Nicolò da Cusa (il Cusano) fu teologo e filosofo, amico degli umanisti italiani e umanista egli stesso, scienziato e dottore in giurisprudenza, laureato in «decreti» nell'Università di Padova. Uomo di chiesa, fu vescovo di Bressanone, cardinale, vicario del pontefice Pio II per la città di Roma negli ultimi suoi anni. Morì a Todi (1464) e fu sepolto a Roma: a San Pietro in Vincoli se ne conserva il monumento. Era nato a Cues (1401), villaggio di pescatori e vignaioli sulla Mosella, vicino a Treviri, una delle quattro capitali del tardo Impero romano che ne custodisce molte vestigia.
La Dotta ignoranza e le Congetture rappresentano il meglio della sua produzione filosofica, composte fra il 1440 e il 1445. Vi confluiscono, in una vasta sintesi, filosofia, teologia speculativa e spiritualità mistica, nuove ardite ipotesi cosmologiche e considerazioni congetturali ed empiriche sul mondo della natura vivente e sull'uomo. Ma il centro focale è rappresentato dall'interesse metodologico. Un «certo metodo di fare teologia», un «nuovo metodo di ricerca nell'ambito delle arti », quelle umane del trivio e quelle naturali del quadrivio: così egli stesso presenta, rispettivamente, la prima e la seconda opera.
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