dalla PREFAZIONE
(…)Al nostro sguardo si offre un'Avola che non c'è più: il quieto centro siciliano degli anni Trenta, il cui tempo veniva scandito dalle campane delle varie chiese cittadine, di cui l'orecchio esperto riconosceva la precisa provenienza; un paese sereno, che viveva della sua agricoltura e del commercio delle mandorle, e delle sue antiche tradizioni, che negli anni Trenta si evolsero secondo la ventata patriottarda e retorica della moda politica imperante, con divise, canti, marce, manifestazioni militaresche in omaggio alla illusoria visione degli « otto milioni di baionette ».
I ricordi si colorano delle dolci tinte della giovinezza. I saggi ginnici, in cui si fondevano sport e arte; gli inni marziali; i libri scolastici esaltanti il regime imperante; le prime audizioni radiofoniche, con i bollettini della guerra combattuta in Etiopia nel 1935-36; le entusiastiche adunate al canto di « Faccetta nera» per ascoltare i vibranti discorsi del Capo del Fascismo, sono le tessere multicolori di questo ideale caleidoscopio che Giuseppe Pignatello agita dinanzi agli occhi intenti non solo di chi quei tempi visse, ma anche di coloro che vogliono scoprire come si vivesse allora.
Infatti, l'indagine socio-psicologica di Giuseppe Pignatello è veramente preziosa, da questo punto di vista, perché ci dà un preciso ragguaglio storico – dal di dentro – della società di allora: l'azione della Chiesa, della scuola, dell'unico partito politico allora ammesso, sono viste come un tutto unico, e chiaramente illustrate nella loro prassi quotidiana, tendente a formare « l'italiano nuovo» secondo la visione mussoliniana della vita. Ma nemmeno nella quieta Avola di allora mancavano le voci, caute ma ostinate, del dissenso, provenienti da preti antifascisti come don Bellofiore o da tetragoni professionisti come il dottor G. D'Agata Micale; ma erano veramente le voci di chi grida nel deserto, di fronte all'adesione popolare al regime imperante, adesione dovuta indubbiamente anche al fatto che, per la prima volta nella storia popolare d'Italia, il proletariato trovava gesti di comprensione reale e non soltanto parolaia da parte del governo in carica, con la creazione dello Stato corporativo e con la promulgazione della «Carta del lavoro», che dava ai braccianti e agli operai non soltanto una migliore sistemazione economica ed assistenziale, ma soprattutto una più decorosa considerazione sociale...
Santi Correnti
Altri volumi che potrebbero interessarti
  
|