiutiamo, una cena speciale con una bella compagnia di amici pellegrini!
Dopo aver rimesso in ordine cucina e soggiorno, a letto.
Venerdì 10 maggio 11ª tappa da Caceres a Embalse de Alcantara Tappa lunghissima e faticosa.
Sino a Casar de Caceres si cammina su carretera, priva di marciapiedi, nessun riparo dal sole, rettilinei lunghissimi.
Dopo Casar si cammina piacevolmente sul filo di colline, in saliscendi continui.
In prossimità dell'Embalse il cammino si immette sulla carretera 630 fino all'albergo che si raggiunge su uno sterrato verso il lago, dopo circa 1 km.
Ottima colazione preparata in casa e poi partenza su verso Caceres che ieri sera non abbiamo visto.
Deve essere una bella città con molti bei monumenti e chiese viste con una luce particolare del mattino.
Poca gente in strada per le prime attività.
Apertura negozi e pulizia strade, qualche foto e richiesta di informazioni per trovare le frecce che ci indirizzeranno verso Casar de Caceres.
Come al solito ognuno con il suo passo, io resto in coda, da lontano vedo il lago, sbaglio più volte strada, si ricomincia trovando infine la chiesa dedicata a Santiago. Davanti a me in lontananza scorgo un gruppo di pellegrini.
Con calma mi avvicino a loro, le raggiungo.
Sono un gruppo di 11 donne italiane e svizzere, amiche fra loro, abitano tutte sul lago maggiore, che percorreranno il cammino solo per alcune tappe.
Mi fermo con loro a mangiare lungo il sentiero, simpatiche ma chiacchierone.
Ad una di esse piace il mio bastone che poco prima avevo un po' incrinato e glielo regalo: molto contenta.
Le saluto e proseguo attraverso un paesaggio con molte e grosse pietre nere, megaliti di milioni di anni sparsi ovunque, ritrovo poi Paola, Daniela e Cristobal fermi a riposarsi dopo aver mangiato e così mi fermo anch'io in loro compagnia per circa un'ora.
Nel frattempo ci raggiungono anche le 11 ragazze e con loro riprendiamo il cammino, ma lasciandoci quasi subito dopo per scendere e percorrere un sentiero scosceso e con molte deviazioni dovendo superare un cantiere dell'autostrada e raggiungere la carretera lungo il lago, su asfalto e con non poco traffico.
Si trova un bell'albergo, già pieno e in parte prenotato, trovo Carlo e Yosè il quale confabula un po' con l'ospitalero e alla fine mi cede il suo letto, spostandosi lui su un nuovo materasso messo sul pavimento del corridoio superiore.
Arrivano poi Paola e Daniela, che dopo essersi rinfrescate, non trovando posto decidono di ripartire con Carlo.
Io faccio la doccia e poi porto i vestiti da lavare all'ospitalero da mettere in lavatrice, ma dimentico nella tasca dei pantaloni il portafoglio, con tutti i soldi, i documenti e le carte di credito.
Quando mi accorgo è troppo tardi.
Aspetto il ritiro e poi pian piano mi metto ad asciugare il tutto salvando il salvabile ; errori stupidi che si pagano.
Cena con tortillas di patate e birra, sul terrazzo con Yosè ma il sole è troppo alto e non si può stare in camera, rivolte ad ovest.
Nel frattempo arrivano anche tutte le 11 ragazze che già avevano prenotato i letti, un po' di saluti e chiacchiere, poi un po’ di internet. Ritiro biancheria stesa ed asciugata, poi a letto, stando attenti a non cadere dal letto superiore a cui si accede da una scala su un corridoio al 1° piano che distribuisce i vari letti.
Sabato 11 maggio 12ª tappa da Embalse de Alcantara a Galisteo Dopo l'Embalse de Alcantara si cammina lungo la nazionale 630 con molte curve e traffico veloce, causa lavori per l'ave.
Il sentiero pietroso sulla dx,.della carretera più volte interrotto, e più avanti i segni portano nel nulla, questo fino a Canaveral. Poi percorso ondulato fra pascoli e boschi di querce, sempre su stradine asfaltate con scarso traffico ma, alla fine, tappa lunghissima e molto calda.
Yosè si sveglia molto presto e parte subito.
Io faccio colazione già prevista in albergo, poi per carretera mi incammino per Grimaldo, in una mattina fresca e con leggero vento.
Altra colazione a Canaveral e poi sempre su asfalto fino all'Eremita di san Cristobal, dove il sentiero non faticoso comincia a salire in un bel fresco in mezzo ai pini.
Si riattraversa ancora la carretera e sempre per prati e boschi raggiungo la ragazza coreana Dayung che si trova ad aver paura incontrando un gruppo di tori che pascolano tranquillamente ai lati del sentiero.
Con lei arrivo alla fine del sentiero che sbuca a Grimaldo su una strada dove al bar trovo Leo, dolorante ad un piede ed in attesa di un autobus che lo porterà da un dottore per una medicazione, c'e anche Genevie la ragazza francese che fa il percoso parzialmente con gli autobus.
Dopo un piccolo riposo e non essendo stanco, decido di proseguire per Galisteo. Mi accorgerò alla fine, però, troppo tardi di aver sbagliato a calcolare i tempi e studiare bene il percorso.
M'incammino sulla carretera e dopo due km. circa un signore mi ferma dicendomi che ho sbagliato strada.
Gentilmente mi carica in macchina, mi da un passaggio e mi riporta all'inizio del sentiero che non avevo visto prima.
Riprendo il cammino, attraverso prati e alberi che un po' riparano dal sole fermandomi a mangiare all'ombra di due grossi lecci.
Scendo verso San Gil ma anche qui sbaglio strada, non trovando piu le frecce.
Non c'è nessuno in giro, cammino a lato lungo un bel canale per quasi 5 km senza rendermi conto di sbagliare, poi decido di ritornare sui miei passi.
Fermo un raro automobilista di passaggio il quale mi indica la giusta strada e dove trovare le frecce.
Un cartello mi segnala ancora 5 km fino a Galisteo su strada asfaltata, con ancora curve e saliscendi continui.
Arrivo infine a Galisteo dove trovo l'albergo dei pellegrini chiuso ma con un cartello che indica che è già pieno.
Telefono ad un numero indicato sullo stesso, viene poi l'ospitalera, che mi cerca un taxi per accompagnarmi in un altro albergo,ma non trovando però nessuno, va in casa a prendere un bottiglietta d'acqua vedendomi assetato, poi lei a piedi gentilmente mi accompagna ad un albergo appena 1 km fuori dal paese dove trovo finalmente una camera e dove mi fermo anche per cena: gazpacho freddo, carne e con patatine fritte.
Sono stanco veramente e i piedi mi fanno veramente male.
La signora mi dice che fino a pochi giorni prima le cime dei monti e delle colline circostanti erano bianche ricoperte dalle recenti nevicate.
Domenica 12 Maggio 13ª tappa Galisteo ad Oliva de Placencia Tappa lunga e faticosa, anche perché dopo una serie di tappe di lunghezza extra. Qualche saliscendi nei primi kilometri, poi terreno pianeggiante.
La tappa è molto solitaria, ma affascinante. Gli unici compagni sono le mandrie di vacche sorvegliate da un toro, inoltre negli attraversamenti dei boschi i segnali scarseggiano o sono nulli.
Dopo una bella dormita in una camera molto tranquilla, una buona colazione in albergo, esco alle 8 e visito un po' Galisteo città circondata da mura molto ben conservate.
Vedo una bella cicogna che da da mangiare al suo piccolo in cima ad un torrione sul ponte all'uscita della città e piano piano arrivo a Carcaboso dove incontro un pellegrino inglese, che avanza a fatica con grossi problemi ai piedi.
Altra colazione e altra scorta d'acqua prima di affrontare l'altra parte dl cammino. Il barista mi indirizza per il senso giusto onde evitare altri errori.
Si percorre un sentiero parte a boschi, e parte a pascoli con grosse mandrie di vacche, apertura e chiusura di molti cancelli lungo il percorso a delimitazioni delle varie finca.
Poche le frecce lungo il percorso, ho sete anche se l'acqua non è più fresca, sono stanco e lo zaino comincia a pesare facendomi sbandare, il caldo diventa forte.
Non si vede mai la fine del bosco e ad un certo punto mi fermo.
Non so più cosa fare e resto in attesa di non so cosa.
Non è la solitudine che pesa, ma per fortuna ad un certo punto passa un gruppetto di ciclisti spagnoli su mountain bike a cui chiedo dove può trovarsi la fine di questo bosco o dove posso incontrare la carretera, me lo spiegano e, con le ultime forze rimaste e con la voglia di uscire dal bosco il prima possibile, percorro questi ultimi due kilometri trovando infine la carretera.
Sfinito mi siedo su un masso, mi scarico dello zaino e vedo seduto dall'altra parte della strada Bernard, un pellegrino francese anche lui stanco, il quale ha già provveduto a chiamare l'ospitalera di Oliva di Placencia che ci verrà a prendere con la macchina per andare in albergo a circa 8 km da lì, 10 minuti dopo arriva Monica che ci trasporta al suo albergo dove trovo anche Steve un altro pellegrino inglese. Loro ripartiranno il giorno dopo, io decido di prendermi un giorno di riposo e Monica mi da una camera singola a terra viste le mie non buone condizioni.
Dopo una birra fresca al bar dove poi cenerò, torno in albergo, doccia e lavaggio della biancheria di 2 giorni, stesa poi in strada ad asciugare.
Cena al bar del paese, con zuppa, prosciutto arrosto con patatine, gelato e vino in abbondanza per recuperare le forze.
In televisione dopo la solita corrida, una partita di calcio fra Barcellona e Atletico Madrid, seguita dai molti tifosi del bar.
Lunedì 13 maggio 14ª tappa giornata di riposo e visita a Placencia Sveglia alle 8, Bernard e Steve sono già partiti.
Dopo colazione, per riempire la giornata e non stare fermo, chiedo a Monica notizie su Placencia, la quale mi propone di farmi accompagnare in città dai suoi genitori che più tardi devono andarci.
Arrivano verso le 10 e in macchina con loro mi reco a Placencia.
Mi lasciano all'ingresso e inizio a visitarla, cominciando dalla cattedrale, dove per la pri ma volta durante il cammino, assisto ad una messa.
Molti fedeli in chiesa; a lato della cattedrale c'è la chiesa vecchia, molto bella.
Un giro al parador e poi spese al supermercato per il domani.
Torno in plaza mayor, una bella birra seduto al tavolino in piazza a guardare la gente e osservare il campanile con un giullare appeso all'esterno che guarda le ore, simbolo della città.
Scendo alla stazione degli autobus che partirà alle 14,30 e che in mezz'ora mi riporta a Oliva de Placencia.
In albergo trovo altri pellegrini, Fernando, sosia di Yan Carlos re di Spagna, l'altro Fernando e Cecilia, argentina che sono partiti da Cadice per il loro cammino.
Poi arrivano anche le 11 ragazze italo svizzere dei giorni precedenti.
Cena al solito bar, noi quattro e a un tavolone accanto le ragazze, il bar ha sempre il televisore acceso sulla corrida con uccisione finale del toro che poi viene portato e trascinato fuori dall'arena con i cavalli, il tutto per i clienti del bar che assistono. Nonostante tutto ciò si riesce anche a parlare tra noi.
Torno in camera, stavolta con altri due pellegrini francesi, marito e moglie con cui divido la stanza.
Martedì 14 maggio 15ª tappa da Oliva de Placencia a Aldeanueva del Cammino La nuova viabilità ha alterato il vecchio cammino. Bisogna fare attenzione alle nuove indicazioni e nel dubbio camminare sulla 630. ci sono alcuni monoliti gialli che indicano il cammino.
Sveglia alle 6,30,all'ingresso ci sono già tutte le ragazze e dopo colazione, foto ricordo con loro, mentre i francesi e i 3 spagnoli sono già partiti.
Partono loro, io resto in attesa di Monica con due australiani Bill e Wendy, e una ragazza della repubblica ceca.
Ecco che arriva Monica e ci accompagna all'arco di caparra, diventato il simbolo del cammino in Extremadura, messo proprio sul percoso per cui tutti ci devono passare sotto.
A metà strada reincontriamo Fernando che sta tornado in albergo perché Cecilia ha dimenticato il suo bastone, Monica sempre gentilmente ritorna a prenderlo e poi altra strada per riaccompagnarci.
Le ragazze non sono ancora arrivate e quindi io mi incammino da solo, riesco a catturare con delle foto alcune cicogne che beccano nei prati, ma appena mi avvicino un po' di più si alzano subito in volo.
Guado il primo torrente della giornata su una tavola di ferro, proseguo raggiungo e supero altri pellegrini fermandomi a mangiare all'ombra sotto un ponte dell'autostrada. Trovo un altro torrente in piena, mi devo togliere scarponi e calze, guadarlo con acqua bella e fresca fino al ginocchio, passare dall'altra parte e rimettersi in sesto.
Proseguo per sentiero che corre lungo la carretera 630 per 7 km fino ad Aldeanueva dove arrivo su asfalto sotto un forte sole.
Arrivo all'albergo dove non c'è ancora nessuno, disbrigo le formalità, letto e riposo. Primo temporale e poi una breve pioggia.
All'uscita in piazza trovo Heinz austriaco di 73 anni, che preferisce trasferirsi nel mio albergo dove trova anche un'altra pellegrina tedesca di nome Rosita, di anni 63. cena con zuppa di mare, calamari fritti e panna cotta.
Mercoledì 15 maggio 16ª tappa da Aldeaeneuva del Cammino a Fuenterroble de Salvatierra Sin qui abbiamo camminato in ambiente caratterizzato da praterie asciutte, con pascoli e boschi di querce, con scarsissimi rilievi, al massimo qualche collinetta. Ora il paesaggio cambia decisamente, e ci ritroviamo in un ambiente prealpino, boschi di castagni, prati, erba verde e fitta, torrenti pieni d'acqua, aria frizzante.
Poi si cammina nuovamente in un altipiano e si toccano due paesi, il primo quasi disabitato, il secondo con un solo bar.
Sveglia alle 6,30.
Scendo, faccio colazione e poi esco da solo con una leggera pioggerellina, che mi costringe a mettere il poncho, aiutato da una signora del posto, mattiniera.
Primi 10 km per Banos de Montemayor in leggera salita, colazione al bar parlando con dei ragazzi della protezione civile del posto.
Poi si passa davanti alle antiche terme romane e e ai bagni dove molte persone sopratutto anziani entrano per le cure.
Mi fermo ad una fontana dove un signore sta riempiendo molte taniche di acqua. Dice che fa bene ai reni, me la offre, è veramente buona.
Si sale su strada asfaltata fino a circa 1000 m fino a Calzada de Bejar dove non mi fermo e proseguo per sentieri.
Incontro tre ragazze olandesi simpatiche, foto reciproche, scambio di opinioni sul cammino.
Mi fermo a mangiare essendo uscito un po' di sole, anche se si è alzato un po di vento.
Arriva anche Heinz che dopo i saluti riparte subito.
Mi faccio poi aiutare dalle due ragazze olandesi a rimettere il poncho, essendo ricominciata la pioggia.
Ci si saluta e proseguo per Fuenterroble.
Sentieri lunghi con attraversamento di torrenti su massi messi nell'alveo per facilitare il passaggio.
Uno però veramente pericoloso con un corrente in legno come corrimano per cercare di stabilizzarsi, rischiando veramente stavolta di cadere in acqua.
Passo Valverde della Casa e arrivo a Valdelacasa dove al bar mi aspettano Heinz con Ildefonso, pellegrino spagnolo ed Eva, ragazza austriaca giovane e bella.
Due birre, Heinz parte e non lo raggiungo più.
Inizia la salita ai 1000 m del picco su un terreno fangoso, ora non piove più e tira poco vento. Mi supera un ciclista e alla fine arrivo a Fuenterroble.
Sono già arrivati i 2 Fernando e Cecilia, poi in fondo al paese trovo l'albergo, entro per la registrazione e nella sala il caminetto e acceso, un bel fuoco riscalda l'ambiente, anche nei cameroni la stufa a legna è accesa.
Offrono un te e poi indicano il letto.
Doccia, lavaggio vestiti da far asciugare, esco per fotografie al paese, e vado al bar dove trovo Bernard, per cena con gazpacho, petti di pollo impanati.
Si rientra in albergo e con alcuni andiamo in una cappella dove padre blas tiene un discorso in spagnolo, preghiere, cosa e come ci si sente dentro durante il cammino, recita del padre nostro ognuno nella sua lingua, tenendoci uniti con le mani, benedizione finale del pellegrino, fuori fa molto freddo ma dentro si sta bene.
Giovedi 16 maggio 17ª tappa da Fuenterroble de Salvatierra a San Pedro de Rozados Tappa piacevole e non molto impegnativa.
Si percorre all'inizio un altipiano perfettamente pianeggiante, un unico grande pascolo.
Si sale alla maggior elevazione del cammino, il Pico della Duena che regala amplissimi panorami.
La salita non è comunque eccessivamente impegnativa.
Sulla vetta un'alta croce di legno e un parco eolico.
Si scende rapidamente dal picco e si percorre un vasto altopiano con leggerissime ondulazioni e alla fine nascosto dietro una collinetta, sta San Pedro de Rozados, non ci sono altri paesi lungo il cammino.
Colazione in albergo.
Fuori fa freddo e tira un vento gelido.
Si cammina sempre sui 1000 m per poi salire ai 1200 del pico.
Bei paesaggi e molti pellegrini incontrati oggi, si scende sulla carretera, mi fermo a mangiare all'esterno di una fattoria in un posto un po' riparato dal vento.
Arrivo poi a San Pedro dove trovo già Bernard che mi accompagna al bar per le formalità.
Poi il barista ci porta all'albergo poco distante.
Sistemazione, spesa al supermercato, ricomincia a piovere.
Di corsa poi al ristorante dove bisogna aspettare un po' perché è in corso un congresso con molti partecipanti sulla fauna, con proiezioni di filmati o diapositive. Cena. Due tavoli riuniti con Bernard, tre spagnoli e Ildefonso, solita zuppa e petti di pollo con molto vino tinto.
Venerdì 17 maggio 18ª tappa da San Pedro de Rozados a SalamancaTappa semplice e gradevole.
Abbiamo lasciato i monti alle nostre spalle, ora camminiamo su morbide ondulazioni, tra colline coltivate a grano.
Si attraversano zone a pascolo con stupende grosse querce.
Salamanca si vede da lontano, sembra vicina ma è un'illusione.
La strada è ancora lunga.
Non bello è l'attraversamento della periferia, ma la città e bellissima: ariosa, luminosa, vale la pena di fermarsi almeno un giorno ed è quello che farò.
Sveglia e preparazione zaino.
Piove e bisogna mettersi il poncho.
Si esce dal paese con fatica alla ricerca delle frecce gialle, sono con Bernard, Heinz e due pellegrini sardi, marito e moglie, incontrati il giorno precedente.
Colazione dopo 5 km.
Si prosegue in silenzio ognuno per la sua strada.
Cielo sempre nuvoloso, ma non piove più: un pallido sole fa intravedere in lontananza Salamanca con la sua cattedrale e le sue torri, sembra vicina, ma mancano ancora 13 km.
Sentieri sterrati e fangosi.
Si giunge su una collina fino al cruzeiros, sempre in vista di Salamanca.
Ricomincia a piovere,bisogna rimettersi il poncho con fatica e con l'aiuto di Heinz, si raggiunge Bernard e arriviamo così a Salamanca, passando sotto i ponti dell'autovia e poi in una brutta periferia.
Si entra in Salamanca dal ponte romano con la pioggia.
Bernard ci lascia per andare in un albergo da lui già prenotato, mentre io vado all'albergo dei pellegrini a fianco della cattedrale che trovo però ancora chiuso. L'ospitalero Tommaso di Napoli ci fa lasciare gli zaini in attesa delle 4 quando riaprirà.
Lì all'esterno trovo Heinz, Eva e la ragazza coreana.
Con loro su suggerimento di Tommaso andiamo a mangiare al ristorante la Luna vicino all'università.
Dopo pranzo andiamo alla ricerca del nuovo albergo Juvenile per il domani in quanto all'albergo dei pellegrini ci si può fermare solo per una notte. In attesa che riapra alle 4, andiamo a visitare un bel giardino a lato del1'albergo, meta di molti turisti e abitanti di Salamanca.
Dopo le solite formalità d'ingresso, sistemato lo zaino, usciamo per andare a vedere la cattedrale, plaza Mayor e il corso, pieno di gente, molti studenti, bei negozi e le belle architetture lungo le vie.
Tommaso di Napoli per 15 giorni sarà ospitalero a Salamanca ma è in attesa della sua compagna che arriverà poi, ci da un biglietto da visita con indicato quale è la sua professione nella vita di ogni giorno, che è questa… LA VITA E' BELLA… LIFE IS BEAUTIFUL.
Sabato 18 maggio 19ª tappa giornata di riposo a Salamanca CLICCA SU "CONTINUA" PER LEGGERE IL SEGUITO