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Sabato, 18 Febbraio 2006 02:14 Host: host36-156.pool80104.interbusiness.it Scrivi un commento Invia una E-mail

Don Agostino SalvÏa e altri racconti
di
Benito Marziano


Riflessioni di un lettore casuale

Ha scritto bene il Prof. Sebastiano Burgaretta che il tema dominante del libro Ë, da un lato, líincomunicabilit‡ contrapposta alla possibilit‡ e alla voglia di comunicare e, dallíaltro, il dramma dellíesistenza o meglio il dramma di arrivare alla fine della propria esistenza.
Lo sforzo comunicativo dellíautore, che sembra volere dar voce a Don Agostino, si esaurisce nella scelta di non riportare tra virgolette i dialoghi, quasi a volere spegnere il favellare e relegare tutto nel limite angusto del pensiero. Díaltra parte Don Agostino rifiuta spesso di proferire parola e si limita a pensare quello che avrebbe voluto rispondere al figlio o al nipote Romeo.
Il tema dellíesistenza (certe volte ci sentiamo pi? amici con una persona che si incontra per pochi minuti che con una con la quale passiamo tanto tempo insieme) viene sviluppato attraverso tutta una serie di trovate concettuali immarcescibili che hanno in comune il lento ma inesorabile trascorrere del tempo che dilata le distanze e spegne i ricordi ed il fluire dei giorni che rende inappetibili le costumanze e i desideri della giovinezza ormai lontana:

ìDon Agostino non aveva pi? interesse per la pulizia.î
ìIl mare mi piaceva molto, ormai mi piace di meno, ci vado raramente e non faccio pi? i bagniî (il turista netino in vacanza a Sciacca).
ìAnche noi avevamo dei nipotini prima che andassero lontanoî (Basilio).î
ìIo prima ci andavo a pescareî (Basilio).
ìIl maestro di ballo pensÚ alla sua et‡ come a un ostacolo.

Dal rifiuto delle opportunit‡ offerte dal passato si passa alla ricerca dellíanonimato e dunque dellíimpersonalit‡, e il tutto attraverso la poca affidabilit‡ dei nomi che non designano, anzi, spesso, confondono:

- il figlio di Don Agostino non ha un nome;
- il maestro di ballo, pur chiamandosi Miro Ralli, viene sempre citato come ìil maestro di balloî;
- ìBasilio Basilio. Basilio nome e Basilio cognome. Ridicolo vero? Non si capisce qual Ë il nome e quale il cognome. Uno mi chiama Basilio e io, neanche poter sapere se mi chiama per nome o per cognome.î
- ìÖ responsabile di tutte le sventure del povero Ventura che, anche in questo suo cognome diceva di vedere quasi uno scherno del destino che si divertiva a far fioccare proprio su lui, con quel cognome cosÏ beneaugurate, sventure su sventure.î

E naturalmente líanonimato porta inevitabilmente allíoblio:

ìNessuno seppe pi? niente di Accursia e di Calogero.î

Tuttavia, cíË da dire che il pessimismo che aleggia sui racconti viene mitigato dalla speranza, ovvero dalla fiducia che la propria vita, ormai trascorsa, sia servita a qualcosa o a qualcuno e che possa ancora fungere da sostegno alle generazioni future:

ìA certi alberi ai piedi del tronco spunta un germoglio che comincia a crescere velocemente, mentre quella grande comincia a perdere vigore, sembra che voglia avviarsi a morire, ma non Ë triste per questo, si nutre di meno, perchÈ una parte di nutrimento, la pi? consistente, la d‡ alla giovane piantina, líaiuta a crescere, líha fatta nascere lei.
La pianta vecchia, se gli uomini non fossimo cosÏ insensati da andarle a strappare quella giovane accanto, líaiuterebbe ancora per un poí, forse le darebbe anche dei consigli per farla vivere pi? serena, pi? felice, e poi morrebbe lei e sarebbe felice di farlo per lasciar vivere líaltra.î

I racconti sono caratterizzati dallíuso accentuato dei contrasti o dei gesti contraddittori:

ìLa moglie aveva un volto triste, pur se sorridente.î
ìQuel bambino che dopo la morte della moglie líaveva riconciliato con la vita.î
ìUna convulsione di riso e pianto gli scuoteva il petto.î
(Il commissario)î spense la sigaretta appena accesa e ne accese uníaltra.î

La lingua usata dai personaggi poco colti o quantomeno poco istruiti non Ë líidioma siciliano, sono rare difatti le espressioni dialettali, ma quella che i linguisti chiamano italiano regionale. Si tratta di uní espressione linguistica a met‡ strada tra il dialetto e líitaliano. Essa si basa sulla struttura dellíitaliano standard, ma con elementi lessicali e strutturali tratti dalle corrispondenti forme dialettali. Essa non va confusa con líitaliano popolare parlato dai ceti pi? bassi, cioË da coloro che, avendo per madrelingua il dialetto e poca familiarit‡ con la lingua italiana, cercano di esprimersi italianizzando, e dunque storpiando, la loro parlata in vernacolo:

ìSe lei non si secca ce la racconto.î
ìNon cíË pericolo che si offende nessuno.î
ìTutti gli amici ci (gli) dicevano che aveva ragione.î
ìCi disse ai due uomini.î


Prof. Salvatore Di Pietro
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