Nome | POESIE con eventuali Commenti | ||||||
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In POESIA con la PAROLA della settimana
a cura della Libreria Editrice Urso di Avola DALL'11 al 17 MARZO 2024 LA PAROLA DELLA SETTIMANA È "LUNA" LUNA di Carmela Di Rosa Una pallida luna ci guarda stasera si nasconde mentre nuvole nere le fanno da spalla. Ha occhioni profondi labbra sottili e quasi precipita fin sopra ai tetti poi si sente osservata e grida un lamento son troppo malata non voglio tormento ridatemi gioia voglio ancora cantare far festa, ballare custodire promesse di amanti, svelare e lasciare ammirare bellezze segrete del mondo voglio ancora e poi ancora con voi fare il mio girotondo. Per sapere di più: [www.libreriaeditriceurso.com] |
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STRANISSIMA LA TUA PRESENZA.
SILENZIOSA OSSERVATRICE DEL DESTINO IN MANO MIA, SENSAZIONE PRESENTE AD OGNI GESTO MAI IRRIVERENTE CON IL CORPO, PULITA SOBRIA SORRIDENTE FELICE. OMBRA. MI DAI FORZA. TU SERENA.....IO AL TUO FIANCO. |
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![]() Nel giorno della Memoria oggi forti tornano memorie al cuore e alla mente, piange il primo freme sì forte la seconda allor che il Male assoluto nel cieco Mondo con di questo l’assoluto silenzio forte forte terrore orrore morte seminava sappiam quanto. Risuonano ancor oggi i miei forti violenti passi per scacciar l’angoscia e la paura del momento come allora sul selciato largo e vuoto che alla vision inizia di una città spettrale di morte e di camini lungo le rive di un Danubio che pigro nella nebbia scorreva in una triste lontana giornata di Novembre dove spenta per non scorrer più la vita fu in modo atroce e vile di umane vite ah quante con il mio debol essere tramortito non atto il moto a varcarne la soglia tremendo quel suono secco delle scarpe mie tremendi quei gradini di salita ma nel pianto certo ero ben sicuro che povere Anime morte lì vicino leggendo il mio distrutto errante pensier benevoli a quel mio come irriverente impedimento facevan come ai miei passi struggente compagnia. Corre il pensiero ancora e forte ai milioni di bimbi mai cresciuti mai diventati grandi nella dolce oscurità che ne protegge la memoria sento scandire da voce amica e protettiva nomi cognomi nazioni anni che per tanti la decina è un vanto speranze deluse spente: oggi bambini miei non sono qui a Binasco ma ripercorro come quel giorno lì nel silenzio affranto quel tratto buio ma dolce a Voi amico son qui presente ecco nello Yad Vashem che voi ricorda e a ciascuno di Voi faccio oggi compagnia. |
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La principessa Rospicina
Una triste Principessa così cominciò la nonna alla nipotina raccontare: “Libellule azzurre danzan lì leggiadre dello stagno il limo si copre di ninfee cantano ranocchi e piccoli rospi in coro gran festa s’annuncia e dal vicin canneto sbirciano lì curiosi ochette e topolini lenta s’avanza una bianca di gardenia foglia mossa dal soffio di due cardellini barca regale e gonfio il petto tronfio lì troneggia e saluta il Grande Rospo Re a lui vicina Rospicina la figlia prediletta andrà tra poco sposa al Principe Ranocchio venuto da lontano dalla Palude Paludosa dove nonno Ranocchion Secondo è fiero Re e Imperatore che Rospicina attende qui e là saltando al ciglio dello stagno in testa quattro foglie di lattuga verde ma non un grande amore e un coronato sogno triste la sposa ad altro il cuor donato suo al cugino barone Rospicel riuscirà costui con del Gufo Saggio Grande e del suo già promesso aiuto rapendo Rospicina in volo le nozze vuoi a fondo o in fumo poi mandare?” Così sospesa nell’aria la risposta |
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BIANCHI FIOCCHI
Fiocchi, lenti scendono nel buio della notte e leggeri si posano sulla fredda terra e, in poco tempo, si veste la città d'un bianco manto soffice e casto. Incontaminato, sino all'alba regna nel silenzio del sonno per, poi, al sorgere della luce, perdere la sua verginità e magia. |
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BIANCHI FIOCCHI
Fiocchi, lenti scendono nel buio della notte e leggeri si posano sulla fredda terra e, in poco tempo, si veste la città d'un bianco manto soffice e casto. Incontaminato, sino all'alba regna nel silenzio del sonno per, poi, al sorgere della luce, perdere la sua verginità e magia. |
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Gli scherzi della vita!
Dal vertice alto di un triangolo rettangolo lungo un cateto di botto son disceso, troppi gli attriti e la frizione lungo la via dell’ipotenusa, e così sopra un cerchio strano mi sono ritrovato di cui non conoscendo il raggio e resa quindi nulla l’area dell’appoggio alla caduta sopra un trapezio anch’esso strano mi sono ritrovato. Una, due, mille volte non so quante sopra vi ho danzato come inebriato ed inebriato poi stanco ad una vicina sfera mi sono avvicinato, cercando incautamente di toccarla ma con lei rotolando sono ruzzolato fino al parcheggio dei solidi suoi parenti. Qui per farmi bello un cilindro mi sono messo in testa e un grosso toro al collo ho preso un parallelepipedo e sopra di lui due cubi per appoggio ed evitando con fatica i prismi e le punte dei coni lì vicini, con fatica sono giunto sopra la punta appuntita di una piramide per ritrovarmi infine e sempre, ancora sul vertice alto di quello stesso triangolo rettangolo. Dal vertice alto del triangolo… |
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IL CERCHIO
E poi venne il giorno e dopo seguì la sera incalzò quindi la notte quando sopraggiunse il sonno che diede spazio ai sogni che svanirono con l'arrivo delle prime luci del nuovo giorno... |