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LIBRI ANCHE MOLTO RARI IN PRONTA CONSEGNA NELLA LIBRERIA EDITRICE URSO

Turi Golino
Polvere di stelle
In giro per gli anni d'oro della canzone italiana e del varietà
a cura di Sergio Barbero
Presentazione di Nilla Pizzi

1998, 8°, pagine 158, ill., € 15,00acquista

La musica e il ballo conobbero negli Anni Venti momenti di straordinario fulgore.
Il fox, che era nato nel decennio precedente, presentò le sue varianti: lo slow, l'esitation, lo shimmy e l'one step. Nei tabarin sarebbe esploso clamorosamente il charleston: Isa Bluette lo avrebbe lanciato con la canzone "Lola".
Furono anni folli per le donne, che scoprirono le tuniche corte al ginocchio con la vita bassa, i piccoli cappelli a cloche, le lunghe collane, le calze color carne e i capelli tagliati alla "maschietta".
Ma il fatto più importante fu la nascita dell'Eiar il 7 novembre 1925, un mezzo avveniristico, con ventisettemila abbonati che pagavano un canone di novanta lire.
Era un mondo che, per quanto riguarda lo sfarzo, accendeva la mia fantasia di ragazzo siciliano, costretto a vivere la cosiddetta "morte civile", emarginato fra le mura di paesi dove giornali, radio e cinema erano veicoli di informazione quasi sconosciuti. Basti dire che pensavo a Roma come a una città con le case ricoperte d'oro.
Avevo negli occhi e nella mente un'Italia assai lontana da Palazzolo Acreide, un piccolo comune siciliano fondato dai greci, dove sono nato nel 1920.
L'azzurra Sicilia Palazzolo Acreide è la punta di un triangolo formato da Siracusa e Noto, a circa trentacinque chilometri a nordest di Ragusa La chiamavano, all'epoca, la provincia "babba", stu. pida, poichè in quel triangolo non si era ancora inserita la mafia.
Palazzolo Acreide ha preso il posto dell'antica colonia siracusana d'Akrai, sui monti Iblei. Se passate da quelle parti, ancora oggi potete ammirare i resti d'Akrai, che comprendono un teatro greco, l'Agora (Foro) e delle latomie (case di pietra). Poco lontano si trovano i "Santoni", statue scolpite nella roccia. La zona verso Sud, oltre il Passo del Ladro, è molto ricca di piantagioni di olivi e mandorli, racchiusi fra muriccioli che scendono fino ad Avola, dove vengono prodotte le migliori mandorle da confetto richieste in tutto il mondo.
Avola, che evoca un clima dolcissimo, un cielo azzurro e una baia armoniosa, per me evoca soprattutto anni di miseria. Da non confondere con la povertà, perché la miseria è tutt'altra e ben più tragica condizione sociale. Durante la mia adolescenza, non ebbi mai il piacere di avere un giocattolo e, talvolta, nemmeno un pezzo di pane duro da mettere sotto i denti
Il mio povero papà, che aveva un avviato servizio di trasporti con le corriere trainate dai cavalli, a causa di una epidemia subì un disastroso crollo finanziario e così, con venti figli sulle spalle, iniziò per tutti noi una lotta durissima per la conquista del pane quotidiano. Papà aveva avuto nove figli dalla prima moglie e altri undici dalla seconda. Avrebbe meritato un premio da Mussolini, siccome andava dicendo che "il numero è potenza" e tentava di convincere gli italiani a fare più figli per la Patria. Papà, comunque, aveva anticipato di qualche anno i desideri del duce.
Ebbi il permesso dai miei di studiare musica finita la quinta elementare. Dapprincipio incontrai qualche resistenza, poiché volevano fare di me un falegname, ma alla fine riuscii a convincere mia madre ad accompagnarmi dal maestro Caracoglia, che mi insegnò i segreti degli "ottoni".
Ad Avola c'era un vero conservatorio musicale e il podestà, Corrado Santuccio, era un grande appassionato delle opere e della musica sinfonica, cosicché il Comune provvedeva all'insegnamento e, nel contempo, forniva anche gli strumenti. La Banda di Avola era celebre in tutta la Sicilia. Pensate, settanta elementi dotati di strumenti di qualità e di una cultura musicale decisamente superiore. Il conservatorio di Avola era una grande scuola.
Iniziai con la teoria, studiando il "Bona", il metodo di solfeggio.
In poco più di un mese divorai la prima parte, peraltro necessaria per ottenere uno strumento. Cosi, mi ritrovai tra le mani una "tromba sib". Una delusione. Già, perché dovete sapere che sognavo il pistoncino o flicornino, strumento in "mib", solista nelle bande musicali, che rispecchiava il ruolo del soprano nelle opere
Ad ogni modo, presi la mia tromba e proseguii lo studio a pieno ritmo, tant'è che dopo un anno entrai nella banda. Scalpitavo come un puledro ormai pronto per la grande corsa. La definizione di allievo cominciava a starmi stretta, fino al punto che, l'anno successivo, già pretendevo di fare il solista.
Il maestro Tarantino – un grande direttore di banda che mai potrò dimenticare – frenò sul nascere l'esuberanza dei miei verdissimi anni. "Sei piccolo – mi disse -, non devi forzare i polmoni." E poi aggiunse "Inoltre non sei ancora padrone della scena". Insomma, correvo troppo rispetto al ruolo musicale che lui pensava di affidarmi.
Seguii con la massima attenzione i suggerimenti del maestro e, finalmente, nell'estate del '33 riuscii ad avere un ruolo di primo piano nella Banda di Avola: mi affidarono niente di meno che la parte di Santuzzo nella Cavalleria rusticana! Fu un grande successo. Frammenti di sereno cominciavano ad attraversare il cielo della mia vita. Il lettore deve sapere che l'esibizione di una banda, alle feste dei paesi, aveva un riscontro pari ad un concerto rock d'oggidì.
Al termine di quell'esibizione, andai incontro a mia madre e, abbracciandola, le dissi: "E questo è appena l'inizio. Vedrai che cosa sarò capace di farei" Lei mi guardò smarrita, poi scosse il capo e sorrise.

Ero giovane e, fors'anche, un po' presuntuoso. Ero solo" 'u picciriddu" della Banda di Avola, un ragazzino che per essere visto sul palco era dovuto salire su di un piccolo sgabello Ero 'u picciriddu" alto un metro e mezzo, che attraverso la musica tentava di abbandonare la miseria e di scalare la montagna della vita.

Turi Golino

 

Turi Golino Polvere di stelle

 

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